A seguito dell’acquisizione dell’Inter da parte del Suning Group, ripercorriamo l’avventura nerazzurra dell’ex presidente Massimo Moratti
La storia ci insegna che in un ventennio si può fare tanto: andare avanti o indietro, costruire come distruggere. Massimo Moratti in 21 anni all’Inter ha fatto entrambe le cose, senza mai risparmiarsi, mostrando una passione sincera ereditata dal padre Angelo (presidente dal 1955 al ’68).
A seguito dell’acquisizione da parte del Suning Group, gigante cinese dell’elettrodomestico, del 68,55% delle quote societarie interiste, Moratti esce di scena, abbandonando tutte le sue quote e lasciando definitivamente quella che per più di vent’anni è stata la sua casa.
L’avventura da presidente di Massimo Moratti inizia nel 1995. La sua proprietà si caratterizza fin da subito per i grandissimi investimenti economici, non sempre controbilanciati da altrettanti successi sul campo.
Il suo primo acquisto da presidente farà la storia dell’Inter: si chiama Javier Zanetti, giocatore straordinario, macinatore di record, vera e propria bandiera nerazzurra, nonché unico giocatore ad accompagnarlo per tutti gli anni della sua presidenza.
L’ambizione del neo-presidente si palesa due anni dopo, nel 1997, con l’acquisto dispendiosissimo (48 miliardi di lire) di uno dei più importanti giocatori della storia del calcio: Ronaldo. Il fenomeno brasiliano fu l’artefice della vittoria del primo trofeo dell’era Moratti (la Coppa Uefa 1997-1998), vinse una coppa del mondo (Corea del Sud/Giappone 2002) e due palloni d’oro, prima di essere ceduto al Real Madrid nel 2002.
L’ultima apparizione di Ronaldo con la maglia dell’Inter avviene in Lazio-Inter del 5 maggio 2002, uno dei momenti più bassi della presidenza di Moratti: l’Inter perde 4-2, regalando agli odiati rivali della Juventus uno scudetto che sembrava già nelle mani dei nerazzurri.
La parentesi più brillante, invece, si apre nel 2006, con lo scudetto assegnato a tavolino dopo i fatti di Calciopoli. Il lustro che segue è caratterizzato da una inarrestabile serie di vittorie, prima con Roberto Mancini in panchina, poi con José Mourinho, che ha il suo apice nel triplete della stagione 2009-2010, il momento calcistico più alto non solo dell’Inter Morattiana, ma anche di tutta la storia della società calcistica fondata nel 1908.
La squadra nerazzurra, ottenuto questo grande successo, fallisce nel ricambio generazionale e si allontana pian piano dal calcio che conta. Massimo Moratti nel 2013, ormai sfibrato da centinaia di milioni spesi nel corso degli anni e appagato dagli ultimi, straordinari successi, decide di fare un passo indietro lasciando la maggioranza delle quote societarie e la carica di presidente a Eric Thohir.
L’imprenditore indonesiano, però, non ha la passione del suo predecessore e dopo solo tre anni accetta l’offerta della società cinese Suning Group, cedendo loro la maggioranza dell’Inter, ma mantenendo (si crede solo provvisoriamente) la carica di presidente.
Con questo ultimo accordo, il passo indietro di Massimo Moratti si fa definitivo. Dopo 21 anni finisce una storia d’amore difficile ed appassionata, che ha visto tantissimi momenti alti e altrettanti bassi. L’Inter è destinata ad un futuro cinese dai contorni ancora incerti, ma ciò che resta è la figura di un presidente che più di tutti ha investito e creduto nella maglia dai colori del cielo e della notte. Un presidente che ha speso tanto, sbagliato tanto ma che, alla fine dei conti, ha fatto semplicemente quello che chiede il suo celebre inno: amala! Pazza Inter, amala!.