E’ trascorso un anno e quattro mesi dalla morte di Davide Astori. Sono ancora tanti i dubbi e gli interrogativi sulle cause del decesso dell’allora capitano della Fiorentina. Il calciatore fu trovato privo di vita in una stanza di albergo a Udine, il 4 marzo 2018, alla vigilia di una partita di campionato che avrebbe opposto i viola alla compagine friulana.
LA NUOVA INCHIESTA
Un nuovo filone di indagine sarebbe stato aperto nei giorni scorsi dalla Procura di Firenze. Il sospetto del pm Antonino Nastasi, è che Astori non sarebbe stato sottoposto, durante le visite per ottenere l’idoneità sportiva, nell’estate del 2017, ad un particolare esame, lo “strain”, che avrebbe potuto rilevare anomalie cardiache.
IL FALSO CERTIFICATO
L’ex direttore del centro di medicina sportiva dell’ospedale di Careggi, Giorgio Galanti, avrebbe infatti prodotto un falso certificato medico, retrodatato al 10 luglio 2017. Secondo la procura risalirebbe in realtà allo scorso mese di aprile, ovvero oltre un anno dopo la morte del calciatore. Galanti, già accusato di omicidio colposo insieme a Francesco Stagno, direttore sanitario dell’istituto di medicina dello sport di Cagliari, è stato così nuovamente iscritto nel registro degli indagati. A compilare materialmente il certificato incriminato sarebbe stata tuttavia una ex collaboratrice del dottor Galanti, che ha ricevuto un invito a comparire dalla Procura del capoluogo toscano.
LA MANCATA DIAGNOSI
Secondo il filone principale dell’inchiesta, la causa della morte di Davide Astori sarebbe stata una patologia cardiaca non diagnosticata, che avrebbe impedito il proseguimento della carriera agonistica. In particolare, dalla perizia del professor Domenico Corrado, dell’Università di Padova, incaricato dalla Procura di Firenze di seguire il caso, è emerso come gli esami di idoneità sportiva sostenuti da Astori prima a Cagliari e poi in Toscana avrebbero fatto emergere delle anomalie che necessitavano di controlli più approfonditi. Questi ulteriori esami non sono mai stati svolti, e ciò ha impedito che venisse scoperta in tempo la cardiopatia aritmogena di cui soffriva il calciatore.