Morte delle api: Greenpeace ci ricorda i rischi per l’uomo

Morte delle api

Morte delle api: si tratta di un fenomeno sempre più diffuso,  se consideriamo che nel 2019 gli alveari si sono ridotti del 40%. Greenpeace, organizzazione non governativa per l’ambiente, sta rafforzando la propria campagna per la sensibilizzazione a questo argomento. Si chiede inoltre un contributo per approfondire la ricerca delle cause e delle soluzioni per bloccare il fenomeno. Perché preoccuparsi della scomparsa di questi pericolosi insetti pungenti? In realtà la vita dell’uomo e dell’intero ecosistema dipende da loro.

Morte delle api e carestie

Ebbene si: se le api morissero l’uomo dovrebbe fare i conti con carestie e malnutrizione. Un terzo del nostro cibo dipende dal processo di impollinazione compiuto dalle api. Se queste si estinguessero, scomparirebbero oltre 4.000 specie di vegetali di consumo comune. Portando un esempio: niente più melone, caffè, cioccolato, mele, limone, avocadozucca, pomodoro, cetriolo, anguria, miele o tè.
La Whole Foods Market, una grossa catena di supermercati presente in USA, Canada e Gran Bretagna, ha avviato una campagna a forte impatto emotivo. In questa vengono rappresentati i reparti di un supermercato che, in caso della scomparsa delle api, sarebbero vuoti. Gli scienziati stimano che questa potrebbe avvenire tra circa 100 anni.

http://https://youtu.be/aio9iKtkUxw




Cause all’origine dell’estinzione

Già Albert Einstein affermò quasi in modo apocalittico:

“Se le api sparissero, il genere umano si estinguerebbe in 4 anni”

La morte delle api causerebbe la distruzione dell’intero ecosistema, portando alla scomparsa di fiori e piante.  Senza la fotosintesi clorofilliana non ci sarebbe più ossigeno sulla terra.
La principale minaccia per gli insetti impollinatori è l’agricoltura industriale. Le monocolture intensive si caratterizzano per il massiccio uso di pesticidi e insetticidi come i neonicotinoidi, usati anche in Italia. Tra le concause  ci sono anche l’inquinamento e la crisi climatica.  Queste danneggiano la biodiversità e l’equilibrio dell’intero ecosistema. Anche stavolta la soluzione sarebbe da ricercare nella natura, adottando pratiche agricole e stili di vita sostenibili.

Elena Marullo

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