La petizione, Basta alle molestie sessuali in televisione #IoNonRido, contro “lo scherzo” delle molestie sessuali alla cantante Emma Marrone, trasmesso il 24 aprile scorso durante una puntata di Amici, ha raccolto più di ventimila firme ed ora, Cristiana de Lia, la sua promotrice, ha inviato una lettera a Pietro Grasso, presidente del Senato, Laura Boldrini, presidente della Camera, Maria Elena Boschi, sottosegretaria alla Presidenza del Consiglio con delega per le Pari opportunità ed anche ad alcuni deputati “affinchè sia rispettato l’articolo 17 della Convenzione di Istanbul e le istituzioni si adoperino per definire dei criteri di programmazione e delle politiche etiche alle quali tutti i media debbano attenersi per porre fine ad una tale cultura di violenza; i media siano incoraggiati a trattare temi relativi all’educazione sessuale ed a diventare promotori di una cultura egualitaria e vi siano dei provvedimenti atti a prevenire e punire ogni forma di violenza di genere sui media, nell’ottica e nel rispetto della dignità umana”.
L’irrisione di una molestia sessuale avvenuta sul canale Mediaset, ha normalizzato la violenza contro le donne ed è stata anche ripresa da alcune testate europee (ne scrive Renato Paone sull’Huffington Post) come l’Indipendent, il Sun, alcune pagine Facebook ed è finita persino sul canale Al Jazzera tra lo stigma di cattivo gusto e le critiche all’arretratezza della cultura italiana. L’indagine Istat del 2008 rilevò che 10 milioni 485 mila donne pari al 51,8 per cento della popolazione femminile, avevano subito nell’arco della loro vita ricatti sessuali sul lavoro o molestie in senso lato eppure questo fenomeno è ancora largamente sommerso e scarsamente denunciato proprio perché le donne temono di non essere credute e soprattutto perché è un reato che le stesse istituzioni tendono a sottovalutare o a disconoscere, interpretandolo proprio come scherzo o goffo tentativo di corteggiamento. La valutazione che viene fatta nelle aule dei Tribunali non tiene tanto in considerazione la percezione della donna ma piuttosto la misurazione della gravità della molestia che, a seconda del relativissimo metro del giudice, può essere significativa o del tutto assente ma soprattutto viene ancora presa in considerazione “l’intenzione” di causare un danno alla vittima da parte del molestatore o addirittura se le mani si sono allungate con lo scopo di ottenere una gratificazione sessuale. E’ facilissimo quindi che molte denunce si risolvano con una assoluzione o archiviazione. A tal proposito c’è uno sconfortante esempio della sentenza del Tribunale di Palermo, che nel febbraio dello scorso anno, ha assolto un uomo denunciato da due colleghe perché, “pur essendo riprovevole il suo comportamento” non c’era stata “la soddisfazione dell’impulso sessuale”. Il Giudice lo definì immaturo e dichiarò che aveva agito…per “scherzo”.
Di tutto questo Maria De Filippi si cura ben poco tantoché intervistata da Domenico Naso, sul Fatto quotidiano, nei giorni in cui la polemica e l’indignazione infiammavano il web, ha liquidato tutta la vicenda con qualche battuta : “Se alcune persone pensano che questo scherzo sia una molestia sessuale, allora significa che il mondo si è capovolto: nessuna persona dotata di razionalità potrebbe pensare una cosa del genere”.
Si pensa una “cosa del genere” quando appunto si pensa.
(Di seguito il testo della lettera a Laura Boldrini)
Illustrissima Onorevole Boldrini,
Mi chiamo Cristiana e sono un’ attivista per i diritti delle donne. Recentemente ho lanciato la campagna #IoNonRido con la seguente petizione, al fine di portare all’attenzione del pubblico e delle istituzioni la problematica relativa alla violenza di genere sul servizio televisivo. Questa campagna ha raccolto oltre 20,000 adesioni in seguito al recente episodio di “Amici”, uno dei programmi più amati dai giovani italiani, dove era stata inscenata una molestia sessuale ai danni della cantante Emma Marrone. L’episodio ha generato non solo l’indignazione degli utenti del web in Italia ma anche lo scalpore di molti giornali esteri. Poco più di un mese fa, la trasmissione “Parliamone Sabato” su Rai 1 era stata anch’essa esposta a forti critiche a seguito della messa onda di un vademecum sui motivi per i quali gli uomini italiani avrebbero dovuto scegliere le ragazze dell’Est. In qualità di Presidente della Camera e in funzione del Suo impegno per i diritti delle donne e delle Sue recenti dichiarazioni sull’importanza dell’educazione di genere, sulle responsabilità delle istituzioni, del mondo dell’informazione dello spettacolo e della televisione per combattere fenomeni quali il femminicidio, Le chiedo di prendere in considerazione il mio appello affinché vengano introdotte delle misure istituzionali per fermare una tale cultura di violenza. Pur apprezzando i recenti sforzi della politica per arginare un fenomeno che nel nostro paese colpisce quasi una donna su tre, credo fermamente che vi sia bisogno di un radicale cambiamento culturale attraverso l’educazione alla nonviolenza. Mi appello a Lei perché soprattutto i giovani e le giovani crescano in un mondo in cui sappiano che la violenza non è mai uno “scherzo” e, affinché le vittime stesse non ripetano il mio stesso errore di infanzia di credere che gli abusi siano qualcosa di normale a cui doversi rassegnare. La Convenzione di Istanbul, in vigore dal primo agosto 2014 in Italia, all’articolo 17, sancisce con chiarezza il ruolo dirimente che i mezzi di comunicazione hanno per contrastare gli stereotipi, la violenza sulle donne e la disparità. Inoltre, quale mezzo di informazione, educazione ed intrattenimento, credo fermamente che il servizio radiotelevisivo, pubblico e privato, debba farsi espressione di tutte le istanze presenti nella società, e promotore di una cultura di rispetto dei generi e delle diversità. Con questa campagna Le chiedo di prendere in considerazione la mia richiesta affinché:
Le istituzioni si adoperino per definire dei criteri di programmazione e delle politiche etiche alle quali tutti i media debbano attenersi per porre fine ad una tale cultura di violenza;
Che i media siano incoraggiati a trattare temi relativi all’educazione sessuale ed a diventare promotori di una cultura egualitaria;
Che vi siano dei provvedimenti atti a prevenire e punire ogni forma di violenza di genere sui media, nell’ottica e nel rispetto della dignità
Mi rivolgo a Lei nella speranza che possa pubblicamente aderire alla nostra campagna e contribuire ad innescare un dibattito sulla violenza di genere nei canali di comunicazione, all’interno del Parlamento.
A nome di tutte le donne e gli uomini che hanno aderito al mio appello, colgo l’occasione per ringraziarLa, sicura che prenderà in considerazione questa mia e nostra richiesta.
Cordiali Saluti, Cristiana De Lia