Morto Wolfgang Abel, il killer seriale legato al neonazismo che sconvolse l’Italia negli anni ‘80

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Morto Wolfgang Abel, il killer neonazista che terrorizzò l’Italia con il complice Furlan tra il ‘77 e l’84. Con il nome “Ludwig”, firmarono alcuni tra i più terribili omicidi della storia recente.


Presso l’ospedale “Sacro Cuore Don Calabria” di Negrar, in provincia di Verona, è morto Wolfgang Abel, il famigerato killer seriale e membro del duo di assassini noto come Ludwig aveva 65 anni. La notizia del suo decesso è emersa solo ora, anche se risale a pochi giorni fa. Abel, di origini tedesche e nato nel 1959 a Monaco di Baviera, aveva trascorso gli ultimi due anni in coma a seguito di una caduta domestica avvenuta nel 2021, trauma dal quale non si era mai ripreso. Il suo nome rimane associato a una serie di crimini raccapriccianti, compiuti in collaborazione con Marco Furlan tra il 1977 e il 1984, che sconvolsero l’Italia settentrionale e la Baviera.

Gli omicidi sotto il segno di “Ludwig”: una serie di crimini brutali ispirati al neonazismo

Tra la fine degli anni ’70 e i primi anni ’80, Abel e Furlan colpirono ripetutamente con azioni violente e pianificate, firmandosi come “Ludwig”. Questa sigla, associata all’aquila imperiale simbolo del regime nazista, appariva in lettere di rivendicazione inviate a giornali locali e fu la traccia decisiva che permise alle autorità di collegare Abel e Furlan ai loro crimini. Con questa firma, i due uomini giustificavano le loro azioni come atti di “purificazione sociale”, prendendo di mira gruppi emarginati, tra cui tossicodipendenti, senzatetto, prostitute e omosessuali. La prima vittima fu Guerrino Spinelli, un uomo senza fissa dimora ucciso il 25 agosto 1977 a Verona: il corpo fu ritrovato carbonizzato in una Fiat 126, appiccato con delle molotov.

Gli omicidi continuarono negli anni successivi con una metodologia sempre più efferata. Il 19 dicembre 1978, il duo assassinò Luciano Stefanato, un cameriere omosessuale di Padova, accoltellato con oltre 30 fendenti. Gli inquirenti rilevarono la brutalità specifica di ogni omicidio, eseguito in modo tale da trasmettere un messaggio di odio estremo.

L’incendio del cinema Eros e il tentato massacro alla discoteca Melamara

Nel 1983, uno degli atti più devastanti e simbolici della scia di sangue firmata “Ludwig” fu l’attacco incendiario contro il cinema Eros di Milano, una sala hard considerata da Abel e Furlan un luogo “impuro”. Il 14 maggio, i due appiccarono il fuoco al cinema, causando la morte di sei persone e il ferimento di altre 32. La loro azione mirava a infliggere il maggior danno possibile, in un contesto chiuso e affollato, e divenne un simbolo del sadismo della coppia.

Il 4 marzo 1984, il duo tentò un nuovo attacco alla discoteca Melamara di Castiglione delle Stiviere, provincia di Mantova. Abel e Furlan cercarono di appiccare un incendio mentre all’interno della discoteca si trovavano circa 500 persone. Questo atto fu l’ultimo della loro carriera criminale, poiché furono fermati prima che potessero provocare un’altra strage. L’arresto fu seguito da un’indagine approfondita, che collegò definitivamente i due a una serie di delitti rimasti irrisolti fino a quel momento.

Processo e condanna: i dubbi e l’ombra di altri crimini irrisolti

Durante il processo, Abel e Furlan vennero giudicati colpevoli di almeno dieci omicidi, ma le autorità sospettavano che il numero reale delle loro vittime potesse essere maggiore. Condannati a pene severe, Abel scontò complessivamente 32 anni di detenzione tra carcere e arresti domiciliari. Dal 2009 venne trasferito ai domiciliari presso l’abitazione di famiglia in Valpolicella, dove rimase fino alla sua liberazione definitiva nel 2016. Nonostante le prove e le condanne, Abel non ha mai ammesso la sua colpevolezza, continuando a dichiararsi innocente anche durante la detenzione.

L’ultima fase della sua vita fu segnata da gravi problemi di salute. Nel settembre 2021, Abel entrò in coma a causa di un trauma cranico riportato in un incidente domestico, dal quale non si riprese mai. Il suo decesso, avvenuto nei giorni scorsi, segna la fine di un capitolo oscuro nella storia criminale italiana.

L’eredità di Ludwig: un’ombra di violenza ideologica

I crimini di Wolfgang Abel e Marco Furlan rimangono nella memoria collettiva italiana come simbolo di un’epoca di tensione e violenza. Gli omicidi firmati “Ludwig” richiamano un passato segnato da estremismi e ideologie di odio, rendendo la storia della coppia tristemente rilevante anche oggi. Abel e Furlan si ritagliarono un posto tra i più noti killer seriali d’Italia, lasciando un segno duraturo non solo per la brutalità delle loro azioni, ma anche per la componente ideologica di estrema destra che spinse i loro crimini.

L’inquietante caso di Ludwig continua a essere oggetto di analisi e studi, sia per comprendere le motivazioni profonde della violenza neonazista, sia per riflettere sui fallimenti e sulle risposte del sistema giuridico e della società. Abel e Furlan agirono in un periodo di instabilità e paura, usando il loro odio come arma contro gli individui più vulnerabili, e il loro caso rimane uno dei più studiati e ricordati nel contesto della criminologia italiana.

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