- La liberalizzazione del mercato di luce e gas è stata presentata come un vantaggio per il cittadino e una grande opportunità di risparmio.
Ma è davvero così?
L’utente si ritrova bombardato da telefonate di gestori non ben identificati tramite operatori stranieri di call center che, con accento poco comprensibile, raccontano di chiamare su incarico dell’attuale distributore energetico.
Alcuni cominciano spiegando che c’è stato un errore nell’attribuzione dei kilowattori dell’ultima fattura e domandano di controllarla in modo da restituire la quota pagata in più, pari a circa il 30%.
In condizioni normali a molti sorgerebbe un dubbio: se chi parla è il nostro distributore, come mai chiede una bolletta che è già nelle sue disponibilità? Se ha commesso un errore può correggerlo senza interpellarci.
Purtroppo l’attenzione di chi riceve la chiamata è concentrata nella comprensione dell’interlocutore. Non può far ripetere ogni parola e tutte le antenne sono indirizzate lì, bloccando ogni altro pensiero.
Inoltre il risparmio ventilato del 30% agisce come la carota davanti al muso dell’asino che avanza attirato dalla dolce leccornia.
Una volta comunicato il numero dei kilowattori consumati, viene rivelato che con la prossima bolletta si pagherà il 30% in meno.
Quindi non c’è alcun rimborso ma la cantilena dall’accento straniero ipnotizza come la musica di un incantatore di cobra.
Più che a un serpente, il consumatore assomiglia al piccolo Mowgli del Libro della Giungla catturato dalle spire del pitone Kaa: quando sta per essere inghiottito, la pantera Bagheera arriva a salvarlo sotto forma di un’improvvisa intuizione.
Perché il fantomatico distributore sta chiedendo il codice fiscale? Mogwli si sveglia dal torpore quando gli viene ricordato di rispondere “sì” alle domande anche durante la registrazione. Registrazione?!? Solo in quell’istante capisce che si tratta di una procedura per attivare un nuovo gestore.
NO! E’ la sua risposta disperata. Mogwli ha già effettuato in precedenza il cambio e non ha nessuna intenzione di ripetere un iter complicato che non gli ha portato alcun vantaggio ma solo incombenze burocratiche, firme, spedizioni di contratti e ricerca di francobolli.
Quando arriva la prima fattura è pronto a dimenticare le difficoltà per assaporare la soddisfazione del risparmio ma… leggerla è impossibile! Troppe componenti la fanno assomigliare ai geroglifici della stele di Rosetta e ci vorrebbe Champollion per decifrarla.
Decide di confrontare l’importo della nuova bolletta con l’ultima del precedente gestore. Può succedere sia più basso ma solo perché la fatturazione prima era bimestrale e ora mensile. Se invece la frequenza del pagamento è identica si accorge che la spesa è simile a quella precedente o più alta. Ma non doveva risparmiare il 30%?
L’impressione di Mogwli è che alla fine la liberalizzazione abbia portato i gestori ad accordarsi tra loro nel fissare un giusto costo del servizio… giusto per loro!
Una volta stabilito il guadagno viene lasciata libera la fantasia nell’individuare i prezzi delle singole componenti offerte: c’è chi fa pagare meno un elemento e recupera su un altro, chi gioca sulle fasce orarie, chi regala polizze assicurative che risultano però impossibili da attivare.
Alla fine il totale è sempre il giusto costo stabilito dal cartello occulto.
Un’inchiesta del Corriere della Sera del 2012 sottolineava che, a dieci anni dall’apertura del mercato di luce e gas, i prezzi risultavano più alti rispetto al prezzo tutelato.
Le tariffe all’ingrosso scendono mentre il costo delle bollette sale in quanto costituiscono il “bancomat” a cui attingere per far fronte ai c.d. oneri di sistema, ossia i costi individuati per legge a sostegno di interventi di interesse generale.
Passare al mercato libero risulta conveniente solo per i consumi eccedenti i 4.500 kilowattori all’anno.
Gli esperti e le associazioni dei consumatori sostengono che le proposte contrattuali sono ambigue e strumentali per accalappiare gli utenti.
In Inghilterra l’Antitrust conferma che il mercato penalizza il piccolo utente, portando a un aumento dei prezzi.
Il governo sta spingendo per rimuovere la tutela ai piccoli clienti e rendere obbligatoria l’uscita dal mercato tutelato a partire dal 2018, nonostante il parere contrario delle associazioni a tutela dei piccoli consumatori.
Purtroppo a Roma, chi decide per i cittadini, sembra sempre avere parenti, compagni e conoscenti stretti inseriti in qualche consiglio di amministrazione di banche o società di gestione e mai appartenenti alla categoria della gente comune…
Paola Iotti