Mortalità giovanile: quali sono le causa principali?
La mortalità giovanile (dai 25 ai 44 anni) è ancora elevata. Seppur tra il 2000 e il 2016, in tutto il mondo, i tassi grezzi di mortalità per suicidio sono diminuiti del 16% negli uomini e del 20% nelle donne, come riportato dall’ Istituto Superiore di Sanità (ISS), restano ancora da mitigarne le cause.
Ciò è dovuta in parte ai suicidi, alle malattie epatiche correlate all’alcool e all’ overdose di droga. Si pensi infine agli incidenti automobilistici. Nel solo 2012, questi ultimi hanno rappresentano la principale causa di morte tra 15 e 24 anni (un terzo dei 1.321 decessi nei ragazzi, un quarto dei 464 decessi nelle ragazze).
Quindi, come mitigare il numero di queste morti?
Lo studio, eseguito da Timothy D. Wilson dell’Università della Virginia, rileva che un intervento completo sull’infanzia (Fast Track), progettato per ridurre i problemi di condotta nei bambini a rischio, riduce anche la probabilità di esibire comportamenti nell’adolescenza e nella giovane età adulta che precedono queste morti. Tra esse, l’ideazione suicidaria e il consumo pericoloso di alcol e l’uso di oppioidi in giovani adulti.
I miglioramenti apportati agendo sulle abilità interpersonali, intrapersonali e accademiche dei bambini della scuola elementare e media mediano parzialmente sui comportamenti di disperazione degli adolescenti e dei giovani adulti con un forte percorso indiretto attraverso l’acquisizione precoce di abilità interpersonali.
Affrontare i fattori di rischio
Quanto presente nello studio è quindi una promettente area di ricerca scientifica. Questo esamina gli interventi progettati per affrontare i fattori di rischio che aumentano la probabilità di mortalità giovanile per via dei comportamenti che le precedono. Non a caso, secondo alcuni autori, queste sono anche definibili come “morti della disperazione”.
Cosa ha esaminato lo studio?
Questo studio esamina se un intervento nell’infanzia possa avere effetti positivi persistenti, riducendo i comportamenti dell’adolescente e del giovane adulto (25 anni) che precedono queste morti.
Queste analisi testano l’impatto e i meccanismi d’azione del Fast Track, un intervento completo sull’infanzia progettato per ridurre l’aggressività e la delinquenza negli asili a rischio.
Si trova che l’assegnazione casuale a FT riduce significativamente la probabilità di esibire qualsiasi comportamento di disperazione nell’adolescenza e nella giovane età adulta. Inoltre, l’intervento riduce la probabilità di ideazione suicidaria e di consumo pericoloso di oppioidi nell’adolescenza e nella giovane età adulta.
Su quali aree intervenire per ridurre la mortalità giovanile in aumento
Ulteriori analisi indicano che i miglioramenti di FT nelle abilità interpersonali dei bambini (per esempio, comportamento pro-sociale, accettazione dell’autorità), intrapersonali (per esempio, riconoscimento e regolazione emotiva, risoluzione di problemi sociali) e abilità accademiche nella scuola elementare e media mediano parzialmente l’effetto dell’intervento in adolescenti e giovani nei comportamenti presenti poi da adulti: disperazione e autodistruzione.
I miglioramenti di FT alle capacità interpersonali emergono come il percorso indiretto più forte per ridurre questi comportamenti dannosi. Questo studio fornisce la prova che gli interventi sull’infanzia progettati per migliorare queste abilità possono ridurre i comportamenti associati alla mortalità prematura.
Conclusioni
Appare quindi necessaria una politica sanitaria che sia volta alla prevenzione di morti premature da comportamenti errati, acquisiti in tenera età. In un Paese che abbia come fine la salute pubblica, interventi finalizzati alla valutazione dello stato emotivo dei fanciulli si rendono quindi necessari.
Si pensi alle condizioni emotive in cui riversano i giovani adulti nella pandemia da Covid-19. Lo Stato ha l’obbligo di prevenire la possibilità che questi possano andare incontro a depressione, quindi a intenti suicidari. Non a caso “la pandemia sta provocando un incremento considerevole del disagio psichico”, secondo Claudio Mencacci, presidente della Società italiana di neuropsicofarmacologia (SINPF).
In quella che potrebbe essere la “nuova normalità”, la gestione della salute pubblica da parte dei governi nazionali diventa quindi sempre più prioritaria. Ad esempio, attraverso il potenziamento di politiche di supporto dedicate a queste fasce d’età.
Agostino Fernicola