Iniziato il 23 gennaio, il vertice della Comunità degli Stati latinoamericani e dei Caraibi (CELAC) a Buenos Aires vede il protagonismo del presidente argentino Fernandez e del brasiliano Lula. Tra le altre cose le cancellerie di Brasile e Argentina annunciano il varo di una nuova moneta comune, ma i tempi restano incerti.
I tentativi precedenti
Era il 1987 quando due delle più grandi economie sudamericane, Brasile e Argentina, cercarono di dare vita ad una moneta comune. Si sarebbe dovuta chiamare Gaucho ed il suo utilizzo si sarebbe rivolto solo agli scambi commerciali tra i due paesi. L’instabilità politica che li caratterizzava, tuttavia, fece segnare il passo al progetto, fino al totale abbandono.
Bisogna aspettare il 2019 per ritrovare il progetto prendere posto nel dibattito pubblico dei due paesi. All’epoca, però, la Banca Centrale Brasiliana si mette di traverso: troppo rischioso legarsi con un paese, l’Argentina, costantemente sull’orlo del fallimento, con un’inflazione che sfiora il 100% ed un debito nei confronti del Fondo Monetario Internazionale superiore ai 40 miliardi di dollari. A Buenos Aires non giunge alcuna sponda neanche da Brasilia, dove l’allora presidente Bolsonaro si trovava all’epoca impegnato a promuovere un certo isolamento del paese, manifestato dall’uscita del Brasile dal CELAC (Comunità degli Stati latinoamericani e dei Caraibi).
La moneta comune tra Brasile e Argentina oggi
Le cose sembrano nuovamente cambiare nel 2022. Il progressista Lula vince il ballottaggio contro il presidente uscente Bolsonaro e prende in mano le redini del gigante sudamericano. Il paese rientra nel CELAC e la questione della moneta comune torna ad interessare le amministrazioni dei due paesi. Lula, in particolare, ha sempre dichiarato di avere a cuore questo tema. Ne parla già durante la campagna elettorale e, sempre durante la campagna elettorale, conia il nome della nuova moneta, il Sur (letteralmente “sud” in portoghese). Il nuovo favore della politica brasiliana al progetto scalza quindi i dubbi della Banca Centrale e incontra l’entusiasmo argentino.
Nei primi mesi della presidenza Lula si riprendono in mano le discussioni sulla natura della nuova moneta.
Ci sarà… dobbiamo iniziare a studiare i parametri necessari per una moneta comune che comprende tutto: dalle questioni fiscali alla dimensione dell’economia e al ruolo delle Banche centrali
Sono le parole del ministro delle finanze argentino Fernando Haddad rivolte al Financial Times, con le quali per la prima volta, durante la bilaterale tra Brasile e Argentina del 23 gennaio, viene confermato l’inizio dell’iter per il raggiungimento della moneta comune. Sono ancora da definire i dettagli del processo, come detto dal ministro, ma su alcuni elementi sembra ci sia già il pieno accordo delle parti in causa.
Innanzitutto il mantenimento delle rispettive monete nazionali. Il Real brasiliano ed il Peso argentino continueranno ad essere utilizzate dalle popolazioni per le transazioni interne ai paesi, mentre il Sur diventerà la moneta dei pagamenti commerciali tra le due nazioni.
Questa valuta non circolerà all’interno del Brasile o dell’Argentina. Si tratta in particolare di un denominatore comune per gli scambi commerciali
Questo quanto chiarisce a riguardo il professor Faio Terra, della Universidade Federeal do ABC.
Altro punto di comune accordo è il fatto che il progetto resti per il momento legato ai soli due paesi. Ci sono state tuttavia molte dichiarazioni, da entrambe le parti, che lasciano intendere come in un secondo momento anche altri soggetti sudamericani potrebbero essere ben accetti all’interno dell’unione commerciale.
L’analisi internazionale
Molti analisti ritengono che il mercato privilegiato che si andrà a creare con l’adozione del Sur avvantaggerà dal punto di vista economico soprattutto l’Argentina, grande esportatore di beni concreti come cereali e gas ma con una moneta particolarmente debole. Per quanto riguarda il Brasile, invece, legandosi a doppio filo la terza economia del continente vedrà aumentare la propria influenza politica sull’intera regione. La nuova amministrazione Lula, infatti, sembra essere molto più attiva rispetto alle precedenti per quanto riguarda la questione dell’egemonia brasiliana in Sud America. Sempre all’inaugurazione degli incontri del 23 gennaio, ad esempio, il presidente Lula ha toccato i temi dell’embargo a Cuba, commentando come a suo avviso debba essere tolto, e della questione Venezuelana, arrivando a valutare una nuova apertura nei confronti del presidente/dittatore Maduro.
Queste dichiarazioni, oltre al fatto che il corollario diretto all’adozione del Sur sarebbe lo sganciamento dalla totale dipendenza dal dollaro statunitense (unica moneta stabile in Sud America), incontrano una certa apprensione dalle parti di Washington, dove il sorgere di un “battitore libero” in quello che viene considerato il giardino di casa degli Stati Uniti non è cosa ben vista.
Un progetto incerto?
Restano comunque moltissime incognite riguardo al progetto Sur. Ciò che si sa per certo è che non sarà attuato dall’oggi al domani (in Europa i dibattiti per l’adozione dell’euro durarono 35 anni). Il nuovo clima politico che si respira in Sud America dopo le elezioni degli ultimi anni (elezioni che hanno visto la vittoria di molte coalizioni progressiste in diversi paesi) lascia comunque sperare nella buona riuscita in grado di inaugurare, agli occhi di molti, una nuova stagione di crescita per l’intero continente.