Aaron Sorkin si è fatto un nome ad Hollywood per le sue sceneggiature fiammeggianti, teatralissime, sincopate. L’esempio maggiore è stato The Social Network di David Fincher. Ma ora gioca le sue carte come direttore con il film Molly’s Game, ispirato alle reali vicende di Molly Bloom e dei suoi intrighi in quel di Hollywood.
Interpretata da Jessica Chastain, la protagonista ha un passato da sciatrice olimpionica e tanta ambizione, in attesa di arrivare ad Harvard. Ragazza di provincia del Colorado, ma tutto fuorché una nata ieri, Molly entra nel giro del poker clandestino in un sordido bar di Los Angeles.
Licenziata, non si arrende e anzi rigira il coltello dalla parte del manico: fonda un giro tutto suo, coinvolgendo come clienti newyorchesi ricchissimi, uomini d’affari ma soprattutto gente di Hollywood che ai suoi tavoli scommette vite e fortune.
Se Jordan Belfort è stato il lupo di Wall Street, Molly Bloom assurge al ruolo di regina del poker sotterraneo. Sorkin ritorna sui suoi temi preferiti: scalata, successo, trionfo e caduta.
Non bisogna dimenticare che lo sceneggiatore statunitense, che ha coinvolto nel film anche Idris Elba, Kevin Costner e Michael Cera, ha sempre avuto (ed imposto ai suoi studenti nelle masterclass) la Poetica di Aristotele e studi sulla tragedia greca come base assoluta di sceneggiature dense e forti.
Il film, che ha già avuto in patria due nomine ai Golden Globe, è l’esordio di Sorkin alla regia che in rispetto dei suoi colleghi, quali Ben Affleck, Leonardo DiCaprio e Tobey MacGuire, ha cambiato totalmente i nomi dei personaggi più famosi.
In Italia il film arriverà il 18 aprile, in ritardo rispetto alla programmazione americana. Bisognerà aspettare qualche mese per vedere in che modo, anche in rapporto alle polemiche recenti, il mondo di Hollywood è stato toccato o narrato.
Antonio Canzoniere