Monfalcone, bufera sulla sindaca leghista: propone schedatura dei prof di sinistra

Nuova polemica che vede al centro la sindaca leghista Anna Maria Cisint, prima cittadina di Monfalcone, località del Friuli-Venezia Giulia di circa 28.000 abitanti.

Nella giornata di ieri 4 agosto, la sindaca ha infatti deciso di avviare una sorta di monitoraggio negli istituti scolastici attraverso il Garante per i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza: alunni e collaboratori scolastici potranno rivolgersi all’autorità nel caso si rendessero testimoni di esplicite posizioni anti-governative prese dagli insegnanti.  Un vero progetto di delazione, insomma, contro gli insegnanti “di sinistra”.

Con le loro ideologie avvelenano i giovani, osteggiando apertamente le scelte democratiche che gli italiani stanno manifestando verso gli amministratori della Lega“, ha dichiarato a La Repubblica la prima cittadina, sostenendo di aver ricevuto, negli ultimi due anni, almeno una decina di segnalazioni che hanno come oggetto insegnanti esplicitamente avversi alla linea governativa della giunta leghista.

La sindaca del Carroccio si era già fatta notare in passato per altri controversi provvedimenti: nel luglio dello scorso anno, la prima cittadina aveva firmato una convenzione con due istituiti comprensivi per fissare al 45% la percentuale massima di alunni stranieri, mentre lo scorso ottobre aveva vietato l’esposizione presso la biblioteca comunale dei quotidiani «Manifesto» e «Avvenire».

Le reazioni

Dure e immediate le reazioni dell’opposizione. La prima presa di posizione arriva dalla vicepresidente PD e capogruppo in commissione Cultura alla Camera, Anna Ascani: il suo appello è stato sottoscritto da tutti i deputati Democratici della commissione Cultura. La senatrice Tatjana Rojic parla di “esperimento di regime”.  Interviene anche l’ex ministra dell’Istruzione Valeria Fedeli, che esprime solidarietà al corpo docenti e reclama l’intervento del ministro Bussetti.

Storie di ordinaria censura

Non è la prima volta che i sindaci sostenitori del partito di Salvini si fanno notare per i loro provvedimenti di natura censoria.  Nel giugno del 2015, il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro aveva stilato una lista di “libri proibiti” da bandire dalle biblioteche comunali, in quanto strumenti di promozione della fantomatica “ideologia gender”.  A Ladispoli, lo scorso ottobre, il sindaco Alessandro Grando aveva deciso di revocare il contratto alla bibliotecaria Alessia Moricci, “rea” di aver contestato sui social il ministro Salvini. Lo scorso 25 aprile, a Levate sul Seveso, la sindaca di Forza Italia Laura Ferrari (moglie del  consigliere regionale leghista Massimiliano Romeo) aveva deciso di sospendere le celebrazioni per la Festa della Liberazione (ricorrenza, a suo dire, ormai troppo strumentalizzata dalle forze di sinistra).

Agata Virgilio

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