Monza- Quando eravamo piccoli ci dicevano di stare attenti a chi incontravamo per strada. Una regola senz’altro sempre valida, ma oggi come oggi, c’è anche da temere per quello che accade dentro le nostre case. All’interno. In quello che dovrebbe essere il luogo per noi più sicuro.
Ultimo episodio risale al ritrovamento di ieri, sabato 10 febbraio 2018, dei cadaveri di due donne, madre e figlia, a Ornago, in provincia di Monza. Paolo Villa, di 75 anni, è stato al momento fermato e accusato per l’omicidio della sorella 85enne e della di lei figlia 55enne. Amalia e Marinella, questi i loro nomi, sono state rinvenute senza vita nell’appartamento che dividevano proprio con il loro presunto assassino.
Dinamiche da chiarire
Le dinamiche del ritrovamento partono da un malore del 75enne che ieri si trovava al bar vicino a casa. Essendo stato ricoverato, alcuni conoscenti sono andati ad avvisare le due donne del malore e del ricovero. Ma una volta giunti nei pressi dell’appartamento sono stati avvolti da un odore molto forte e poiché nessuno rispondeva ne apriva la porta si sono decisi ad avvisare le forze dell’ordine: da qui la macabra scoperta.
I sospetti sono caduti subito su Paolo Villa, anche perché i corpi delle due donne si trovavano già in avanzato stato di decomposizione. Perché l’uomo non ha avvisato nessuno della loro morte se si fosse trattato di una disgrazia o di cause naturali? Molto è ancora da chiarire. Gli investigatori non hanno trovato ancora alcuna arma del delitto, ma stanno concentrando la loro attenzione su un calorifero dove sarebbero state evidenziate delle tracce di sangue. Non sembrerebbe, dai primi rilievi, che si sia trattato di morte violenta. Per questo tutte le ipotesi sono ancora al vaglio degli inquirenti e la scientifica è all’opera nell’appartamento. Il presunto omicida è ancora ricoverato presso l’ospedale di Vimercate e non ha ancora rilasciato la sua versione dei fatti.
La violenza in casa
Questo è solo l’ultimo di una serie di episodi di morte, degrado o segregazione giunti alla cronaca. Uno per tutti ricordiamo quello di Paola Manchisi, segregata per 15 anni e trovata morta in casa, solo qualche mese fa a Polignano a Mare. Per non parlare di tutti gli episodi di violenze domestiche che, fortunatamente, non sempre conducono alla morte. Cosa sta accadendo dentro le nostre case? Quello che dovrebbe essere il luogo sicuro, del riposo e degli affetti si trasforma, sempre più spesso, in una prigione, fisica o emotiva, teatro di orrori e di maltrattamenti.
Marta Migliardi