Interessante mostra su Beirut. Terra di guerre, di diversità (culturali, religiose e di memoria). Città alla continua ricerca di identità ma anche di nuove prospettive. La capitale libanese, simbolo di mutamento e di una creatività artistica riconosciuta a livello internazionale, si trova al centro di una grande esposizione ospitata da 15 novembre 2017 al 20 maggio negli spazi del Maxxi (Museo nazionale delle arti del XXI secolo). Si trovano esposte cento opere dei più grandi artisti libanesi, che esprimono le varie sfumature della realtà della loro terra, involucrata da lungo tempo oramai da conflitti e da migrazioni.
Fonte:habeeb.com.
”Si tratta della terza tappa di un viaggio iniziato tre anni fa, un nuovo capitolo della serie dedicata al rapporto tra Europa e Medio Oriente”, afferma il presidente della Fondazione Maxxi Giovanna Melandri. Dopo Teheran e Istanbul, tocca a ‘Home Beirut. Sounding the Neighbors’, che, con le opere di 36 artisti, mette in luce una città che è testimonianza di resistenza, innovazione artistica e speranza. La selezione fatta dai curatori della mostra Hou Hanru e Giulia Ferracci fa mettere in chiaro una realtà dinamica. Una visione sviscerata tra passato e futuro, nella quale tutte quante le opere divengono l’espressione di una cultura inter-mediterranea in forte crescita.
Identità e appartenenza
”Home Beirut altro non è se non il prodotto di questa complessità”, ha spiegato Hou Hanru. Il curatore ha evidenziato il fatto che nella capitale stiano tornando molti degli emigranti pure ora che sicuramente non mancano i problemi. Infatti,i primi temi esplorati sono proprio quelli dell’identità e dell’appartenenza‘alla quale è dedicata la grande sezione con la quale inizia il percorso espositivo. In ‘Home for Memory’ si affronta il tema esistenziale, comune a molti artisti, del contrasto tra il ricordo del conflitto e la voglia di ricostituire una nuova società basata sulla civiltà. I modi di espressione sono specialmente fotografie e video, frutto di scoperte e di testimonianze.
Edifici dei cecchini resi arte
Ma nella mostra su Beirut, si possono trovare anche i lavori che costituiscono un ponte tra testimonianza e immaginazione. Questo il caso della serie realizzata da Vartan Avakian, con dei cristalli creati in maniera artificiale da polveri provenienti da un edificio usato dai cecchini durante la guerra. Da segnalare anche gli stupendi disegni di Laure Ghorayeb e Mazen Kerbaj, madre e figlio. Lei poetessa, giornalista e illustratrice, lui musicista e illustratore, che insieme hanno raccontato la guerra del 2006. La mostra continua con le riflessioni sulla migrazione e la ricca cultura cosmopolita di Beirut, testimoniata dalla doppia installazione di Joana Hadjithomas & Khalil Joreige o i video di Jalal Toufic sulle ricorrenze della religione islamica. “Beirut ha sempre prodotto bellezza“, ha detto Hou Hanru. A dimostrare ciò esistono i disegni del progetto ‘One Year’ di Mazen Kerbaj. Un disegno al giorno, un diario visivo che fa capire il tempo che trascorre. Ma anche il video ‘Entre les Ruines’ di Sirine Fattouh. Il filmato si ispira ad Alexandre Pauliketvitch, il quale, come se fosse in estasi, danza come l’Araba Fenice fra le rovine di un villaggio distrutto.
Francesco Demartini