Ancora morti nelle acque italiane. E anche stavolta si tratta di ragazzi giovanissimi. Le ultime vittime di un’estate da dimenticare sono due fratelli pakistani, di 16 e 17 anni, che vivevano con la famiglia ad Azzano San Paolo, nel bergamasco, e sono finiti sott’acqua mentre facevano un bagno nel Lago d’Iseo.
TUFFO FATALE
I due giovani avevano deciso, ieri pomeriggio, di fare una gita insieme al resto della famiglia, a Tavernola Bergamasca. Secondo la ricostruzione fatta dai Carabinieri, che indagano sull’accaduto, verso le 18 il diciassettenne (che a quanto si è appreso si trovava in Italia solo da pochi giorni) è entrato in acqua ma ben presto si è trovato in difficoltà, non riuscendo a tornare a riva. Il fratello più piccolo si è buttato per aiutarlo, ma anche lui ha avuto problemi a risalire. Inutile anche il tentativo di salvataggio del terzo fratello, di 19 anni, che a sua volta è stato soccorso da un altro bagnante che gli ha lanciato un salvagente per riportarlo a riva.
TRADITI DA UNA BUCA
Soltanto dopo circa 40 minuti i corpi dei due fratelli sono stati recuperati dai sub dei vigili del fuoco di Bergamo a circa tre metri di profondità e a quindici metri di distanza dalla riva. Subito le loro condizioni sono apparse gravissime. Entrambi sono stati portati in ospedale con l’elisoccorso: il diciassettenne al Papa Giovanni di Bergamo, il sedicenne agli Spedali Civili di Brescia. Ma è stato tutto inutile. Uno è morto a tarda sera, l’altro nel corso della notte. Nessuno dei due sapeva nuotare. A tradirli, sarebbe stata una buca presente a una decina di metri dalla riva. Non saranno eseguite autopsie. Il Pm ha già autorizzato la restituzione delle salme alla famiglia.
ECATOMBE SENZA FINE
Si allunga così la lista di vittime nei bacini italiani. Solo a Ferragosto erano morti due fratellini cinesi, di 11 e 14 anni, scagliati dalle onde contro una scogliera frangiflutti ad Ortona, sulla costa abruzzese. A Jesolo è stato invece ritrovato ieri il corpo di un ventitreenne di origine senegalese che il giorno prima si era lanciato dal pedalò e non era più riemerso.
DINO CARDARELLI