Il sistema Trappist-1 è talmente famoso da non aver bisogno di presentazioni, è sicuramente il più famoso sistema planetario dopo il nostro, ma se servisse un ripasso ne abbiamo scritto ai tempi della diretta organizzata in pompa magna dalla NASA per comunicarne la scoperta.
Ora arriva notizia dall’Università di Washington di una ricerca pubblicata su The Astrophysical Journal che aggiorna i modelli climatici per Trappist-1, o meglio per i pianeti del sistema Trappist-1.
Se l’anno scorso la NASA basandosi semplicemente sulla distanza da Trappist-1 comunicava che dei sette pianeti tre erano all’interno della fascia di abitabilità (quella che permette la presenza di acqua allo stato liquido) ora i modelli climatici parlano di un sistema in cui è probabile che tutti i pianeti abbiano avuto un’evoluzione di tipo venusiana (cioè semmai avessero avuto un oceano d’acqua sarebbe evaporato) lasciando una finestra di incertezza solo per Trappist-1 e.
Quello che è importante capire non è tanto se i pianeti che hanno la possibilità di avere somiglianze con la Terra siano 1 o 3, ma cosa stanno facendo gli scienziati perché non coinvolge solo lo studio di Trappist-1 ma di tutti i sistemi planetari scoperti, si stanno elaborando modelli per capire l’evoluzione climatica di pianeti che ruotano attorno a stelle di tipo diverso rispetto al nostro Sole.
A pensarci bene risulta ovvio, stelle di tipo diverso hanno un’evoluzione diversa, non possiamo basarci solo sulla distanza dall’astro per ipotizzare che condizioni potrebbero esserci sui pianeti, dobbiamo anche tenere in conto la storia dell’evoluzione stellare.
Nel caso di Trappist-1 che, lo ricordo, è una stella nana molto giovane, il punto è proprio che i modelli evolutivi ipotizzano una fase precoce molto molto calda e luminosa che avrà probabilmente lasciato i pianeti del sistema Trappist-1 con un’atmosfera molto densa ed inabitabile, come accaduto a Venere appunto. Nel 2021 dovrebbe essere lanciato il nuovo telescopio spaziale il James Webb Space Telescope, questa emergente capacità di modellare le probabili atmosfere di mondi che girano attorno a stelle diverse dal nostro Sole sarà anche utile per selezionare quali candidati siano più promettenti per riservare loro i limitati tempi di osservazione con uno strumento che tutti vorranno utilizzare ed avrà una coda di attesa molto lunga. Ad esempio in base a questa ricerca Trappist-1 e avrà probabilmente la precedenza sui suoi “fratelli”.
Roberto Todini