Chi è Muhammad Yunus, il banchiere dei poveri alla guida del Bangladesh

Il banchiere dei poveri

L’economista e premio Nobel per la Pace Muhammad Yunus, noto come “il banchiere dei poveri”, guiderà un governo provvisorio in Bangladesh dopo lo scioglimento del Parlamento avvenuto in seguito alle violenze che hanno scosso il Paese nell’ultimo periodo. Richiamato in patria dopo consultazioni tra il Presidente, l’esercito e il leader delle manifestazioni studentesche che hanno portato alla destituzione dell’ex prima ministra Sheikh Hasina, Yunus ha giurato oggi a Dacca come nuovo capo del governo ad interim.

 

La storia del banchiere dei poveri

Muhammad Yunus nasce nel 1940 a Chittagong, nel Bengala che allora faceva ancora parte dell’India e che nell’arco della sua vita diventerà prima Pakistan, con la partizione del 1947, e infine Bangladesh con la proclamazione di indipendenza del 1971. Laureato in economia, ha insegnato negli Stati Uniti prima di far ritorno al suo Paese come docente e direttore del dipartimento di economia dell’Università di Chittagong. La sua passione e fede nelle leggi economiche fu scossa quasi all’improvviso nel 1974, quando una grave carestia colpì il Bangladesh. La fame dilagava ovunque, gente sempre più scheletrica si aggirava per le strade e i morti aumentavano di giorno in giorno.

Turbato dal contrasto tra il fascino delle leggi economiche che insegnava ai suoi studenti e la cruda realtà di fronte alla quale sembrava impossibile fare qualcosa, decise di provare a toccare con mano la vita dei suoi connazionali più poveri ed emarginati. Il villaggio di Jobra, poco distante dall’università di Chittagong, divenne quello che lui stesso ha affermato “la sua università”: lì avrebbe cercato di capire come andavano davvero le cose in quella parte di società ignorata dal mondo accademico. Si rese conto che finora, infatti, le analisi economiche sulla povertà si erano concentrate sul perché certi Paesi fossero più poveri di altri, e non sul perché alcuni segmenti della popolazione si trovassero in situazioni così critiche.

L’idea del microcredito

Bussando a ogni porta del villaggio, Muhammad Yunus iniziò a farsi un’idea della miseria in cui versavano i suoi abitanti e a individuare quello che secondo lui era il fulcro del problema: mancavano i mezzi per portare avanti una propria attività. In assenza di questi mezzi, molti si ritrovavano costretti a contrarre debiti con usurai che a stento lasciavano loro il minimo per sopravvivere.

Una delle prima donne con cui riuscì a parlare fabbricava sgabelli di bambù per due centesimi di dollari al giorno, facendosi prestare quotidianamente i soldi per comprare il materiale dal commerciante a cui a fine giornata rivendeva il prodotto finito. Yunus si rese conto che a persone come lei sarebbe bastato un prestito irrisorio per mettersi in proprio e rompere questo legame di dipendenza così poco redditizio. Da lì ebbe inizio la scommessa della sua vita: prestare soldi a chi non ha nulla da offrire in garanzia.



Nasce la Grameen Bank

Muhammad Yunus analizzò dunque il comportamento delle banche tradizionali e provò a fare tutto il contrario, per esempio optando per un rimborso irrisorio giornaliero anziché in blocco alla scadenza. Così nel 1983 nasce la Grameen Bank, dove “grameen” può essere tradotto come “rurale, di villaggio”: il banchiere dei poveri ha tenuto a specificare infatti che la sua banca non vuole essere solo agricola ma più in generale rurale, perché in Bangladesh i diseredati senza terra, non i contadini, sono la parte più povera della popolazione.

La Grameen Bank non chiede alcuna garanzia ai propri clienti, ma li istruisce e monitora regolarmente.  I prestiti vengono elargiti in seguito alla costituzione di un gruppo, che permette ai suoi membri di aiutarsi a vicenda ma anche, in un certo senso, di controllarsi. L’intero sistema si fonda sul rapporto di fiducia tra banca e cliente, nato dal contatto diretto e costante. Al contrario delle banche convenzionali, i potenziali clienti non devono recarsi in banca, ma è questa che va loro incontro. I collaboratori di Yunus infatti sono spinti a lavorare in mezzo alla gente, nei villaggi più remoti, e non dietro la scrivania di un ufficio.

Ciò che ha stupito sin da subito è che la Grameen Bank ha percentuali di recupero nettamente superiori a quelle delle banche convenzionali del Paese. Oggi è presente in oltre 81.000 villaggi, conta più di dieci milioni di soci e ha ispirato diversi altri Paesi a intraprendere azioni simili. Il progetto di Yunus è stato uno di quei rari casi in cui un’idea nata in un Paese del cosiddetto Terzo Mondo è stata lodata e presa come modello in varie parti del mondo, portandolo a ricevere il Premio Nobel per la Pace nel 2006.

Il lavoro di Yunus continua ad essere riconosciuto e apprezzato dai suoi connazionali ancor oggi, come dimostra la scelta di richiamarlo in patria per dirigere questo governo ad interim con il compito di riportare la stabilità nel Paese in un momento così turbolento.

Clementina Udine

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