William Henry Harrison (1773-1841) fu il 9° presidente degli Stati Uniti, e il suo fu il più breve mandato della storia (la storia degli USA: il record assoluto di presidenza più breve spetta a Lascuráin Paredes, che ricoprì la carica di Presidente del Messico per ben 45 minuti!).
Harrison iniziò come militare, e pare fosse uno in gamba, però a 25 anni, quando s’era già fatto un certo nome, mollò l’esercito e si imbarcò in politica. Delegato per i territori del Nord-Ovest prima, poi senatore, ambasciatore in Colombia e alla fine la scalata alla Presidenza. La sua fu una campagna elettorale tutta aria fritta e niente ciccia, basata solo sulla sua personalità e sulle sue glorie. Esempio di populismo ante-litteram, si presentava come un uomo comune, che faceva politica solo per amore della Nazione mentre, se fosse stato per lui, avrebbe di gran lunga preferito starsene nella sua capanna di tronchi a bere sidro forte: “sit in log cabin drinking hard cider“, diceva. Però al tempo stesso veniva dipinto come il coraggioso eroe di tante vittorie contro gli indiani e rappresentava il virile uomo della frontiera, il rude pioniere delle selvagge e inospitali terre del West, abituato ai disagi e alla fatica, insomma, tanto per intenderci, il duro che non deve chiedere mai. Quanto al suo rivale, Martin Van Buren, veniva liquidato come un ‘mezzapippa’, una ‘fighetta’ che s’era fatto persino mettere una vasca da bagno alla Casa Bianca, figuriamoci!
Il messaggio fece presa e alla fine Harrison venne eletto. Peccato però che le sue glorie fossero ormai passate da mo’, che lui vivesse in Ohio non in una capanna di tronchi ma in una lussuosa residenza con tutte le comodità (vasca da bagno e acqua ben calda comprese), che la vita da pioniere fosse un pio ricordo (se mai c’era realmente stata) e che lui, ormai bene avviato verso i settanta, non fosse alla fin fine diventato nient’altro che un benestante pantofolaio (e anche un bel fesso, come ebbe a dimostrare in occasione del suo primo -e ultimo- discorso da presidente).
Il 4 marzo del 1841 ci fu la cerimonia di insediamento alla Casa Bianca. Era una giornata fredda, da battere i denti e le brocche, su Washington infuriava una bufera e la pioggia cadeva a dirotto, ma per rimanere fedele all’immagine che si era costruito, Harrison arrivò alla cerimonia non in carrozza coperta ma a cavallo, senza mantello addosso e a capo scoperto, così da far dire: questo sì che è un uomo con le palle. Non solo: per dimostrare di essere un uomo di pensiero oltre che d’azione, il fesso si era preparato un discorso molto lungo, un pistolotto che lesse per quasi due ore, sempre sotto l’acqua, sempre senza mantello, sempre senza cappello. Nelle stesse condizioni poi partecipò alla sfilata inaugurale per le strade della capitale. Risultato: un bel raffreddore che presto si trasformò in una polmonite fulminante e dopo un mese il rude e incallito uomo della frontiera andò a vedere l’erba crescere dalla parte delle radici.
Comunque, la più breve durata in carica nella storia degli USA non è il solo record della presidenza Harrison: fu anche il primo Presidente a morire durante il suo mandato e con la bellezza di 8.445 parole il suo fu il discorso d’insediamento più lungo -anche il più umido, mi permetto di aggiungere.
Remo Bodoer