Morto Daniel Ellsberg, il leggendario whistleblower del Vietnam

Morto Daniel Ellsberg

Nel 1971, Daniel Ellsberg sconvolse il mondo intero pubblicando centinaia di documenti segreti riguardanti la guerra in Vietnam.
Dopo una vita dedicata alla giustizia e alla libertà, Ellsberg si è spento ieri sera, a 92 anni.

Ieri sera, circondato da amici e familiari, è morto Daniel Ellsberg, uno dei più grandi whistleblower della Storia.
Sono passati oltre 50 anni dalla pubblicazione dei Pentagon Papers che, negli anni ’70, sconvolsero gli USA e il mondo intero.
Ellsberg divenne, come lo definì Henry Kissinger, “l’uomo più pericoloso d’America. Per altri fu, e tutt’ora è, un simbolo di coraggio e rettitudine. Un esempio da seguire per tutti coloro che hanno a cuore la libertà d’informazione, la giustizia e la democrazia.

L’uomo più pericoloso d’America

Nel 1967, gli USA erano impantanati in uno dei conflitti più sanguinosi e controversi della Storia: la guerra in Vietnam.
L’allora segretario della difesa, Robert McNamara, ordinò un’indagine a gruppo di analisti, per capire dove stesse sbagliando l’esercito statunitense.
Tra questi analisti c’era lui, Daniel Ellsberg.

Il risultato dell’analisi era disastroso.
Ben quattro Presidenti, da Truman a Johnson, si erano lasciati coinvolgere in una campagna militare che, sin dall’inizio, si era mostrata insostenibile. Le possibilità di vittoria erano scarse, ma tutto ciò era rimasto nascosto al pubblico e allo stesso Congresso.
Nel 1969, completato il rapporto per McNamara, Ellsberg cominciò a fotocopiarlo con una vecchia Xerox. Ogni notte, pagina per pagina, fino a raccoglierle tutte e 7.000.

Ellsberg cercò di convincere il Congresso a rendere pubbliche quelle carte, ma tutti rifiutarono. Si rivolse allora alla stampa, in particolare al giornalista del NYT Neil Sheehan.
Ellsberg, i giornalisti, e alcuni avvocati scelti dall’editore si radunarono in una temporanea redazione all’interno di un hotel di New York, per studiare le carte e decidere come muoversi.

Infine, il 13 giugno del 1971, l’editore del NYT, Arthur Sulzberger, mise in prima pagina un pezzo dal titolo: “L’archivio del Vietnam: il Pentagono ricostruisce tre decenni di un coinvolgimento degli Stati Uniti sempre maggiore”
Quella pubblicazione cambiò la Storia con il nome: Pentagon Papers.

Ellsberg venne perseguitato dalla giustizia e accusato di violazione dell’Espionage Act. Il caso finì rapidamente di fronte alla Corte Suprema, la più alta autorità giudiziaria americana.




Ma la sentenza, del giudice Hugo Black, arrivò in fretta: «La stampa deve servire i governati, non i governanti».
Daniel Ellsberg aveva vinto.

Morto Daniel Ellsberg: una vita dedicata alla giustizia

Dopo la pubblicazione dei Pentagon Papers, Daniel Ellsberg non si è mai pentito di ciò che aveva fatto. Anzi, si è dedicato a sensibilizzare e istruire la popolazione sull’importanza della libertà d’informazione e della protezione dei diritti umani.

[…] Ho potuto trascorrere gli ultimi cinquant’anni con la mia famiglia, e con voi, miei amici.

Inoltre, sono stato in grado di dedicare quegli anni a fare tutto ciò che potevo pensare per allertare il mondo sui pericoli della guerra nucleare e degli interventi sbagliati: lobbying, conferenze, scrittura e unirmi agli altri in atti di protesta e resistenza non violenta.

Dal suo esempio discende una lunga lista di coraggiosi giornalisti e whistleblower, tra cui Chelsea Manning, Edward Snowden, John Kiriakou, Julian Assange, che Daniel Ellsberg ha sempre difeso e incoraggiato.
Pochi mesi fa, ha persino confessato di essere stato il “back-up segreto” di tutti i documenti di WikiLeaks, che teneva al sicuro prima della pubblicazione.

Sono felice di sapere che milioni di persone – compresi tutti quegli amici e compagni a cui rivolgo questo messaggio! – hanno la saggezza, la dedizione e il coraggio morale di portare avanti queste cause e di lavorare incessantemente per la sopravvivenza del nostro pianeta e delle sue creature.

Sono enormemente grato di aver avuto il privilegio di conoscere e lavorare con queste persone, passate e presenti

Anche dopo la diagnosi di un cancro incurabile, che gli avrebbe lasciato pochi mesi di vita, Ellsberg ha continuato a rilasciare interviste sul suo passato, sul futuro del mondo, e sull’importanza del suo lavoro.
Inoltre, ha dedicato tutte le sue ultime forze ad avvertire i media e la popolazione sul pericolo di una potenziale guerra nucleare, e ad appoggiare i movimenti pacifisti e anti-nucleari.

Lo scorso marzo, Ellsberg ha voluto pubblicare una lettera di addio dedicata ad amici e sostenitori.
Racconta di aver vissuto una vita meravigliosa, privilegiata e fortunata.
E lascia, a tutti i lettori, il compito di portare avanti la battaglia a cui ha dedicato tutti i suoi 92 anni.

È passato molto tempo – ma non troppo! – perché i cittadini del mondo possano finalmente sfidare e resistere alla cecità morale voluta dei loro leader passati e attuali. Continuerò, finché potrò, ad aiutare questi sforzi. C’è molto altro da dire sull’Ucraina e sulla politica nucleare, naturalmente, e mi sentirete finché sarò qui

Giulia Calvani

 

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