Francesco Stagno non ha alcuna responsabilità nella morte di Davide Astori. La procura di Firenze ha archiviato l’accusa di omicidio colposo nei confronti del medico che era a capo dell’istituto di medicina dello sport di Cagliari negli anni compresi tra il 2008 e il 2014. In quel periodo il calciatore ha vestito la maglia della formazione sarda.
REFERTO FIRMATO DA UN ALTRO
Si tratta di una novità significativa nelle indagini che da due anni stanno cercando di fare luce sul decesso dell’allora capitano della Fiorentina. Il suo corpo venne rinvenuto, la mattina del 4 marzo 2018, in una camera di hotel a Udine dove alloggiava con il resto della squadra prima di una partita contro l’undici friulano.
Angela Fantechi, gip del tribunale di Firenze, ha deciso di archiviare la posizione del dottor Stagno perché se è vero che fu lui a prescrivere al calciatore l’esame da sforzo che avrebbe potuto rivelare eventuali anomalie cardiache, è altrettanto evidente che in realtà fu un altro medico a firmare poi il referto.
I DUBBI RESTANO
Con l’uscita di scena di Francesco Stagno dal caso Astori, sul banco degli imputati c’è un altro medico, Giorgio Galanti, ex direttore del centro di medicina dello sport di Careggi. Sarebbe stato lui a rilasciare ad Astori i certificati di idoneità sportiva nel 2016 e nel 2017. Nei suoi confronti è in corso il processo con rito abbreviato.
Resta ancora senza risposta il principale interrogativo: i problemi al cuore si potevano scoprire, in modo da fermare Astori prima che fosse troppo tardi? A causarne la morte, nella notte tra il 3 e il 4 marzo di due anni fa, sarebbe stata una cardiomiopatia aritmogena biventricolare. Una patologia grave, che probabilmente lo avrebbe costretto a chiudere la carriera. Ma nessuno effettuò i necessari controlli che avrebbero permesso di diagnosticarla.
E per tentare di fare ulteriore chiarezza, il gup del tribunale di Firenze, Angelo Antonio Pezzuti, ha disposto una nuova perizia. A eseguirla saranno un cardiologo e un medico legale, entrambi di Torino. L’esito verrà discusso il prossimo 1 ottobre.
DINO CARDARELLI