Mohammed Bin Salman è nato il 31 agosto 1985, primo figlio dell’attuale re dell’Arabia Saudita Salman bin Abdul Aziz Al Saud. Poco si sapeva di lui all’estero finché suo padre non è salito al trono nel 2015.
Mohammed Bin Salman, soprannominato MBS, ha una laurea in legge conseguita presso l’università di Riyadh. Può vantare un discreto cursus honorum: nel 2009 fu consigliere del padre, che all’epoca era governatore di Riyadh. Nel 2013 fu designato ministro. Nel giro di pochi anni Mohammed Bin Salman si è trovato ad essere nominato principe ereditario e ministro degli Affari Esteri. Come ministro, una delle sue prime discutibili decisioni è stata quella di attaccare militarmente lo Yemen. Conseguenza della sua scelta sono le accuse all’Arabia Saudita e ai suoi alleati di violazione dei diritti umani, e l’innescarsi di una crisi umanitaria nel più povero dei Paesi Arabi. Ma allora perché questo principe piace così tanto all’Occidente, e in particolar modo a Trump?
Mohammed Bin Salman: nemico della corruzione
Gli aspetti della politica di MBS che trovano approvazione in Occidente sono le chiavi su cui lo stesso principe fonda la sua immagine. Riformatore, nemico della corruzione, promotore di un’era di aperture economiche, politiche e sociali.
Proprio nella sua campagna di lotta alla corruzione, in un’ondata di arresti degna di Game of Thrones, ha messo da parte funzionari e amministratori statali, generali, uomini d’affari con investimenti in Twitter e Citibank. Molti dei quali amici, cugini, parenti. Dove li ha imprigionati? In una gabbia dorata, of course. Sono rinchiusi da oltre un mese nel lussuoso Ritz- Carlton di Riyadh, intenti a negoziare dei propri destini. Soldi in cambio della libertà. Il principe Mohammed Bin Salman vorrebbe così racimolare la modica cifra di 100 miliardi di dollari. Per che cosa? Beh, il crollo dei prezzi del petrolio è costato alle casse saudite un buco di 79 miliardi di dollari. E da qualche parte bisogna pur farli arrivare questi soldi.
Signore e signori, va ora in onda… l’IVA. Proprio lei, ben nota ai noti italiani, fino al 2018 era sconosciuta al popolo saudita. Ma, visto che il prezzo del greggio non torna su, MBS si è visto costretto ad introdurre l’IVA al 5 per cento su alcuni beni e servizi.
Un lupo travestito da agnello?
Per conquistare il favore dei giovani, che rappresenta il 70 per cento della popolazione saudita, Mohammed Bin Salman ha deciso di “occidentalizzare” il Paese. I cinema sono stati riaperti, alle donne è stato concesso di poter guidare e perfino (!) di poter andare allo stadio. Anche la polizia della morale è stata ridimensionata.
Ma non sarà che Mohammed altri non è che un lupo travestito da agnello? Accusato di crimini di guerra in Yemen, di aver creato e fomentato la crisi con il Qatar che da mesi destabilizza l’intera regione, di giocare con i fragili equilibri del Libano per arginare il nemico Iran, apporta delle riforme storiche nel Paese. Per Cinzia Bianco, esperta in politiche del Medio Oriente:
MBS è una metafora perfetta del Medio Oriente, dove non esistono né buoni né cattivi, ma soltanto attori multidirezionali.
Lorena Bellano