La lotta per i diritti delle minoranze sessuali e per il femminismo in Moldova rappresenta una sfida cruciale, benché spesso sottovalutata dalla politica nazionale. In un contesto di crescenti tensioni sociali e politiche, la causa delle categorie marginalizzate – donne, comunità LGBT e altre minoranze – è portata avanti soprattutto dalle voci di attivisti come Lorelei Grigoriță del Queer Café e Costanta Dohotaru del Centro Comunitario 151, le quali denunciano la mancanza di impegno da parte delle istituzioni.
L’indifferenza della politica verso le minoranze
Lorelei Grigoriță, attivista presso il Queer Café di Chișinău, ha criticato l’ultima tornata elettorale per aver lasciato inascoltate le richieste della comunità LGBT. Situato in una posizione sopraelevata nel centro storico della capitale, il Queer Café è un simbolo della resistenza e della solidarietà tra minoranze sessuali e gruppi femministi. Tuttavia, durante il periodo pre-elettorale, sono aumentati gli attacchi alla struttura, sia virtuali, tramite insulti e minacce sui social media, sia fisici, con atti vandalici come il danneggiamento di finestre. Le forze politiche filo-europee, pur opponendosi alla propaganda anti-LGBT, sembrano poco propense ad affrontare in modo deciso questioni di diritti e violenza di genere, mentre i partiti filo-russi mantengono posizioni esplicitamente ostili alle donne e alla comunità omosessuale.
Costanta Dohotaru del Centro Comunitario 151 osserva che la presidente Maia Sandu, pur essendo la più progressista sul tema, ha menzionato le donne solo in rare occasioni nei suoi discorsi, mentre gli altri esponenti politici mostrano addirittura minore sensibilità. Situato in una posizione centrale, a poca distanza da palazzi istituzionali e chiese ortodosse, il Centro Comunitario 151 rappresenta un’importante novità per la Moldova: ospita persone vulnerabili, spesso in stato di bisogno, e si è esteso con altre cinque sedi in tutto il territorio, grazie anche a finanziamenti internazionali.
Emergenza della violenza domestica e crescita della consapevolezza
I dati statistici mostrano che la Moldova presenta uno dei tassi di violenza domestica più alti in Europa. Secondo le istituzioni europee, il 75% delle donne moldave ha subito abusi fisici o psicologici da parte del partner, un dato nettamente superiore alla media europea. Anche le denunce di violenza domestica sono aumentate significativamente nell’ultimo decennio, passando da circa 7.000 nel 2013 a oltre 15.000 nel 2022, un incremento che suggerisce un aumento della consapevolezza. La ratifica della Convenzione di Istanbul nel 2017 e la sua effettiva entrata in vigore due anni fa sono state tappe importanti per affrontare la violenza di genere, anche se il percorso rimane arduo.
Parallelamente, la società civile ha mostrato una crescente sensibilità verso le questioni di genere. Dohotaru spiega che, nonostante i persistenti pregiudizi di stampo patriarcale anche tra i gruppi attivisti, il termine “femminismo” è ora meno tabù e associato a molte iniziative pubbliche. Il fenomeno della violenza domestica ha catalizzato l’attenzione pubblica, con numerosi casi di femminicidio e abuso che sono stati riportati dai media, provocando una reazione significativa tra i cittadini.
L’importanza della mobilitazione e delle proteste
L’8 marzo, durante la marcia per i diritti delle donne, si è registrato un aumento nella partecipazione e nella visibilità del percorso cittadino. Inoltre, da circa un anno, nuove forme di protesta auto-organizzate si legano a casi specifici di violenza, indirizzando manifestazioni contro la negligenza delle istituzioni, dal parlamento alla polizia fino ai media. Quest’anno, per il 25 novembre, giornata internazionale contro la violenza sulle donne, è previsto un ciclo di marce notturne per sensibilizzare sul tema della sicurezza femminile nelle strade di Chișinău.
Secondo Grigoriță, la costante presenza di attivisti che, settimana dopo settimana, si radunano presso le istituzioni rappresenta un elemento di novità per la Moldova. Le sue parole riflettono il desiderio di superare l’inerzia storica del paese, da sempre caratterizzato da lunghe oppressioni e scarse esperienze di attivismo popolare. “Ora è il momento di passare dalle grandi proteste simboliche a forme di impegno mirate e costanti”, sostiene.
Un contesto in cambiamento: tra conservatorismo e aspirazioni europee
La vicinanza geografica alla Russia e le influenze filo-russe contribuiscono a rafforzare posizioni conservatrici in Moldova, dove il tema dei diritti LGBT e dei diritti delle donne è ancora fonte di divisione. Paula Erizanu, giornalista e scrittrice di spicco, ritiene che una posizione politica troppo radicale rischierebbe di generare maggiore resistenza e odio verso le minoranze sessuali, soprattutto in una società in cui il coming out è ancora una scelta difficile. Un approccio gradualista, suggerisce Erizanu, potrebbe risultare più efficace nel lungo termine, poiché il movimento per i diritti delle minoranze sessuali e il femminismo, come storicamente accaduto in Occidente, nasce e si sviluppa prima come fenomeno sociale e culturale piuttosto che politico.
Ciononostante, il contesto è in evoluzione: il recente referendum per l’ingresso in Europa ha mostrato una divisione profonda tra gli elettori, mentre la vicina Ucraina affronta l’aggressione russa e l’influenza conservatrice del Cremlino, che osteggia fortemente i diritti LGBT e le iniziative femministe. A livello globale, movimenti conservatori e anti-abortisti trovano eco anche in Moldova, soprattutto tra le fasce di popolazione più legate alla tradizione religiosa e agli “ideali familiari”.
Dilemma politico e necessità di cambiamento
Dohotaru lamenta la mancata volontà della classe politica moldava di prendere una posizione chiara in favore dei diritti delle minoranze sessuali e delle donne. Nonostante la crescente sensibilità pubblica, i politici continuano a evitare di affrontare esplicitamente queste problematiche, temendo di perdere consenso in una popolazione divisa tra l’aspirazione europea e il conservatorismo russo. Tuttavia, Dohotaru è convinta che un discorso sui diritti di genere potrebbe invece rappresentare un punto di coesione per la società moldava e un incentivo alla partecipazione civica.
Il contesto moldavo, complesso e influenzato da retaggi storici, richiede una trasformazione culturale e un impegno attivo che passi anche attraverso il cambiamento legislativo. Un segnale positivo in tal senso è l’introduzione recente del concetto di femminicidio nel codice legislativo moldavo, un passo simbolico ma rilevante per il riconoscimento della gravità della violenza di genere.
Una strada in salita per i diritti e l’inclusività
Le voci di Grigoriță, Dohotaru e di molti altri rappresentanti della società civile moldava testimoniano un fervente desiderio di cambiamento. Tuttavia, le difficoltà sono molteplici, soprattutto a causa di una classe politica ancora poco propensa a supportare apertamente i diritti delle categorie marginalizzate. Il futuro del femminismo e dei diritti delle minoranze sessuali in Moldova resta dunque incerto ma non privo di possibilità. A fronte delle sfide attuali, la mobilitazione civile si conferma come uno strumento chiave per portare avanti il cambiamento e promuovere una Moldova più inclusiva e attenta ai diritti umani.