Moratti, vaccino e PIL: nuovo incarico, vecchia Letizia. Perché le parole della neo assessore al welfare non dovrebbero stupirci

Moratti vaccino

Letizia Moratti: vaccino anti covid distribuito alle regioni in base al PIL. Lo ha affermato lunedì sera e ha provato a correggersi successivamente dopo le polemiche che si sono scatenate. Ma c’è anche un audio che smentisce la sua retromarcia.

Usare il PIL come criterio per la distribuzione dei vaccini anti covid. La proposta dell’assessore al welfare della Lombardia, Letizia Moratti, ha scatenato subito polemiche. Certo, non lo ha indicato come criterio unico per la scelta. La proposta da inviare al commissario straordinario per l’emergenza Arcuri, comprende altri aspetti di quello che dovrebbe essere il piano secondo la Moratti: vaccino distribuito in base alla mobilità regionale, alla densità abitativa, all’incidenza e alla mortalità. E in base al PIL.

Una dichiarazione che ha scatenato prontamente reazioni decise e spesso indignate. Lo stesso Ministro della Salute Speranza, senza citare direttamente la Moratti, ha twittato:




Eppure, chi conosce la storia politica della sostituta di Gallera, non dovrebbe essere un’affermazione così sorprendente. Parole – e proposte e azioni – spesso sopra le righe quelle della Moratti: vaccino, condono, moschee, accuse agli avversari politici. Lady Letizia non è nuova ad affermazioni forti. Peraltro, sempre in linea con quelle che ha dimostrato essere le sue linee guida in politica.

Da dove arriva Letizia Moratti

Letizia Moratti è stata lontano quel che basta dalla politica perché – in un paese dalla memoria corta – possa presentarsi come immacolata, o quasi, sulla nuova poltrona di assessore. Ma la sua carriera politica parte da molto lontano ed è stata costellata da accuse e controversie.

1994: Presidente RAI

Sono gli anni del Berlusconi I quando Letizia Maria Bricchetto Arnaboldi in Moratti viene nominata presidente della Rai. Precedentemente si era dedicata all’imprenditoria, fondando una società di brokeraggio assicurativo con i fondi del marito, Gian Marco Moratti. Con lui, fra l’altro, condivide l’appoggio alla comunità di San Patrignano, tornata agli onori delle cronache e delle controversie dopo l’uscita del documentario su Netflix.

Ma allora i servizi di streaming ancora non esistevano e il mondo della televisione italiana era un duopolio RAI-Berlusconi. Tra proposte di riforma – che sembravano tutelare più il mercato delle reti Fininvest che pensare al bene delle reti nazionali – nomine e licenziamenti, fu una gestione piuttosto conflittuale quella della Moratti. L’allora consigliere RAI Franco Cardini affermò che sotto la sua guida si era creato un “clima irrespirabile”.

2001: Ministro dell’Istruzione

Sotto i governi Berlusconi II e Berlusconi III Letizia Moratti venne nominata Ministro dell’Istruzione. Durante il suo mandato realizzò una legge di riforma del sistema scolastico che suscitò parecchie critiche. Il suo merito più grande fu, probabilmente, quello di unire sotto la bandiera della protesta alunni e docenti.

La riforma fu osteggiata da buona parte del mondo della scuola e dalla coalizione di centro-sinistra. Una volta vinte le elezioni nel 2006, il governo Prodi cancellò la legge Moratti, sostituendola con una nuova riforma.

2006: Sindaco di Milano

Altro giro, altra poltrona. La Moratti si candida a sindaco di Milano con la Casa delle Libertà, la coalizione di centro destra. Il marito si diede da fare per finanziare la campagna elettorale di Letizia. Una donazione di 6 milioni di euro. Se quei soldi li avesse in mano oggi per la regione Lombardia, cosa ne farebbe l’assessore Moratti: vaccino anti covid per tutti a prescindere dal PIL? Certo, non sarebbe la stessa cosa. I vaccini si pagano e non si detraggono dalle tasse, mentre la donazione politica fruttò al coniuge di Letizia un super sconto: 50 volte di più di una donazione ad una onlus.

Come inizio, non male. Ma il meglio doveva ancora arrivare. Erano gli anni della grandeur berlusconiana, di cui la Moratti era fedele scudiera. Tanti proclami, qualche progetto promettente presto accantonato, alcuni successi. E una comunicazione spesso roboante. Dietro a tutto questo, un giro di affari e di interessi privati che riempie le cronache giudiziarie del suo mandato.

D’altra parte la prima e più importante militanza politica della Moratti è stata quella in CL, come l’allora presidente della Regione Formigoni (attualmente ai domiciliari per corruzione). Erano, ancora, gli anni in cui il potere imprenditoriale e mediatico del mondo berlusconiano si fondeva in un matrimonio controverso e riuscitissimo, con gli interessi di Comunione e Liberazione. Una proiezione politica dell’allora in voga Family Day, in pratica.

I guai con i tribunali

Una decina di dirigenti licenziati senza valido motivo; cinquantaquattro incarichi a consulenti esterni, spesso non qualificati. Un illecito amministrativo materiale per il quale la Moratti è stata condannata dalla Corte dei Conti a risarcire il Comune di Milano.

“Nessuna casa popolare sarà mai data ai rom” dichiarava convintamente l’allora sindaco di Milano. In effetti andò proprio così. Fino a quando il tribunale non ha accolto il ricorso degli esclusi, affermando che sulla decisione dell’amministrazione comunale ha agito “l’origine etnica dei rom”. Un’ordinanza del tribunale ribaltò la decisione ispirata da motivi prettamente razziali.

E ancora: il PGT (Piano di Governo del Territorio) varato dalla giunta Moratti, di fatto condonò l’immobile acquistato dal figlio; anche se sottoposto a vincolo di destinazione industriale, Moratti Junior trasformò l’edificio in una villa di lusso ispirata alla dimora di Bruce Wayne. Le cronache di quei giorni la ribattezzarono villa Batman.

Ultima in classifica per presenze alle votazioni del Consiglio Comunale (circa il 5%), si può dire che all’epoca il PIL fosse un’indicatore (personale e sociale) che già stava particolarmente a cuore alla signora Moratti: vaccino, casa popolare o regolamento territoriale, poco importa quello che deve amministrare.

La sconfitta alle elezioni, tra errori e gaffe

L’epopea di Letizia si concluse alle elezioni successive. Accreditata di un discreto vantaggio da parte dei sondaggi, subì la rimonta di Pisapia. 48% contro 41% al primo turno, la Moratti venne sonoramente sconfitta al ballottaggio con un distacco di 10 punti percentuale. Nonostante una campagna elettorale aggressiva, in cui arrivò ad accusare il candidato del centro sinistra di essere stato in gioventù un ladro di auto…omettendo di citare il fatto che Pisapia venne poi assolto da quell’accusa.

Fu un errore del suo staff poco attento? Può darsi, visto che, sempre durante quella campagna elettorale, la candidata uscente venne sommersa da critiche e satira per una risposta su twitter. Il tema, ricorrente e infuocato, era quello delle moschee. Alla domanda “Cosa ne pensate della moschea abusiva in via Puppa, nel quartiere di Sucate?” lo staff rispose seriamente; ribadendo uno dei mantra di quei giorni: “nessuna tolleranza per le moschee abusive”! La satira fu virale. E forse dovrebbe stupire che la Moratti sia arrivata comunque al ballottaggio in quella tornata elettorale…

2021: assessore al Welfare della Regione Lombardia

Passata all’opposizione in Consiglio Comunale, la Moratti dichiarò: “resterò cinque anni…per spirito di servizio alla città e ai milanesi che mi hanno eletto”. Durò meno di un anno: a fine gennaio 2012 rassegnò le dimissioni.

Così, per dieci anni, si è tenuta lontana dalla politica. Un tempo abbastanza lungo da permetterle di lasciarsi alle spalle la sua controversa carriera politica. Nel frattempo ha ricoperto la carica di Presidente del Consiglio di Gestione di UBI Banca. Fino a qualche giorno fa, quando Fontana l’ha chiamata per sostituire il dimissionario Gallera, travolto dalle sue gaffe e dalle critiche per la gestione dell’emergenza e della campagna vaccinale.

Si è presentata bene, Letizia Moratti: vaccino anti covid distribuito in base al PIL. Quindi la smentita, la spiegazione classica: non intendevo quello che hanno riportato i giornali. Eppure c’è un audio che riporta le sue dichiarazioni. Giudicate voi.

La domanda che possiamo farci a questo punto è: conoscendo il suo passato politico, dovremmo stupirci?

Simone Sciutteri

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