Le multinazionali della frutta in Costa Rica stanno demolendo case abitate da famiglie che si ritrovano ad essere sfrattate e, così, obbligate a lasciare le proprie abitazioni.
Sono le più celebri multinazionali della frutta in Costa Rica che stanno demolendo le case dei propri lavoratori portandoli a diventare veri e propri sfollati. I nomi sono quelli della nota Chiquita Brands, di Dole (Standard Fruit Company) e di Del Monte. Su tutte, i sindacati fanno gravare la stessa accusa, le persone vengono messe al secondo posto davanti alla possibilità di ampliare i propri mercati. Inoltre, a mettere in atto lo stesso trattamento, sono anche alcune aziende locali come Grupo Acón che ormai da tempo forniva alloggi ai dipendenti.
Solitamente le multinazionali frutticole in Costa Rica mettevano a disposizione dei lavoratori stanze singole o intere abitazioni, qualora il dipendente in questione avesse famiglia. Tuttavia, negli ultimi tre anni nessuno ha più potuto usufruire di questo beneficio. Al contrario, alle persone non restano altro che abitazioni demolite. Le aziende hanno promesso la riassunzione a coloro che avrebbero abbandonato spontaneamente la propria casa.
Lo sfratto è il frutto di un lungo processo durato tre anni. Inizialmente le aziende si sono limitate ad eliminare le manutenzioni delle case, lasciandole a sé stesse. Attualmente le multinazionali della frutta vogliono ampliare le proprie piantagioni e per farlo vogliono sfruttare i terreni su cui erano costruite le case dei dipendenti. Il benessere dei lavoratori non è più una priorità e anzi viene sacrificato senza troppi ripensamenti a favore dell’ampliamento delle piantagioni.
La fornitura di abitazioni ai lavoratori è regolata dal Codice del Lavoro e rientra nella “retribuzione in natura”. Per questo motivo le multinazionali non possono revocare tale beneficio, e di conseguenza persuadono i lavoratori a lasciare la propria dimora. Anche chi non ascolta le richieste avanzate dai propri superiori, alla fine cede davanti alla promessa di un’imminente demolizione.
Per trent’anni il beneficio della “retribuzione in natura” è stato in vigore, ora che è venuto meno i sindacati lo reclamano a gran voce. Al contempo, aumenta la preoccupazione per una strategia che incide fortemente sull’economia delle famiglie dei dipendenti. Numerose persone si trovano ad essere veri e propri sfollati, alcune di loro oltre alla casa hanno perso anche il lavoro.
Si tratta dell’ennesima dimostrazione che la possibilità di ottenere un maggiore profitto non risparmia nessuno. Davanti all’opportunità di arricchirsi non ci si ferma più a pensare a chi pagherà realmente il prezzo delle scelte delle multinazionali, già abbastanza potenti da poter decidere il destino della vita altrui. A rimetterci sono famiglie di lavoratori onesti che non hanno avuto una reale possibilità di scelta.