Quale miglior espressione può essere utilizzata per descrivere le nuove tendenze di Youtube, se non la celeberrima massima di Steve Jobs, “Stay hungry, stay foolish”?
Ebbene, i nuovi pionieri del web stanno dimostrando, letteralmente, di essere decisamente molto affamati, e non solo di popolarità! Se il mangiare, oltre ad essere strettamente legato alla sopravvivenza, è stato da sempre parte integrante della cultura umana e strumento di convivialità, nell’ultima decade gli amanti più audaci del cibo sono riusciti a renderlo una vera e propria miniera d’oro. Ma cosa c’è dietro l’incredibile successo del mukbang e delle altre food challenges?
Secondo gli studi della Chosun University di Gwangju, guardare un’altra persona mangiare può soddisfare il nostro desiderio di cibo. Una teoria molto particolare che pare aver spinto migliaia di youtubers a mangiare per, e con i propri spettatori. Questa particolare tendenza sudcoreana, chiamata mukbang, prende il nome dai verbi meokneun (mangiare) e bangsong (trasmettere) e si è diffusa fino alla West Coast degli USA nell’arco di un decennio. Ciò che sorprende di più è il suo adattamento alle differenti tradizioni culinarie e la costante evoluzione a seconda delle richieste del web. Per aumentare la soddisfazione del pubblico, si ricorre spesso anche alle stimolazioni uditive e visive tipiche dell’ASMR.
Dai “tradizionali” mukbang alle food challenges sulla scia di Man vs Food
A chi non è capitato di guardare almeno una puntata di Man vs Food? Il protagonista, Adam Richman, viaggiava da una costa all’altra degli “States” alla scoperta delle tradizioni culinarie, e di sfide culinarie extra-large. Ebbene, mentre le star coreane del mukbang del calibro di Eat with Boki (4,41 milioni di iscritti e più di un milione di visualizzazioni al giorno) o di Dorothy (quasi 3,9 milioni di iscritti) preferiscono un approccio, per così dire, più raffinato alle enormi quantità di cibo, in Europa e negli Usa gli youtubers hanno optato per vere e proprie sfide iper-caloriche!
La dimensione social di queste sfide
L’aspetto più interessante di questo nuovo fenomeno social è la possibilità di interagire con gli youtubers durante le dirette su Instagram o Twitch, oppure accedendo alle community di Facebook e Youtube. I followers, infatti, hanno la possibilità di proporre o addirittura inviare nuovi cibi ai propri beniamini per le loro prossime sfide. E’ questo il caso degli italiani Giovanni Fois (661.000 iscritti) e Thomas Hungry (283.000 iscritti), sui cui canali la passione, seppur smisurata, per il cibo è perfettamente controbilanciata da una routine sportiva e particolarmente rigida. Questo equilibrio permette loro di rimanere in forma nonostante le generose porzioni di ogni challenge.
Ma se in questi video è fortemente sconsigliato agli spettatori di replicare abbuffate da perfino 20.000 calorie, ben diverso è quando a cimentarsi in sfide simili sono persone con un salvavita di capacità ridotta. Si tratta di youtubers, perlopiù statunitensi, come Nikocado Avocado (quasi 2 milioni di iscritti) e Hungry Fatchick (181.000 iscritti) che, pur essendo a rischio a causa del peso, affrontano giornalmente challenges di questo tipo. Tuttavia, gli elementi più particolari dei loro canali sono video in cui un aumento esponenziale di peso viene celebrato con soddisfazione, ignorandone l’incredibile pericolosità.
Mukbang e food challenges possono anche essere diseducative?
Ebbene si, non bisogna trascurare l’impatto potenzialmente diseducativo che contenuti di questo tipo potrebbero avere sull’incredibile numero di spettatori di ogni età. Il rischio maggiore è che non rispettino un debole “don’t try this at home”. Seppure il primo approccio a video di questo tipo sia generalmente motivato dalla curiosità verso un campo ancora sconosciuto, ciò che colpisce maggiormente è la morbosità che impedisce al viewer di distogliere l’attenzione da un qualcosa che, pur disgustandolo in fondo, continua ad attirarlo. Come osservato dallo psicologo Alexander Skolnik, avendo la possibilità di interrompere il video in qualsiasi momento, il disgusto non è tale da inibire la curiosità, ma forse lo spettatore non è così al sicuro come sembra.
Alessandro Gargiulo