La mordacchia, detta anche briglia delle comare (Scold’s bridle) è uno dei tanti strumenti di tortura rinascimentali. La sua diffusione fu largamente possibile grazie all’Inquisizione, soprattutto in Scozia e Germania. La mordacchia riuscì anche ad arrivare oltreoceano infatti, a discapito degli schiavi d’America, nel XVIII secolo veniva utilizzata nelle piantagioni per torturare i poveri malcapitati.
Mordacchia, strumento di tortura
L’oggetto era realizzato solitamente in ferro e assomiglia, se lo si vuole paragonare a qualcosa, ad una museruola. Questa veniva chiusa dietro alla testa e bloccata per impedire che qualunque suono potesse uscire dalla bocca della torturata (o raramente del torturato). Ma ovviamente non era una semplice museruola. La mordacchia possedeva una piastra, munita o di un uncino o di una punta di ferro, che veniva inserita all’interno della bocca. Questa premeva a fondo sulla lingua provocando gravissime ferite. Ogni piccolo movimento della lingua poteva essere fatale per l’incolumità del muscolo. Le donne sottoposte alla tortura non potevano parlare ne mangiare fuorchè il sangue che sgorgava dalla ferita.
Punizione corporale e oltre
Secondo i punitori la mordacchia non era sufficiente per espiare al massimo le colpe della chiacchierona. Solitamente chi veniva sottoposto a questa terribile tortura veniva anche umiliato pubblicamente. Alcune venivano portate in giro per il paese dal marito con un guinzaglio e chi le incontrava era libero di insultarle e picchiarle.
Mordacchia, non solo per il pettagolezzo
È risaputo quanto fosse facile cadere nelle mani dell’Inquisizione e dei torturatori, bastava che la persona giusta accusasse un’altra di un reato “imperdonabile” che il processo veniva aperto in un baleno. Allo stesso tempo, era anche molto complicato difendersi, di conseguenza se venivi accusato, anche ingiustamente, era più facile soffrire e morire che sopravvivere. Finire sotto i ferri in questo modo, quindi, durante il Rinascimento (e non solo) era praticamente all’ordine del giorno.
La mordacchia, in questo caso, non serviva soltanto a punire i pettegolezzi. Veniva infatti utilizzata anche per punire le calunnie, per chi metteva in discussione l’autorità del proprio marito, per chi parlava con altre persone dei maltrattamenti subiti dallo stesso e per chi risultava molesta o ribelle. La mordacchia veniva inoltre indossata a coloro che venivano condotti al patibolo perchè evitassero di disturbare con grida e parole provocatorie. Questo orribile destino era però riservato soltanto alle donne di ceto basso. Le dame e le donne nobili avevano il permesso di spettagolare e calunniare chi volevano.
L’inizio e la fine del suo utilizzo
Una delle prime donne che fu sottoposta alla mordacchia fu una certa Bessie Tailiefeir nel 1567. La mordacchia fu largamente utilizzata in Scozia, in Inghilterra, in Galles fino a giungere in Germania. È curioso sottolineare che ogni luogo donava alla mordacchia il proprio “design”, in Germania infatti, aggiunsero una campanella che aiutava ad attirare l’attenzione nei confronti della vittima.
Questo terribile strumento di tortura fu utilizzato fino al 1856 in Europa, mentre nel Nuovo Mondo, che arrivò grazie alle colonie britanniche, fu utilizzato per tutto il XVIII secolo. Alla mordacchia si pensa che fu sottoposto anche il grande filosofo Giordano Bruno che fu condannato a morte dall’Inquisizione per eresia. Lo stesso fu condotto al patibolo presso il Campo de’ Fiori, nudo e con la bocca serrata da una mordacchia costituita da due lunghi aculei, uno per bucargli la lingua e l’altro per spaccargli il palato.
Anche se le torture sembrano ormai pratiche lontane e frutto di storie del passato, purtroppo ancora oggi sull’uomo si pratica la tortura.
Rebecca Romano