Più comunemente chiamata “malattia del bacio”, la mononucleosi si classifica come una delle forme virali più problematica e non ancora curabile con l’uso di farmaci.
La Mononucleosi, se pur non pericolosa, desta preoccupazione a chi la contrae a causa del suo alto grado di contagio nei primi giorni di malattia. La contrazione di essa è più comune nella fascia di età che va dai 15 ai 35 anni.
La maggior parte delle persone colpite non accusa segni di infezione, ma sviluppano autonomamente anticorpi. Questo significa che la malattia del bacio non dà segnali specifici della sua esistenza, di fatto nella maggior parte dei casi, la malattia procede senza particolari sintomi e soprattutto si risolve senza troppe complicanze; non sono rari i casi di persone che scoprono dopo anni e per caso di aver già contratto il virus, lo si sospetta con la sua riattivazione che provoca stanchezza psico-fisica generale, senza la comparsa di disturbi gravi.
Ma cos’è realmente la Mononucleosi?
E’ una malattia contagiosa che colpisce l’organismo in seguito alla trasmissione di un virus chiamato Epstein-Barr (EBV), nel campo scientifico noto come Human herpesvirus 4.
L’EBV fu isolato nel 1964 da Anthony Epstein e Yvonne Barr. I due virologi inglesi avevano ricevuto dall’Uganda colture di cellule prelevate da pazienti africani affetti da un particolare linfoma che colpiva le zone malariche sub-sahariane. Dennis Burkitt, nel 1958 aveva individuato e descritto questa malattia e ne aveva analizzato le caratteristiche . Analizzando le cellule al microscopio elettronico, Epstein e Barr scoprirono la presenza di questo nuovo herpesvirus che in loro onore, lo chiamarono proprio con il loro cognome.
Il contagio avviene entrando in contatto con una persona affetta da mononucleosi, abbiamo grosse probabilità di ammalarci di questa patologia, ma non è scontato che ciò avvenga direttamente, si può essere contagiati anche indirettamente, attraverso la condivisione di oggetti come bicchieri e posate.
Quali sono i sintomi?
Nella maggior parte dei casi la malattia è asintomatica; ciò significa che la maggior parte delle persone che sono state colpite dal virus, spesso non ne sono a conoscenza e rimangono all’oscuro del fatto di aver contratto il virus responsabile della mononucleosi per lungo tempo; qualora il soggetto colpito sia geneticamente di sistema immunitario debole o in uno stato di debilitazione i sintomi della mononucleosi sono piuttosto evidenti, ovvero ghiandole del collo particolarmente gonfie (linfoadenopatia), febbre, ingrossamento della milza (splenomegalia), faringite, ed in molti casi anche mal di gola, emicrania, sudorazioni notturne intense, stanchezza frequente, e perdita di peso. In altre parole spesso il quadro clinico di una persona infetta è molto simile a quello di una sindrome influenzale. Anche per questo motivo diagnosticarla è complesso sia per i medici che per i pazienti.
Le complicanze, rare, tenere in considerazione sono la rottura della milza (può portare alla morte), infezione batterica faringo-tonsillare ed Encefalite.
Per diagnosticare la contrazione del virus basta spiegare i sintomi al medico di base che per averne certezza prescriverà analisi del sangue e all’occorrenza una ecografia per valutare l’ingrossamento dei linfonodi di collo e ascelle.
Come si cura?
Riposarsi è la cosa più importante da fare per combattere la mononucleosi. Generalmente una settimana o dieci giorni da trascorrere sotto le coperte sono senza dubbio la cura più efficace, perché l’assoluto riposo permette la guarigione in tempi normali, ma serve anche per evitare che si verifichino complicanze, in primis la rottura della milza, la più temuta. Per supportare la guarigione gli esperti consigliano un alimentazione equilibrata(solitamente la dieta mediterranea) associata ad buona idratazione, ciò serve a non mettere sotto pressione l’organismo nella digestione che durante questo processo mette in moto innumerevoli organi, con il conseguente uso di energia.