Il mondo è un bellissimo luogo terrificante e noi stiamo perdendo qualcosa giorno dopo giorno.
Siamo in guerra, in uno stato di terrore. La Destra prende il sopravvento in sempre più nazioni e stiamo dimostrando apertamente che dalla storia non abbiamo imparato nulla perché troppo presuntuosi nel credere che non ci saremmo ricascati. C’è la guerra, la gente scappa e magari muore nella fuga. Magari fugge ma muore sotto il peso dell’ignoranza e dell’indifferenza.
Io ho paura. Ho paura perché la guerra la vedo tra la gente, la guerra che sta nella testa. Vedo l’odio, la violenza e l’ignoranza e tremo.
C’è qualcosa, un peso della coscienza, un moto dell’anima, che ci rende complici nel restare totalmente indifferenti davanti agli avvenimenti del mondo. Eppure sì, il mondo è grande e noi siamo piccoli e impotenti, troppo affaccendati nelle nostre vite e nei nostri problemi e, diciamo la verità, non è nemmeno una colpa. Se nel vivere quotidiano la tua priorità è fare la spesa per la settimana piuttosto di preoccuparti di cosa sta succedendo in Tibet, questo non fa di te una brutta persona, il mondo è troppo grande per pensarlo tutto.
Però c’è un’ansia che aleggia sulle nostre teste, o forse sulla mia: l’alienazione. Qua non si tratta di attenzione nei confronti del mondo, di fare caso a quello che succede appena fuori dall’uscio di casa. Qua si tratta di guardarsi allo specchio e di rendersi conto di essere ancora in vita e che la vita è un insieme di troppe cose che stiamo piano piano dimenticando.
Qua ci sono i Grandi Giganti Cattivi del Mercato che hanno possesso di qualunque cosa voi pensiate non sia di loro proprietà. I cellulari che ritroviamo come appendici incallite delle nostre mani sono loro prodotti per permettersi di sedarci in maniera legale e insospettabile. Tramite questo Mercato gestiscono la vita e la morte di umani vicini e lontani e in qualche maniera questo ci rende costantemente complici. E così va il mondo, o almeno così hanno deciso.
Ed ecco una delle verità: sono montagne gigantesche troppo, troppo difficili da scalare. Però c’è un modo per non fare vincere tutto questo Satanasso New Age: provare a rimanere in contatto con se stessi. Non so come si possa fare, ma ho qualche idea.
Penso innanzitutto che se non possiamo rinunciare a queste splendide demenziali e divertenti distrazioni quotidiane, possiamo comunque filtrarle. Se è proprio impossibile non avere quel cellulare attaccato alla pelle, potremmo comunque considerarlo come un grande strumento di conoscenza dove alternare il cazzeggio nosense alla ricerca, alla scoperta e all’informazione. Da quando esiste Google esiste la possibilità di porre le più grandi domande inutili e curiose che variano da “dove ho messo le chiavi della casa” a “il pensiero di Nietzsche”, quindi perché non sfruttarlo?
Non dimentichiamo che vedere una persona nella realtà aumentata, in terza dimensione, e con possibilità di touch fuori dallo schermo è un’esperienza in extreme High Definition da sballo! Quindi invitate sempre le persone a cui volete bene a passare un pomeriggio in compagnia, perché la vita si può raccontarla anche al di là dei messaggi vocali. Forse è una banalità da dire ma non è scontata.
L’essere umano ha forza e debolezza, paura e coraggio, odio e amore. Essere umani significa forse proteggere l’autenticità di questi sentimenti, proteggerli con le unghia e con i denti contro chi vorrebbe dettarceli per un loro tornaconto personale. Vuoi odiare? Odia. Ma sei proprio sicuro di voler odiare qualcuno che crede a un dio diverso dal tuo? Qualcuno che fugge ed è più a brandelli della maglietta che porta addosso? Qualcuno che ama in maniera diversa dalla tua? Ne sei certo? L’odio non è certo tra i sentimenti più costruttivi, ma ha i suoi pregi e comunque serve a noi stessi per lottare contro qualcosa, spesso la presenza di un nemico è utile. Ma odiare e lottare contro i mulini a vento, non serve.
Se ci viene detto chi odiare non è perché c’è davvero un nemico comune, bensì perché hanno scelto per noi un nemico da manovrare. Perciò negarsi una domanda e un dubbio quando è necessario è un errore, forse basta non smettere di chiedere per rimanere umani.
Rimanere un essere umano è un fattore di sopravvivenza: le cose cambiano e in peggio e credo che il modo migliore per resistere sia non scordarsi cosa ci distingue dalle bestie. Abbiamo il potere di decidere noi quale piega dare alle nostre giornate e cambiare le piccole cose storte le quali, raddrizzate di volta in volta, piccolezza dopo piccolezza, forse permetteranno di dare una regola al mondo intero. Io ci credo in questo. Ci credo perché un uomo capace di dare priorità, ordine, rispetto e amore all’interno dei suoi affari e giravolte cerebrali è capace di farlo in qualsiasi contesto, perché ogni angolo di pianeta, in fondo, è casa nostra.
Non incito nemmeno alla rivoluzione perché “rivoluzione” è una parola abusata e un concetto schifosamente stagnante, eppure penso: rivoluzione significa ritornare al punto d’origine. Mi domando: è davvero tanto difficile, ritornare da dove siamo partiti, dopo tutto quello che stiamo passando? Ma davvero?
Gea Di Bella