Non tutto ciò che luccica è oro, quante volte lo abbiamo sentito dire? Ma forse ora più che mai ci stiamo rendendo conto di quanto sia vero questo modo di dire. Prima il mondo del cinema con il caso Weinstein che ha scosso Hollywood e che ha visto la mobilitazione di decine di attrici (e attori) che hanno dato vita al movimento Time’s Up e alla campagna MeToo: il tempo è finito, non ci possono più essere altre vittime, nessuna donna deve dire “anche io” sono stata molestata e abusata. Anche l‘Italia sembra essere interessata da questo scandalo, di recente il regista Fausto Brizzi è stato iscritto nel registro degli indagati per abusi sessuali. Ma, più passa il tempo, più il triste fenomeno delle molestie sessuali sembra espandersi a macchia d’olio. Dopo il cinema, ora anche la moda si è trasformata in un campo di battaglia.
Molestie sessuali nella moda
A gennaio avevano destato molto scalpore le accuse di molestie nei confronti di Mario Testino e Bruce Weber, due fotografi di moda noti a livello internazionale. E poi pochi giorni fa è stata pubblicata un’inchiesta del Boston Globe che ha raccolto le testimonianze di diverse modelle, il resoconto è agghiacciante: ben 25 persone tra fotografi e stilisti sarebbero colpevoli di molestie sessuali, alcuni addirittura di abusi, nei confronti delle sfortunate ragazze.
Un’ex assistente ha raccontato di aver ceduto alle avances di Patrick Demarchelier, fotografo di moda francese (autore di alcuni tra i più famosi ritratti della Principessa Diana); dopo quell’episodio la donna avrebbe più volte messo in guardia la direttrice di Vogue America, Anna Wintour, dal non lasciarlo da solo con le modelle. Sotto accusa ci sono altri 24 uomini, oltre al già citato Demarchelier, i fotografi Seth Sabal, Greg Kadel, Andre Passos e lo stilista Karl Templer. Due ragazze hanno puntato il dito contro il fotografo francese David Bellemere, già allontanato dal noto marchio di lingerie Victoria’s Secret, per comportamenti poco ‘consoni’ nel backstage delle sfilate.
Una modella ha sottolineato una questione molto importante: il fatto che sul set spesso le ragazze posino nude o in intimo non significa che siano disposte ad accettare commenti poco graditi o a farsi toccare da uno sconosciuto, senza il loro consenso. Ecco, forse questo dettaglio non è molto chiaro ai fotografi e agli stilisti chiamati in causa.
La risposta degli accusati
Il fotografo Patrick Demarchelier ha negato tutte le accuse rivolte nei suoi confronti, ma nel frattempo la Condè Nast, casa editrice di Vogue, Glamour e Gq, ha annunciato che non lavorerà più con lui (così com’è avvenuto per Testino e Weber lo scorso mese). Anche lo stilista Karl Templer si è difeso, in una lettera aperta pubblicata sul sito della rivista WWD (Women’s Wear Daily): nega di aver agito con intenti sbagliati e, se anche avesse voluto ‘approfittare di una modella’, c’erano almeno altre 10 persone presenti che avrebbero potuto testimoniare le sue azioni.
Ormai non si riesce più a tenere il conto delle persone accusate di molestie sessuali e di persone che si dichiarano vittime di questo tremendo crimine. A cosa serve vestirsi di nero alle cerimonie di premiazioni cinematografiche, se sono gli stessi stilisti che disegnano gli abiti e i fotografi che immortalano le attrici mentre li indossano i primi colpevoli di ciò per cui si protesta? Ha ancora senso tutto ciò? E, soprattutto, quando si arriverà alla conclusione di questo terribile capitolo riguardante il mondo dello spettacolo (e più in generale del lavoro)? Ci sarà un giorno in cui potremo affermare che nessuna donna è costretta a subire un simile trattamento in cambio di vantaggi lavorativi? Ci sarà un giorno in cui nessuna donna dovrà sentirisi a disagio sotto lo sguardo insistente ed invadente di uno sconosciuto?
Carmen Morello