Le modelle virtuali riusciranno a superare l’Uncanny valley?

modelle virtuali

Spesso le donne curano il proprio corpo per apparire perfette come le modelle e accettano di snaturare la propria immagine in base alle tendenze del mercato. Ma quando si tratta di modelle virtuali?

Oggi la  CGI (computer-generated imagery) ha la possibilità di creare modelle virtuali dai corpi 3D. Le personalità sono studiate e ideate secondo le richieste del mercato ed inserite nella rete sociale da brand e aziende.

Nonostante i tentavi di rendere le modelle virtuali simili a quelle reali  l’Uncanny valley è probabilmente insuperabile.

Che cos’è l’ Uncanny valley?

L’Uncanny valley (Valle perturbante) è un’ipotesi presentata  dallo studioso Masahiro Mori in un saggio del 1970. In quegli anni la sua teoria fu trascurata e solo recentemente è diventata oggetto di interesse degli studiosi del 3D.

Sono stati vari i tentativi di ricreare virtualmente alcuni personaggi deceduti, tra cui Marilyn Monroe e Audrey Hepburn. Entrambe sono state fatte resuscitare dai creatori 3D per partecipare a degli  spot: Marilyn per la pubblicità della famosa marca Dior e Audrey per presentare barrette di cioccolata.

Il problema è che se guardate attentamente il viso ricreato delle modelle virtuali nei due video, percepirete una sorta di inquietudine data dalla nostra propensione a distinguere un’espressione artificiale da quella umana.

Nel seguente schema è rappresentata la crescente familiarità verso un oggetto artificiale dall’aspetto sempre più simile ad un essere umano finché ad un certo punto si  ha un picco negativo che produce una sensazione di disagio nei confronti dell’oggetto iperrealista.

schema uncanny valley di Masahiro Mori
schema Uncanny valley di Masahiro Mori




Influencer virtuali

Le influencer virtuali iscritte ad Instagram, nonostante non esistano realmente e siano palesemente digitali, sono seguite da migliaia di iscritti. Una delle più famose è la fashion blogger Miquela che ha raggiunto sul social 1.4 milioni di seguaci. Oltre ad essere un influencer è anche una modella virtuale e una cantante. Ha infatti pubblicato canzoni che si possono trovare su Youtube o Spotify.

La versione maschile è Blawko, un influencer virtuale uomo  definito un Young Robot Sex Symbol. Il suo viso è sempre coperto da una benda, come se vivesse in un mondo perennemente virale, ed il suo corpo pieno di tatuaggi.

La creazione CGI non si ferma a questi nomi e ce ne sono altri tra cui i modelli giapponesi Imma e Liam Nikuro.

Modelle virtuali: aspettativa realismo vs perfezione digitale

L’aspettativa di raggiungere la perfezione proposta dalla moda diventa frustrante e impossibile se i modelli ammirati sono ricreati digitalmente. Nonostante ciò le modelle virtuali sono utilizzate da diversi brand poiché possono essere manovrate come delle bambole, non percepiscono uno stipendio, rimangono sempre giovani e non hanno problemi emotivi come conseguenza del duro regime imposto dal mestiere.

Attori virtuali nel cinema

Sono molti i film prodotti con attori digitali come per esempio Final Fantasy: the spirits within che vanta un cast interamente virtuale, all’epoca ritenuto  realistico ma risultato un disastroso fallimento, anche a causa della poca empatia suscitata dai personaggi.

La creazione digitale applicata  al cinema ha anche resuscitato alcuni attori come Peter Cushing che deceduto nel 1994 è stato ricreato virtualmente nel film Rogue One – Star Wars.

La grafica 3D potrebbe decidere di sostituire gli attori reali con quelli ricreati in digitale? Da un punto di vista economico gli attori e le modelle diventerebbero immortali e più economici ma riusciranno a superare l’inquietudine dell’uncanny valley?

La tecnologia migliora ma l’ umano si abitua a riconoscere le creazioni innaturali ed probabile che la valle perturbante non possa essere superata.

 

Cristina Meli

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