Molestie in università: la protesta delle studentesse dell’UniTo

Molestie in università UniTo Torino

Le università sono tradizionalmente considerate luoghi di apprendimento, crescita intellettuale e sviluppo personale. Tuttavia, dietro questa facciata accademica, si nasconde spesso una realtà più oscura e preoccupante: quella delle molestie sessuali. Negli ultimi anni, sempre più voci si sono levate per denunciare casi di comportamenti inappropriati e molestie in università, abusi di potere da parte del personale e violenze di genere all’interno delle istituzioni universitarie.

L’emergere di queste testimonianze ha scosso le fondamenta dell’ambiente accademico, mettendo in discussione non solo la sicurezza delle studentesse e del personale, ma anche i valori di rispetto e dignità che dovrebbero essere alla base di ogni istituzione educativa.

Le molestie in università evocano una serie di sentimenti contrastanti: rabbia, frustrazione, ma anche determinazione e lotta. È un grido di dolore lanciato da coloro che hanno subito abusi e violenze, ma anche un richiamo all’azione per promuovere un cambiamento reale e duraturo all’interno delle istituzioni accademiche. In questo contesto, le studentesse si ergono come protagoniste della lotta per un ambiente universitario sicuro e rispettoso, pronte a mobilitarsi e a fare sentire la propria voce per difendere i propri diritti e quelli delle loro compagne, come è avvenuto all’università di Torino – o UniTo.

Questa è la storia di una battaglia che va oltre i confini delle singole istituzioni: è una lotta per la giustizia, l’uguaglianza e il rispetto di ogni individuo all’interno della comunità accademica. Attraverso le manifestazioni, le petizioni, le testimonianze coraggiose e la solidarietà tra studenti, si sta costruendo un movimento sempre più forte e determinato a porre fine alle molestie in università e a promuovere una cultura del rispetto e dell’inclusione.

UniTO: mobilitazioni studentesche contro le molestie in università

Negli ultimi giorni, le studentesse dell’Università di Torino hanno dato voce alle loro proteste contro i casi di molestie sessuali emersi all’interno di alcuni dipartimenti dell’ateneo. Questi episodi di molestie in università hanno scatenato una serie di manifestazioni organizzate dai collettivi studenteschi dell’UniTo, mettendo in luce una realtà preoccupante che va oltre i singoli casi segnalati.



La mobilitazione del MeToo è iniziata ieri all’UniTO: le studentesse, nel nome della fine della violenza maschile sui corpi delle donne, hanno deciso di bloccare l’inizio del secondo semestre fino a quando le molestie in università rimarranno ancora impunite. Molte sono state le voci di donne che si sono unite al coro del MeToo a Torino: tante le molestie, tanti i silenzi per paura delle conseguenze.

Ma la violenza di genere assume vari connotati, e molte volte ci sono anche leggere discriminazioni nei confronti delle donne. Come hanno sostenuto alcune delle studentesse, una di queste discriminazioni è sicuramente quella di non licenziare con effetto immediato il molestatore. L’UniTo ha proceduto infatti con una normale, e non immediata, sospensione del docente e con qualche messaggio banale di solidarietà finta.

Scandali che scuotono l’istituzione

Le manifestazioni sono state innescate da due casi che hanno suscitato indignazione tra gli studenti. Il primo coinvolge l’ex direttore della scuola di specializzazione di medicina legale, Giancarlo Di Vella, attualmente agli arresti domiciliari e accusato di violenza sessuale, minacce e stalking. Il secondo caso riguarda un professore di Filosofia sospeso dall’insegnamento per un mese a seguito di comportamenti molesti segnalati da alcune dottorande: l’accusa è quella di battute inopportune. Tuttavia, secondo le segnalazioni delle studentesse di molestie in università, i casi sono ben più diffusi di quanto emerso finora, con 138 segnalazioni raccolte dal centro antiviolenza e numerose altre riportate attraverso un questionario diffuso dai collettivi studenteschi.

Le indagini su Giancarlo Di Vella

L’indagine su Giancarlo Di Vella è iniziata due anni fa a seguito di accuse di falsificazione di documenti per ottenere l’accreditamento della scuola di medicina legale. Le indagini hanno rivelato presunti casi di violenza sessuale nei confronti di specializzande e atti persecutori nei confronti degli studenti che avevano sollevato dubbi sulla sua condotta. Secondo l’accusa, Di Vella avrebbe minacciato le studentesse di compromettere la loro carriera lavorativa e avrebbe perpetrato molestie sessuali anche durante le lezioni.

Le contestazioni delle studentesse contro le molestie in università

Le manifestazioni degli studenti hanno interrotto la riunione del senato accademico e sono state organizzate altre iniziative per denunciare i casi di molestie e chiedere un cambiamento strutturale all’interno dell’UniTo. I collettivi studenteschi hanno dichiarato di rifiutare la retorica della “mela marcia”, sottolineando la necessità di affrontare il problema alla radice anziché limitarsi a individuare singoli responsabili.

La retorica della mela marcia è purtroppo una narrazione che governo e istituzioni ci propongono in ogni aspetto della vita. Molestie in università, abusi di potere delle forze dell’ordine, decreti di emergenza, corruzione e mafia negli apparati statali. La logica della mela marcia viene rigettata sempre di più, sopratutto dai collettivi studenteschi e dalle realtà politiche del basso, perché il problema intero è il funzionamento delle istituzioni e la sistematicità del marciume. Il problema è la radice dell’albero che ha al suo interno violenza, abusi, colpe e che deve sdradicare il suo tumore.

Le proteste delle studentesse contro le molestie in università mettono quindi in evidenza non solo i singoli casi di molestie, ma anche una cultura accademica che spesso favorisce comportamenti discriminatori e abusivi e che aiuta a sistematizzare la violenza di genere. È necessario un cambio di mentalità e un impegno concreto da parte di tutta la comunità universitaria per creare un ambiente più equo e sicuro per tutti gli studenti e il personale.

Impegno dell’UniTo e richieste di cambiamento

Il rettore dell’Università di Torino, Stefano Geuna, ha promesso la massima attenzione ai casi di molestie e ha sottolineato l’importanza di adottare misure severe nei confronti di chi abusa del proprio potere. Tuttavia, le studentesse chiedono più di semplici sanzioni: vogliono un cambiamento strutturale dell’istituzione universitaria per garantire un ambiente sicuro e rispettoso per tutti.

Una delle principali sfide nel contrastare le molestie sessuali è la paura delle ripercussioni, sia personali che accademiche, che spinge molte vittime a tacere. Tuttavia, l’università si impegna a fornire supporto legale e psicologico alle vittime e a promuovere una cultura del rispetto e dell’inclusione all’interno del campus. Ma questo non è sufficiente, se non – come in questo caso – assolutamente ipocrita. È inaccettabile che un posto sicuro e che offre del supporto e protezione, sia allo stesso tempo causa degli stessi mali. Dopo questa mobilitazione di massa nel capoluogo piemontese, è in corso un’indagine per analizzare il livello di sicurezza negli atenei italiani e i casi di molestie in università.

Lo studio è lotta

La lotta contro le molestie sessuali all’interno dell’Università di Torino è solo all’inizio, ma gli studenti sono determinati a portare avanti la loro battaglia per un ambiente accademico più sicuro e rispettoso. L’ateneo, come dichiarato, si impegnerà a prendere sul serio le segnalazioni di molestie e a adottare misure concrete per contrastare questo fenomeno diffuso ma spesso ignorato.

Lucrezia Agliani

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