Mostra di scatti fotografici su Venezia di un architetto
La mostra espositiva Rivus Altus di Max Farina è a «The Others» (Torino, Lungo Dora Firenze, 87), la principale fiera italiana d’arte contemporanea sulla scoperta e sulla valorizzazione delle nuove risorse.
«The Others», promossa dall’omonima Associazione, ospita Rivus Altus, che si tratta di un progetto fotografico in fase di aggiornamento pensato per ricomporre una delle immagini più conosciute di Venezia: la vista dal celebre Ponte di Rialto.
Il problema è quello di rappresentare la città lagunare senza correre il rischio di imitare, di copiare le immagini dei più grandi esponenti della corrente pittorica del Vedutismo (nata proprio nella città), ovvero Canaletto e Francesco Guardi. Max Farina (milanese, nato nel 1974 e laureato in architettura) ha osservato tutti i tipi di cambiamento nel corso degli ultimi due anni, stando molto attento ai singoli frammenti che compongono il paesaggio e soffermandosi su di essi. Dunque il risultato non consiste in una sola immagine bensì in un insieme, in una pluralità di immagini, dove la vista viene variata, modificata quasi all’infinito.
Si tratta di scomporre e ricomporre, di allontanare e di avvicinare i frammenti di luce e di ombra da parte del fruitore per poter “inventare” il panorama a lui necessario.
Lo sguardo di Max Farina, frammentato in migliaia di pezzi, di immagini ed installato su delle pareti di grandi dimensioni, è un sistema che invita il visitatore ad avvicinarsi, coinvolgendolo in una dinamica relazionale. Ciò che l’artista mette in mostra, è l’insieme di tutto ciò che ha visto nel corso di innumerevoli ore trascorse sul Ponte di Rialto e che espone in un grande “WALL” costituito da 78 blocchi di 100 fotografie ciascuno, affissi alle pareti , i cui singoli fogli si strappano proprio come se fossero delle pagine di un calendario. Come se la collezione domandasse agli spettatori di poter essere scelta, portata a casa e conservata, secondo la pratica artistica relazionale il cui scopo ultimo è, appunto, l’incontro.
Francesco Demartini