Gli Stati Uniti ammettono la loro responsabilità riguardo alla strage di civili causata dai bombardamenti su Mosul, in Iraq. La popolazione del Medio Oriente è la prima vittima degli scontri tra Isis e coalizioni internazionali.
Mosul, città irachena divenuta roccaforte dell’Isis nell’estate del 2014, si è trasformata in un cimitero di edifici distrutti e civili annientati. Tipico scenario delle guerre moderne, in cui i semplici cittadini sono le prime vittime, sia dei nemici che di coloro che arrivano in soccorso.
La coalizione Usa, nel tentativo di mettere in difficoltà lo Stato Islamico e liberare la città, ha abbattuto su Mosul una forza militare imponente: oltre 7 mila ordigni, a cui si aggiungono circa 600 bombe. Il tutto nel giro di poche settimane.
All’intervento americano si aggiungono i tentativi di difesa da parte dell’Isis. Questo non si fa alcuno scrupolo nella scelta dei mezzi per combattere e si serve anche di gas nervini. La popolazione locale si ritrova anche ad essere utilizzata come scudo umano per coprire la fuga.
In un’ottica in cui il nemico deve essere eliminato ad ogni costo, i danni collaterali tendono ad essere sottovalutati. Anche quando si tratta di civili: uomini, donne e bambini innocenti.
Amnesty International denuncia le scarse accortezze prese dalla coalizione che sta combattendo contro lo Stato Islamico a Mosul: i civili non sono sufficientemente tutelati.
“L’elevato numero di vittime civili lascia supporre che le forze della coalizione non abbiano preso precauzioni adeguate per evitarle, in evidente violazione del diritto internazionale umanitario“.
(Donatella Rivera – Amnesty International)
I raid sulla città irachena hanno sicuramente messo in difficoltà l’Isis, ma allo stesso tempo hanno prodotto una vera e propria carneficina tra i civili: nel solo attacco del 17 Marzo, sono morte oltre 150 persone.
La responsabilità di questo errore è ricaduta sugli Stati Uniti. Essi, benché reticenti, sembrano ammettere la sussistenza di un loro errore. Il colonnello Joseph Scrocca, portavoce della coalizione, afferma che sono già state avviate le indagini interne volte a far chiarezza sull’accaduto.
Intrappolati tra due fuochi spietati, i cittadini si Mosul sono prigionieri di una guerra che li sta distruggendo giorno per giorno.
“Tutti sanno che Daesh usa i civili come scudi umani. Allora, perché uccidere civili che non hanno fatto nulla di male? Dobbiamo pagare noi il prezzo dei crimini di Daesh. Non è giusto“.
(Muthar Dhannun)
Situazioni simili a Mosul si sono verificate, e continuano a verificarsi, anche in Afghanistan e in Siria. Nella guerra siriana le varie frangenti si combattono con estrema violenza, colpendo indiscriminatamente anche ospedali e scuole, causando centinaia di vittime tra i civili.
Nei sette mesi in cui la coalizione Scudo dell’Eufrate, guidata dai turchi, ha condotto le sue operazioni in Siria, sono morte oltre 200 persone, tra cui moltissimi bambini. Tale coalizione è appena stata dichiarata conclusa e “portata a termine con successo“.
Secondo il Times, i bombardamenti russi hanno ucciso più civili dell’Isis. Sono quasi 3.000 le morti causate dalle azioni militari del Cremlino a sostegno del governo di Assad.
Il 2016 è stato l’anno con il più alto numero di morti tra i civili in Afghanistan (da quando è iniziata la guerra nel 2001). Sono 3.498 i civili afghani rimasti uccisi, vittime dei combattimenti tra talebani e l’esercito di Kabul e tra lo stesso e l’Isis.
Radavoiu Stefania Ema