Un grasso per ridurre la mortalità da influenza

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Più o meno tutti sappiamo che l’influenza, la vera influenza non uno dei tanti malanni invernali, non è un virus da prendere sottogamba, a parte lo spauracchio dell’emergere di varianti particolarmente virulente (se negli ultimi anni l’aviaria ha fatto tanta paura è perché il pensiero corre alla strage provocata dall’influenza spagnola che tra il 1918 e il 1919 fece tra i 50 e i 100 milioni di vittime, dunque più della seconda guerra mondiale e probabilmente più dei conflitti mondiali messi assieme)  ogni anno l’influenza miete vittime specie tra le categorie più deboli (anziani, bambini, malati). Quello che molti non sanno è che una buona parte della mortalità da influenza è provocata da una iperattività del nostro sistema immunitario che nell’attaccare il virus provoca anche danni collaterali al tessuto dei polmoni. Arriva notizia dalla McGill University di Montreal che un team di loro ricercatori ha sviluppato un trattamento contro l’influenza A (ribattezzata A/H1N1 dopo la pandemia di aviaria nel 2009) che tratta proprio questo aspetto, la ricerca è uscita su Nature microbiology.
Il team che vede come primo autore della ricerca il dr. Erwan Pernet che sta espletando il suo postdottorato nel laboratorio di microbiologia diretto dal dr. Maziar Divangahi ha individuato un nuovo ruolo nei polmoni per il  mediatore lipidico chiamato  Leukotriene B4 che si è dimostrato capace di limitare i suddetti danni ai tessuti ed aumentare la sopravvivenza dei soggetti.



La scoperta promette di avere ripercussioni terapeutiche nel prossimo futuro e Pernet sottolinea che il virus di per se non è l’unica minaccia, riuscire a modulare la risposta del sistema immunitario bilanciando risposta al virus per ostacolare la replicazione virale e protezione dell’organismo dai danni collaterali provocati da un sistema immunitario iperattivo è di vitale (nel senso letterale della parola stavolta) importanza.
L’OMS stima che ogni anno la mortalità da influenza costi tra le 290.000 e le 650.000 vittime, perlopiù decessi legati ai danni collaterali al sistema respiratorio che come abbiamo visto non vengono direttamente dal virus, ma dalla risposta infiammatoria del sistema immunitario dell’ospite. Chi sono i responsabili? Delle cellule del sistema immunitario chiamate macrofagi monociti-derivati infiammatori (IMM), l’accumulo di queste cellule nel luogo dell’infezione è fondamentale per attaccare e stoppare la replicazione del virus ma un loro incontrollato accumulo è anche responsabile di danni ai tessuti. Questi ricercatori da tempo cercavano un modo attraverso i lipidi per eradicare in fretta il virus (e dunque far durare meno l’infiammazione) o proteggere i tessuti dai danni collaterali, ora hanno scoperto che un tipo di macrofagi presente nei polmoni è in grado di produrre l’LTB che riduce i danni provocati ai tessuti da altri macrofagi.

Roberto Todini

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