Un incidente accorso prevenibile ed evitabile; né prevenuto, né evitato. Un fatto macabro da occultare. Una superficialità disumana che ha provocato ingiusto dolore. Così è contornabile la vicenda statunitense dello scorso luglio, durante la quale ha perso la vita il 50enne Joe Nathan James Jr. Nel caso, testimoniato da varie fonti, dell’esecuzione più lunga di sempre.
Non l’ha spuntata nella lotta giuridica, così Nathan James Jr. è stato condannato alla morte. A nulla sono valsi i disperati appelli dei familiari nei confronti del sistema. La sentenza di corte è stata riconfermata, e il 28 luglio 2022 si è “fatta giustizia” sull’uomo.
I retroscena dell’esecuzione più lunga di sempre
Il quotidiano USA The Atlantic ha riportato la sequela degli avvenimenti. La verità apparente: l’iniezione letale era prevista per le 18 del giorno predetto, ma è stata posticipata sino alle 21.04; l’uomo è stato poi dichiarato morto alle 21.27. Ritardi immotivati, stranezze inspiegabili, segni di apparenti problemi. In diversi hanno da subito creduto che quella dichiarata non potesse essere altro che una falsa verità, incompleta e illusoria, mancante di elementi omessi. Per questo qualcuno ha iniziato a indagare. Si è mossa l’Ong Reprieve che, finanziando un’autopsia e uno studio indipendente, ha permesso di manifestare il sottaciuto.
È stata così rivelata un’altra, profonda, verità: “Quella di Joe Nathan James Jr, è stata l’esecuzione più lunga di sempre”. I liquidi esiziali, non subito esiziali, hanno agito, si stima, per circa tre ore. Nathan James Jr ha patito per 180 minuti le pene della morte, senza morire.
I medici autoptici, osservando il cadavere “integro”, avevano formulato delle ipotesi, poi confermate dall’analisi della sezione:
Il team preposto all’operazione omicida “non era qualificato” e ha lavorato con “grossolana incompetenza”. “Le mani e i polsi sono stati bucati con aghi in ogni posto che si potesse piegare o flettere. Qualcosa di terribile è stato fatto a James mentre era legato a una barella dietro a porte chiuse” hanno dichiarato macabramente gli esperti. Reprieve ha condensato: ” James ha subito due esecuzioni: una procedura straziante a porte chiuse e poi una performance teatrale per i testimoni“.
Stati Uniti, patria della civiltà cinica
Il dolore un gioco, la morte una questione superficiale; l’induzione ai due, un diletto per dilettanti: le idee dei giustizianti e dei loro commissari. Un episodio pilotato da ciò che va oltre l’ingenua imprecisione, conclamante in sottovalutazione, noncuranza e insensibilità animalesche.
Chiunque abbia a che fare con la vita e la morte, il benessere o il malessere degli umani, deve essere specializzato. Deve essere un esperto; deve aver studiato, provato, accreditato.
Un promotore di vita, un medico, lavora per risanare il corpo e la mente del proprio paziente nel modo più efficiente possibile. Ugualmente dovrebbe agire un promotore di morte, un boia. Esso, per l’intento contrario dovrebbe profondere la stessa cura, conseguendo il compito con diligente conoscenza e non con negligente ignoranza.
Gabriele Nostro