Di fronte alla morte, al termine più assoluto che il tempo possa imporci, percepisco tutta la portata oscura dell’impotenza. L’incapacità totale di comprensione dei modi, dei momenti, delle persone cui improvvisamente spetta
Quando questa piomba repentina a strappare anime estremamente giovani, quella stessa inettitudine si fa enorme. Diviene immane, specialmente quando accade e basta. Lasciandoci privi di un colpevole cui assegnare responsabilità, senza appiglio che possa sorreggerci. Giulia e Alessia Pisanu avevano 15 e 17 anni, sono morte schiacciate da un treno nella stazione di Riccione. È stato un tragico incidente, non risulta alcun profilo di reato.
È accaduto e basta.
Eppure la ricerca di spiegazioni resta, nei molti osservatori esterni, spasmodica.
Anche quando non ve ne sono, anche quando trovarne significa ampliare il dolore intimo dell’altro. Cerchiamo e cerchiamo ancora fino a che, sulla soglia del banale, ci assestiamo per accettare e sostenere delle verità superficiali. Perché l’egoismo che accompagna la necessità di colmare la nostra sete di risposte, prevale sull’unica e reale comprensione di cui avremmo bisogno: a volte le cose accadono e basta, senza che esista alcun preciso responsabile.
La nefandezza degli eventi dovrebbe essere ulteriore spinta allo straziante silenzio che invece cede e con lui, bruscamente crolla il rispetto. Perché ogni accusa infondata non conosce riguardo per le vittime innocenti, né tantomeno per coloro che dalla ferita di quella perdita non hanno modo di guarire.
Forse a quell’età non dovevano essere sole lontane da casa alle 7 del mattino.
Forse a quell’età non dovevano essere ubriache (?).
Forse ai giovani di oggi è concessa un’eccessiva libertà.
Il potere insito nell’incertezza del dubbio esposto come giudizio supremo, è colossale. Tutte le infinite ipotesi e opinioni circolate nel web successivamente alla notizia e relative a essa, non sono unicamente fuori luogo, ma fuori ogni forma di comprensione. Alla fine del caos infatti, l’inadeguato e frenetico ricercare delle cause scatenanti, sostituisce l’iniziale e ancora plausibile se recondita,volontà di trovare concrete soluzioni, e il risultato è l’amplificazione di una lacerante assenza.
“Ma i genitori? Che mondo è questo?”
Questo è il tuono di una domanda riportata da diversi commenti online, in riferimento al fatto che Giulia e Alessia fossero fuori casa e sole.
Io, ora, con il corpo che diviene brivido, mi chiedo se l’implicita assunzione per cui, in qualche modo, queste morti siano state provocate, possegga del senso. Se lo sciacallaggio mediatico conosca la pietà.
Con certezza posso replicare che questo è il mondo per cui il mestiere più facile resterà in eterno, giudicare. Sentenziare sulla base del sommario. Il più difficile, essere genitori e poi d’un tratto, non poter esserlo più.
E con il tremore che è ora pianto, non voglio immaginare la distruzione che la morte di un figlio possa causare. Non voglio perché quel dolore oggi non mi appartiene, quel dolore è di chi più vicino era a Giulia e Alessia.
Certi eventi per quanto drammatici e inaccettabili, accadono e basta, tutto ciò che di solidale si possa fare, quando non è il ruolo che lo impone, è astenersi dal sentenziare.
Giorgia Zazzeroni