Quest’anno alla 15° Mostra Internazionale di Architettura si parla del fronte. Il fronte delle guerre e dell’immigrazione. Il fronte delle periferie dove spesso è presente la povertà. Il fronte della legalità.
Reporting from the front è il leitmotiv che ha scelto l’architetto e curatore cileno Alejandro Aravena che, come ha riferito il Presidente della Biennale Paolo Baratta, si è rivelato anche un “bravo organizzatore di mostre”.
I sessantacinque Paesi che hanno partecipato alla Mostra hanno accolto il tema del fronte. Gli architetti utilizzando il loro linguaggio hanno provato ad affrontare la questione come se fossero dei reporter mandati ai diversi fronti del mondo. Quel Fronte che in questa Mostra è stato individuato come spazio geografico o legato a edifici, d’altronde l’architettura è lo strumento utilizzato per progettare spazi comuni e di confronto.
Gli architetti indossando le vesti dei reporter hanno cercato attraverso i loro progetti di creare consapevolezze comuni nei loro interlocutori su questo tema così delicato e molteplice. Aravena ha chiesto a loro di riflettere sui concetti di banalità e mediocrità, che includono problemi a noi estranei, come l’avere acqua corrente a casa, il riscaldamento o nientemeno che un tetto, problemi che possono diventare «vere piaghe capaci di generare rabbia sociale più ancora della povertà in se».
Concetti che hanno un chiaro destinatario: l’uomo occidentale. La maggior parte degli occidentali del XXI secolo, infatti, non ha mai né vissuto né sperimentato situazioni simili, ma come afferma lo stesso curatore sono «problemi da cui ognuno di noi può imparare, anche sulla base delle esperienze altrui». Questi architetti-reporter hanno presentato diversi progetti e punti di vista non per dare delle ricette, come ha riferito Baratta durante la conferenza stampa, ma per porre delle domande, per responsabilizzare, per creare urgenze e per informare.
Aravena, mentre formulava il tema della Mostra, aveva già individuati i suoi interlocutori oltre agli architetti. Aravena infatti insieme ai curatori dei diversi padiglioni hanno riflettuto su come comunicare le problematiche affrontate dai loro architetti anche ad altri tipi di visitatori: il decisore politico o economico e il cittadino. È stato così disegnato un percorso semplice e intuitivo per dare qualità alla visita e capacità di comprensione.
Aravena, insieme ai suoi collaboratori, ha creato delle nuove aspirazioni per i futuri architetti incoraggiandoli a non smettere di cercare, di creare e di sperimentare nuove soluzioni. Si rivolge ai vari decisori con la speranza che, alla fine della visita, questi si sentano ulteriormente responsabilizzati nel risolvere i problemi degli uomini che vivono o transitano “al fronte”. La Mostra dialoga con i cittadini con la speranza di dargli gli strumenti per comprendere meglio le problematiche legate agli spazi in cui vivono, perché un cittadino informato ha la capacità di sceglie con consapevolezza e pretendere le giuste risposte e azioni da parte dei tecnici e decisori.
Sessantacinque urgenze costelleranno Venezia dal 28 di maggio al 27 di novembre. Le curiosità, per chi andrà a visitare la Mostra, saranno molteplici, ma con un comune denominatore: provare a cambiare qualcosa nella coscienza collettiva, attraverso lo strumento Architettura.
Giulia Saya