Morgan Freeman è nato il primo giugno del 1937 a Memphis, in Tennessee.
Ultimo di quattro fratelli, ha umili origini: suo padre era un barbiere e la madre faceva la donna delle pulizie.
E’ un volto ormai familiare per diverse generazioni, una presenza nel cast di un film che ci rassicura, con quel viso sornione che ci mette a nostro agio.
Nella sua carriera, cominciata al cinema con qualche comparsata sporadica tra i ’60 e i ’70, ha interpretato alcuni personaggi memorabili e si è distinto con qualche ruolo davvero singolare. A partire dal 2005, anno di Batman Begins, è entrato a far parte del cast del cavaliere oscuro di Nolan. Nel 1998, prima di Obama nella realtà, è stato il presidente degli Stati Uniti di colore nel film catastrofico Deep Impact. Per la sua impressionante somiglianza ha interpretato Nelson Mandela in Invictus di Clint Eastwood nel 2009 (che gli è valsa la sua quinta nomination ai premi Oscar) ed ha raffigurato persino l’immagine del Divino nella commedia di successo con Jim Carrey Una settimana da Dio (2003).
Ma partiamo dal principio: dopo essere stato diretto da alcuni registi di fama (tra cui Peter Yates, Arthur Hiller e Paul Newman) l’attore si fa notare ricevendo una candidatura all’Oscar per il film del 1987 Street Smart di Jerry Schatzberg (Lo spaventapasseri). Freeman ha già compiuto 50 anni ma da quel momento si apre per lui la porta di accesso alla notorietà, che non tarda ad arrivare: alla notte degli Oscar del 1990 è il protagonista maschile (candidato nuovamente al premio) del miglior film dell’anno, A spasso con Daisy, nel quale interpreta l’autista dell’anziana ebrea che ha il volto di Jessica Tandy (premiata per il suo ruolo). Quella stessa notte è nel cast di un altro film che riceve tre premi (tra cui il miglior attore non protagonista Denzel Washington), Glory – Uomini di gloria, ambientato durante la guerra di secessione. Nonostante ciò il suo volto non arriva al grande pubblico prima del 1991, anno in cui interpreta Azeem in Robin Hood – Principe dei Ladri, con Kevin Coster e Sean Connery.
Un’altra grande occasione arriva da Clint Eastwood che lo sceglie per il suo celebre western crepuscolare Gli spietati, altro film che trionferà agli Oscar del 1993 e creerà un piccolo sodalizio tra attore e regista. Successivamente, nel ’94 e nel ’95, arrivano due titoli e due interpretazioni che consacrano Morgan Freeman a star di Hollywood: Le ali della libertà di Frank Darabont (per il quale sarà candidato all’Oscar per la terza volta) e Seven di David Fincher, accanto a un Brad Pitt sulla cresta dell’onda. Il ruolo di mentore, di saggia “spalla” del protagonista, diventa così una costante in diversi suoi film, al punto che il viso segnato ma delicato dell’attore si trasforma quasi in un archetipo cinematografico. A quasi 60 anni, dopo questi due grandi successi e per merito di una recitazione intensa e introspettiva, la sua faccia non si dimentica più. Seven è da subito un cult movie ma è impossibile scordare il personaggio di Red, fedele compagno di carcere di Tim Robbins, in uno dei suoi film più amati, tratto dal racconto di Stephen King The Shawshank redemption. Morgan Freeman impersonerà questo tipo di ruolo come co-protagonista in diversi action e thriller con meno successo e con un clamoroso flop ( Pioggia infernale del 1998 con Christian Slater).
Dopo essere stato diretto anche dal Re Mida di Hollywood Steven Spielberg (Amistad, 1997) trova un altro grande successo commerciale interpretando l’onnipotente nel già citato Una settimana da Dio, per poi l’anno dopo (2004) arrivare finalmente all’Oscar come miglior attore non protagonista grazie ancora a Clint Eastwood; il film è Million Dollar Baby, che riceve in totale 4 statuette. Sempre il fedele Clint regalerà al collega la sua quinta candidatura con il film Invictus, ambientato durante la coppa del mondo di rugby del 1995, un paio di anni dopo il Nobel per la pace del “quasi sosia” Mandela.
Quando Christopher Nolan, con il ruolo di Lucius Fox, lo trasforma in un braccio destro del supereroe Batman (la trilogia va dal 2005 al 2012) Morgan Freeman ha la possibilità di abbracciare un’altra generazione di fans oltre a quella guadagnata a metà degli anni ‘90. Nella sua carriera ha lavorato con moltissime altre star: Robert Redford, Dustin Hoffman, Kevin Spacey, Tom Hanks, Bruce Willis, Donald Sutherland, Diane Keaton, Scarlett Johansson, Johnny Depp, Tom Cruise, Keanu Reeves, Matt Damon, Ben Affleck, Christopher Walken. Ha inoltre prestato la sua voce per documentari (La marcia dei Pinguini) e film d’animazione (The Lego movie).
Nonostante questa veloce e tardiva carriera la vita gli riserva altre grandi sorprese e soddisfazioni. Solamente superati i 70 anni si ritroverà accanto due vere leggende di Hollywood: reciterà infatti con Jack Nicholson nel 2007 in Non è mai troppo tardi e con Robert De Niro nel 2013 in Last Vegas, insieme ai più “giovani” colleghi Kevin Kline (classe ’47) e Michael Douglas (‘44). Sulla scia di queste ultime due pellicole sulla terza età, possiamo vederlo in questi giorni nelle sale italiane con Insospettabili sospetti, in cui divide la scena con due ultra-ottantenni: Michael Caine e Alan Arkin.
Auguriamo al grande Morgan Freeman una carriera ancora lunga e prolifica (lo scorso anno ha girato tre film , tra cui il remake di Ben-Hur) concludendo con una curiosità che forse non tutti sanno: è stato interprete negli ultimi anni di due interessanti produzioni televisive. La prima è una serie in corso dal 2010, Morgan Freeman Science Show, nel quale l’attore si interroga sui misteri dell’universo, parlando di buchi neri (il titolo originale è Through the wormhole), viaggi nel tempo e la possibilità di forme di vita extraterrestri. Il secondo titolo, un documentario dello scorso anno di National Geographic, è niente meno che The story of God with Morgan Freeman..!
Dario Magnolo