DI Maurizio Martucci
La domanda è ancora sul forum: “Tempo fa ho tentato di parlare di Roberto Corbiletto, ma il moderatore interdì la questione e non volle che se ne parlasse. Non ho mai capito le paure, solo a pronunciare il nome si alzavano le orecchie! Ma di cosa hanno paura?” Mica sibillina, la risposta: “La sua ‘strana’ morte ed anche alcuni avvenimenti legati alle sue pratiche, circostanze non causali”.
Ne Il piccolo diavolo e Il mostro di Benigni, pur con Fellini e Monicelli, più che un attore da piazzare all’occorrenza a Cinecittà, il cinquantenne Roberto Corbiletto è stato un cultore di simbolismo esoterico, magia e tradizione millenaria, nel 1994 animatore del gruppo Mos Maiorum (latino, l’eredità dei padri), da cui l’omonima rivista sulla Via Romana agli Dei: “la vita terrena ha una partenza e un arrivo, ciò che si sciupa non torna” – scriveva Corbiletto negli editoriali ispirati al sovrasensibile – e c’è quindi la “necessità operativa di un contatto con l’Ente collettivo”. Amico del noto orientalista (ex SS Italia) Pio Filippani Ronconi e dell’evoliano Renato del Ponte (Arthos, co-fondò Movimento Tradizionale Romano), proprio il richiamo al metafisico contatto con l’Ente collettivo gettò nell’ombra la misteriosa morte dell’attore, ricordata da Domizia Lanzetta, già docente di religiosità greco-romana all’Accademia Tiberina: “Questo ha voluto Roberto, fino a quel giorno stranamente sacro a Vedjove, quando improvvisamente, inaspettatamente, stranamente è mancato. ’È come ricomporre le figure di un mosaico, del quale le tessere sono state divelte e mescolate’, diceva stringendo tra le dita una ennesima sigaretta. Era convinto che fosse necessario leggere e rileggere le fonti antiche per sintonizzarsi con il pensiero dei nostri antenati. Stigmatizzava il fatto che fosse consentito esaltare le tradizioni dei popoli più diversi e lontani, ma non la nostra. Perché questa, a differenza delle altre, preoccupa e intimorisce.”
Nella campagna di Bassano Romano, la notte del 7 Marzo 1999 Roberto Corbiletto morì infatti folgorato, colpito da un fulmine, lo slalom innaturale di una saetta entrata dalla finestra del suo casolare: chiuse l’esistenza in un mucchio di cenere, arso in una cremazione notturna, a cielo aperto. La cronaca finì su Televideo Rai e Corriere: “Fulmine, carbonizzato un attore. La casa ha bruciato per oltre sei ore. Non sono rimasti che due pugni di cenere che gli uomini della ‘mortuaria’ hanno portato via dentro un sacchetto di plastica”. E la cosa offrì a Massimo Introvigne (sociologo, Centro Studi sulle Nuove Religioni) lo spunto per liquidare l’evento come “episodio sul quale nell’ambiente esoterico non sono mancate interpretazioni fantasiose”. Ma c’è dell’altro.
Fantasie a parte, infatti in quei pochi anni di operatività per la riscoperta dell’ancestrale Pax Deorum, la cerchia spiritualista di Mos Maiorum consumò una scia di sangue: la morte di un suo giovane redattore, falciato in un beffardo incidente stradale. L’uccisione a mano armata (motivi slegati dalla rivista!) del locatario dell’ufficio di redazione al Prenestino. La morte di un simpatizzante appassionato speleologo, inghiottito dalla terra durante un’escursione. La morte per grave malattia della giovane sorella di un altro redattore. Solo un caso? Oppure indizi che, in fila indiana, formano prova ‘immateriale’ (invisibile a giudizi essoterici)?
Un’indiretta chiave di lettura la suggerisce Del Ponte. Ripercorrendo la storia dei seguaci del Gruppo di Ur-Krur (loro le riviste con neopitagorici, rosacrociani, ermetisti, reghiniani, kremmerziani e antroposofi dirette dall’esoterista Julius Evola del discusso libro Imperialismo Pagano, pubblicate alla fine degli anni Venti per influenzare in ottica anticristiana il Regime fascista prima del Concordato nei Patti Lateranensi: catturarono gli affondi pure del futuro Papa Paolo VI), lo studioso afferma: “Molti componenti del Gruppo dei Dioscuri (è cosa assai nota), se non perirono tragicamente, finirono in un vortice psichico”. Ai testi del Gruppo dei Dioscuri (usciti negli anni ’60 coi fascicoli di Ordine Nuovo di Clemente Graziani) dava infatti spazio proprio la rivista di Corbiletto che, in qualche misura, potrebbe aver avviato una costruzione ‘fluidica’, tipica delle cosiddette catene magiche esoteriche: un’inversione sul piano sottile dagli effetti devastanti. Parlando di ‘legge degli Enti’ e vasi comunicanti, di una ‘legge invisibile’ che avrebbe la stessa importanza della legge fisica dell’energia servendosi di scariche di rimbalzo, 70 anni prima di Mos Maiorum la stessa Ur scriveva su dottrine stoiche, epicuree e percorsi iniziatici: “Ciò che uno acquista, un altro deve perderlo. Per uno che avanza, uno – o più – che vanno indietro, in modo che il totale sia sempre una quantità fisica. Per ogni ascesa divina, una precipitazione demoniaca corrispondente”. Dov’è la ‘segreta’ verità? Pericolosi riti occulti s’anniderebbero sulle morti intorno ai tradizionalisti romani degli anni ‘90?
Come è morto Roberto Corbiletto?