Monique Rodrigues do Prado: diritti umani, attivismo e Amore

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La storia di Monique Rodrigues do Prado, avvocata brasiliana di origine africana che si batte per i diritti dei neri in Brasile attraverso l’Amore: strumento di emancipazione delle comunità emarginate e chiave per un futuro libero da razzismo e discriminazioni.

Monique Rodrigues do Prado: dai sobborghi di São Paulo alle Nazioni Unite

Monique Rodrigues do Prado è brasiliana a tutti gli effetti ma è figlia di genitori neri. Viene adottata in tenera età e cresce nei sobborghi di São Paulo. Con altri 3 fratelli la vita è difficile, le risorse sono poche e necessariamente da distribuire. Lei è la maggiore, ha delle responsabilità, deve dare l’esempio. La scuola la opprime, le classi sono sovraffollate, le strutture sono fatiscenti e i docenti poco motivati. Il sistema scolastico che fa acqua da tutte le parti ma, nonostante tutto, fa suo l’accorato suggerimento della madre: “non smettere di studiare”. Così nel 2015 si laurea in giurisprudenza e diventa avvocato.

Non ci mette molto a capire quale sarà il suo ambito prediletto per esercitare la professione: i diritti umani e, in particolare, le questioni raziali, di genere e di classe sociale.

Da subito si impegna con una ONG, EducAfro, che si occupa di persone brasiliane discendenti di schiavi africani sistematicamente discriminate.

Con l’ONG vince cause importanti e nel 2022 inizia a collaborare con le Nazioni Unite nell’ambito della promozione dei diritti umani. Così l’OHCHR (Ufficio dell’Alto Commissariato per i Diritti Umani delle Nazioni Unite) le ha dedicato un profilo nell’ambito del progetto Human rights 75.  Per il quale, nel mese di marzo, saranno raccontate storie e testimonianze di singole persone o organizzazioni che si battono per i diritti umani.

L’obiettivo delle Nazioni Unite:

Costruire una forza positiva per il cambiamento che abbia fiducia nell’architettura dei diritti umani, fiducia nelle sue promesse e risorse per applicare gli strumenti necessari a garantire il rispetto dei diritti.

EducAfro: formazione e sensibilizzazione

All’interno di EducAfro, Monique Rodrigues do Prado si occupa in particolare della comunità Quilombolas: i discendenti degli africani deportati in Brasile come schiavi quando il Paese era ancora colonia portoghese e lo schiavismo era considerato normale. La comunità è numerosa e lei stessa ne fa parte. Il problema principale è che non è rappresentata istituzionalmente e, per questo, spesso viene discriminata. Sono pochissimi i membri di questa comunità a ricoprire ruoli elevati: la maggior parte di loro, a causa dello stato di povertà in cui vive, non ha accesso ai servizi basilari per l’emancipazione come, ad esempio, l’istruzione superiore, gradino fondamentale per la “scalata sociale”.

Il razzismo istituzionale

Si aggiunge poi, in Brasile, una buona dose di razzismo istituzionale. Le Nazioni Unite lo definiscono come

L’atteggiamento razziale che si ritrova nelle tradizioni, nelle credenze, nelle opinioni e nei miti di un gruppo etnico, saldamente radicati nella fibra stessa del paradigma culturale del gruppo. Queste credenze sono accettate come fatti e considerate pratiche comportamentali normali, mentre in effetti emarginano e demonizzano il valore umano di un altro gruppo etnico.

Perché ormai lo stiamo imparando: il concetto di normalità è relativo.

Capigliature e identità

Un esempio? I capelli. Nel 2017 Monique Rordigues do Prado è chiamata a difendere una donna brasiliana di discendenza africana che è stata licenziata per la sua capigliatura non conforme al dress code dell’azienda di cui era dipendente. EducAfro fa causa all’azienda per discriminazione raziale e trattamento ineguale e spinge affinché ci sia una maggior consapevolezza dell’esistenza e delle esigenze della popolazione Quilombolas. L’avvocata vince la causa e crea così un precedente storico: nessuno potrà più essere licenziato perché i suoi capelli, o altro della sua identità, non corrispondono a un canone palesemente discriminatorio.

Ma perché i capelli sono tanto importanti? Come afferma Zulaikha Patel, una giovane attivista sudafricana a cui l’OHCHR dedica un altro profilo, non si tratta solo di capelli ma di identità.

Per gli africani i capelli sono parte integrante della cultura, sono un forte segno di identità. Espressione di libertà e, spesso, anche segno di resistenza alle convenzioni (sbagliate) che vedono come unico valido modello quello della cultura dominante. Modello che porta a ritenere sbagliato tutto ciò che non è ad esso conforme.

Nel 2022 Monique Rodrigues do Prado aderisce al progetto delle Nazioni Unite di formazione e promozione dei diritti dei discendenti africani. L’idea è di mettere al centro una molteplicità di forme discriminatorie partendo da quelle raziali ma passando anche per quelle di genere e di reddito.

Il razzismo e la discriminazione razziale, la xenofobia e le intolleranze ad essa collegata si verificano quotidianamente, ostacolando il progresso di milioni di persone in tutto il mondo. Dall’adozione della Dichiarazione universale dei diritti umani (1948) e della Convenzione internazionale per l’eliminazione di tutte le forme di discriminazione razziale (1965), le Nazioni Unite hanno fatto della lotta al razzismo una questione prioritaria. Molto è stato fatto, ma molto resta da fare.

Nazioni Unite

Secondo l’avvocata è un ottimo punto di partenza per eradicare razzismo e discriminazioni di vario tipo nel mondo. Inoltre, ciò che ha notato è che questi corsi di formazione hanno generato gioia e felicità nei partecipanti perché, finalmente, sanno quali sono i loro diritti e conoscono i meccanismi e gli strumenti da applicare per difenderli.

Per do Prado, inoltre, è essenziale la partecipazione della società civile per far valere i diritti e quindi è essenziale continuare a tenere alta la voce.

L’Amore come strumento di lotta

Monique Rodrigues do Prado, poi,  ha un’ispiratrice: bell hooks (in minuscolo per volontà dell’attivista stessa). In particolare l’avvocata si rifà al testo Tutto sull’amore (2000). In quest’opera l’autrice sostiene che la società abbia travisato il vero significato dell’Amore che è fin troppo connesso agli stereotipi di genere, dominio, controllo, ego e aggressività.

La sua idea di Amore, invece, è legata a un atto di profonda cura ed è inteso come una sorta di pratica spirituale da applicare in ogni ambito della vita e da diffondere in tutta la società per rafforzare le pratiche di rispetto, empatia e comunicazione. Perché amare è un’azione e non un’idea astratta. Bisogna agire, non parlare. Per un mondo più giusto e più equo dove l’obiettivo non è prevalere sull’altro ma accompagnarsi a vicenda per costruire insieme un futuro migliore.

Arianna Ferioli

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