L’Italia negli ultimi anni sta facendo notevoli passi avanti nel campo della moda sostenibile, l’ultima novità arriva dalla Lombardia.
Subito dopo quella del petrolio l’industria più inquinante al mondo è quella della moda, per questo scegliere in maniera consapevole diventa sempre più importante.
Fino a qualche tempo fa vestirsi in maniera ecosostenibile era considerata una scelta radical-chic, all’antitesi con tutto ciò che è glamour. L’attenzione sulla salvaguardia del Pianeta diventa sempre più alta al livello mondiale e anche la moda sta cambiando e si sta adeguando.
Una parte in continua crescita del fashion system si sta impegnando a instaurare un rapporto armonioso con l’ambiente, senza rinunciare alla creazione di prodotti accattivanti in linea con le ultime tendenze.
Sostanze Tossiche
Nel 2011 Greenpeace ha promosso l’inizitiva “Panni sporchi” per sensibilizzare contro le pratiche impattanti del settore tessile e dell’abbigliamento. In quell’occasione si scoprì nelle acque reflue di alcune fabbriche in Cina la presenza di alcune sostanze tossiche. Queste, in totale 11, sono particolarmente nocive per l’ambiente e le persone.
Come sottolineato dalla Global head of Chemistry di Ul, Anne Bonhoff, il problema non riguarda esclusivamente la filiera: interessa anche il consumatore che, inconsapevolmente, continua a riversare queste sostanze nell’ambiente.
Per il consumatore stesso queste sostanze, tra le quali il piombo, sono pericolose. Per quello che viene chiamato il bioaccumolo, il processi attraverso il quale si agglomerano sulla pelle causando l’insorgenza di diverse patologie.
Esiste per questo una legislazione a livello europeo che ne limita rigidamente l’utilizzo: molte delle sostante incriminate sono parzialmente cancerogene o agiscono sul sistema ormonale modificandolo geneticamente.
Greenpeace con la sua campagna Detox e ZDHC ( Zero Discharge of Hazardous Chemicals) si propongono come guide per le aziende, con l’obiettivo di eliminare nella loro totalità le sostanze nocive nella produzione entro il 2020.
La questione etica
Abbracciare uno stile di vita più sostenibile nel campo della moda non riguarda esclusivamente l’ecosostenibilità delle materie prime e della produzione dei prodotti. Non si possono infatti trascendere le tematiche che riguardano le pessime condizioni di lavoro a cui vengono sottoposti, in alcune zone del mondo, i dipendenti delle fabbriche produttive.
Un tema caldo fin dagli anni Novanta, quando diversi grandi marchi vennero accusati dello sfruttamento dei lavoratori. Tra questi troviamo Levis nel 1992, Nike nel 1996 e Adidas nel 1998.
La condizione dei lavoratori è precipitata poi con l’avvento della fast fashion: produzione più veloce al minor costo possibile., in modo da cavalcare le tendenze del momento.
Si richiede quindi maggiore trasparenza alle aziende, fornendo in primo luogo tutte le informazioni inerenti il prodotto finito ai consumatori, attraverso le etichette o la comunicazione online.
Fashion e sostenibile, come?
I brand che seguono la linea della fast fashion sono sicuramente più economici e per questo meno allettanti agli occhi dei consumatori. Tuttavia abbracciare la moda sostenibile senza spendere un capitale è possibile.
La soluzione più economica è sicuramente quella del riciclo e dello scambio dei capi: passaggio tra parenti amici, negozi dell’usato e vintage.
Sono in continua crescita i brand che abbracciano la sostenibilità nei loro processi produttivi. Crescono poi esponenzialmente i brand ecosostenibili, come Rifò il brand nato a Prato circa 100 anni fa. L’azienda è in grado di trasformare scampoli di stoffa e vecchi abiti in nuove creazione. Creando prodotti originali e di qualità e riducendo l’impatto ambientale. Una vera pietra miliare per quanto riguarda la moda sostenibile in Italia.
Si è visto che con questo sistema viene ridotto del 90% l’uso di acqua, del 95% le emissioni di CO2 , del 100% l’uso di coloranti, del 77% quello dell’energia e del 90% i prodotti chimici.
Fashiontech in Lombardia, di cosa si tratta?
La moda sostenibile in Italia sta avendo un notevole sprint negli ultimi anni. Nei giorni scorsi, ad esempio, è stato pubblicato il Bando FashionTech in Lombardia. L’intento è quello di sostenere progetti di sviluppo e ricerca per la moda sostenibile.
La regione ha messo a disposizione ben 10 milioni di euro e per partecipare è richiesto un partneriato, composte da un minimo di 3 imprese. Tra queste devono esserci almeno due PMI e un massimo di 6 soggetti.
Stando a quanto si legge sul bando, saranno erogati contributi a fondo perduto pari al 40% delle spese, per un massimo di 1,6 milioni a progetto. Sarà possibile proporre i propri progetti alla Regione Lombardia dal 30 aprile 2019 fino al 17 giugno 2019.
Emanuela Ceccarelli