Il piccolo Francesco, curato con omeopatia, muore a sette anni per encefalite
Si scoprono dettagli sconcertanti sulla vita del medico
Il medico che curava con omeopatia, rifiutando i farmaci credeva di poter guarire i pazienti imponendo le mani
Massimiliano Mecozzi, il medico che ha curato Francesco con omeopatia, è indagato insieme ai genitori del piccolo per omicidio. Francesco, dopo una malattia curata esclusivamente in maniera omeopatica su indicazione del medico, è deceduto a soli 7 anni la mattina del 27 maggio.
Bambino muore per un’otite
Francesco si ammala di otite, come a qualsiasi bambino può accadere. A Francesco però è stata tolta la possibilità di vivere a causa del rifiuto da parte del medico alla somministrazione di farmaci. La richiesta spasmodica di aiuto da parte dei genitori si è conclusa in ospedale, la mattina del 27 maggio. Per far comprendere la gravità della situazione, la mamma del piccolo ha inviato al medico un video, che lui ha immediatamente cancellato. Mecozzi ha indicato che, se la situazione fosse stata realmente grave, il bambino non avrebbe comunque dovuto prendere antibiotici o tachipirina se anche fosse stato ricoverato. Arrivato all’ospedale di Ancona il piccolo è entrato in coma per encefalite. Neanche un tentativo chirurgico ha cambiato la situazione. Francesco avrà sette anni per sempre.
Il medico faceva parte di una “setta”: credeva di poter guarire pazienti imponendo le mani
Si scoprono dettagli a dir poco sconcertanti sulla vita del medico che ha curato Francesco con l’omeopatia. Nel 2008, Mecozzi ha abbandonato la professione unendosi a un gruppo di preghiera. Nello stesso anno avrebbe dovuto trasferirsi a Lourdes, sperando di potersi salvare dall’Apoclisse, ma ciò non è poi avvenuto. Il Corriere della Sera definisce “setta” il gruppo di preghiera al quale ha aderito il medico. Il gruppo di Roveto Ardente è nato nella parrocchia di Bobbiate, vicino Varese. I suoi componenti credono che sia possibile guarire dal dolore e dalla malattia attraverso la preghiera e l’imposizione delle mani. La Repubblica rivela, inoltre, un altro dettaglio che lascia senza parole. Nel casolare a Rupe del Falco, dove Mecozzi vive con la famiglia, si celebrano matrimoni vestiti da “cavalieri del mondo di Camelot“, in omaggio a un’altra associazione legata alla Roveto Ardente.
Nel 2011, però, qualcosa si rompe. Mecozzi esce dal gruppo e li denuncia per truffa. Subito dopo dichiara che vi sia una riduzione in schiavitù. Tutte accuse sciolte dal giudice che ritiene che far parte del gruppo sia una scelta volontaria. Qualcosa dovrà essere successo se, da 150 Ave Maria al giorno come ha rivelato la sorella alla Digos, si passa ad accuse così gravi.
La situazione per il medico si complica sempre di più. Chissà cosa uscirà ancora fuori.