Il mondo suddiviso tra prediletti e maledetti

Il mondo è suddiviso in due: da una parte c’è chi vive circondandosi di piccoli drammi, dall’altra c’è chi il dramma lo vive quotidianamente, anno dopo anno, per generazioni intere.

Ognuno vive immerso nella propria quotidianità, immerso nei problemi e rincorrendo gli impegni. Ognuno con le proprie piccole grandi tragedie, le liti in famiglia, il lavoro deludente, l’amore non corrisposto.

Welfare Network

Spesso le situazioni risultano così pesanti, dolorose, insopportabili. Eppure, benché definiamo spesso “una giornata orribile” quella in cui siamo arrivati tardi al lavoro, quella in cui abbiamo litigato con qualcuno, quella in cui semplicemente ci siamo svegliati mali, le esperienze realmente orribili le vivono gli altri.

Altri. Esseri spesso lontani, abitanti di un altro mondo. L’unico contatto con queste persone quasi irreali lo abbiamo tramite un servizio di guerra, tramite un libro autobiografico. Sono storie che si fanno strada in punta di piedi, arrivano e sconvolgo fin dentro l’anima. Poi però svaniscono e ognuno ritorna alla propria vita.

Perché in fondo, per quanto tristi e commoventi queste realtà possano essere, non ci appartengono. Ed è difficile “mettersi nei panni degli altri“. Eppure ogni tanto bisognerebbe fare lo sforzo. Lo sforzo di guardare oltre e vedere cosa c’è oltre i muri della propria casa, cosa c’è oltre i confini del proprio Paese.

Attualmente nel mondo sono in corso oltre quattrocento conflitti. Quello di cui però ci arriva notizia sono solo alcuni, solo quelli più vicini geograficamente o culturalmente.

Ogni giorno muoiono migliaia di persone; cadono e si spengono come stelle cadenti. Senza spettatori però, senza commenti o pensieri.

Prima di pronunciare ancora una volta “aiutiamoli a casa loro” fermiamoci ad immaginare casa loro. Così da realizzare che noi, a casa loro, non ci metteremmo mai piede.

Prima di sbuffare davanti alla cena fatta di avanzi, prima di lamentarsi per la riunione noiosa o i troppi compiti, pensiamo alla cena che qualcuno non mangerà mai, alla schiavitù di chi viene sfruttato, ai milioni di bambini per cui la scuola resta solo un sogno.

 

 

 

Exit mobile version