Ai morti in mare si teme di dover aggiungere il corpo di una bambina di 5 anni. Un dato è certo: mentre le Ong e il Governo si accusano a vicenda il Mar Mediterraneo si conferma cimitero dei migranti.
Il gommone su cui viaggiava la piccola da ieri mattina si trovava a largo della Libia, nell’indifferenza di chi non è intervenuto a prestare soccorso ai 90 esseri umani presenti nell’imbarcazione, tra questi una donna incinta e un bambino di 9 mesi. Uno dei 3800 che nei primi mesi del 2019 ha cercato di raggiungere l’Europa.
Questo è quanto si apprende da un post su Twitter lanciato all’alba da Allarm Phone, che precisava: “Il sole sta sorgendo nel Mediterraneo centrale ma ora possono vedere con chiarezza che nessuno è nelle vicinanze. Sono ancora abbandonati a mare e non c’è nessun soccorso in vista”.
Sempre dall’account è arrivata la richiesta dell’intervento della nave Cigala Fulgosi della Marina Militare. Il peggioramento delle condizioni meteorologiche ha spinto il sopraggiungere dei soccorsi in mattinata, non ancora terminati.
L’allarme di Allarm Phone
Allarm Phone, un call center gestito dalla ong Watchformed in contatto con i migranti in mare, ha monitorato e reso nota su Twitter la situazione dell’imbarcazione. Dal profilo ufficiale hanno tenuto a chiarire che la morte della bambina di cinque anni non ha ancora trovato conferma.
Aggiungendo poi che sperano che nessuno abbia perso la vita, in quando sarebbe “Un vero scandalo che 90 persone siano state lasciate a rischio per oltre 23 ore”.
There's lots of speculation about a tweet in which we passed on what the #migrants told us: that a 5-year-old girl died. We never confirmed this as fact & we hope it is not true. Nobody needs to have died for this to be a scandal where 90 ppl were left at risk for over 23 hours.
— @alarmphone (@alarm_phone) May 30, 2019
Morti in mare
I dati sui morti in mare sono imprecisi, al 20 maggio 2019 per Matteo Salvini erano soltanto due. Un dato che non trovava conferma in quelli rilasciati dall’Unhcr (402) e dall’Oim (307).
Una notevole discrasia che trova spiegazione nell’impossibilità di contare il numero di persone scomparse nel Mar Mediterraneo.
In mare aperto, lontano dalla sicurezza della “terra promessa”, scompaiono più gommoni di quelli che si possono contare, senza testimoni a dare la voce a chi non può più parlare.
Gli unici dati ci arrivano dai superstiti dei naufragi, gli unici in grado di comunicare quanti esseri umani erano presenti nell’imbarcazione.
Salvini contro le Ong
Il Ministro degli Interni Matteo Salvini ha ormai fatto di “Meno sbarchi, meno morti, meno dispersi nel Mediterraneo” il suo cavallo di battaglia. La politica dei porti chiusi, secondo il Ministro, starebbe quindi dando i suoi frutti.
Come si legge anche su Repubblica.it i dati in possesso delle agenzie di Onu, Oim e Unhcr sono ben diversi. Queste ultime da mesi sottolinano come la rotta dalla Libia sia diventata più pericolosa a causa della mancanza dei soccorsi. Stando ai dati da loro forniti muore una persona su cinque tra quelli che hanno tentanto la traversata.
Secondo quanto riportato dal portavoce di Oim Italia Flavio Di Giacomo “Meno partenze dalla Libia ma le morti nel Mediterraneo centrale nel 2019 (303) sono quasi uguali al 2018 (333)”. Sottolinea poi che ” Attraversare il Mar Mediterraneo è ora più pericoloso che mai e salvare vite in mare dovrebbe essere la priorità numero uno”.
Insomma, mentre l’Italia festeggia il diminuire degli sbarchi sul territorio nazionale il Mar Mediterraneo si conferma il cimitero dei migranti.
Emanuela Ceccarelli