La moda dopo la pandemia non sarà più la stessa e la domanda ormai è una sola: il futuro del fashion sarà online?
Il futuro della moda dopo la pandemia da Covid-19 è ancora incerto, così come è incerto il futuro del turismo, della ristorazione e del commercio in generale. Una volta usciti da lock down ci siamo trovati davanti a un mondo tutto nuovo, con nuove regole e nuove abitudini a cui abituarci.
Anche il fashion sta facendo i conti con questa nuova realtà e non solo per il nuovo mercato delle mascherine, di cui ormai esistono numerose versioni. Quale sarà dunque il futuro del lusso, del fast fashion e dell’haute couture?
Moda e Pandemia
Stando a quanto reso noto da Vogue Business l’industria della moda ha subito un danno a 10 zeri, si stima una perdita per il 2020 di circa 40 miliardi, dovuti sopratutto al ruolo esercitato dalla Cina e più in generale dall’Asia nella produzione e nelle vendite, come sottolineato dal Messaggero.
Sfilate in streaming, Fashion Week digitali e passerelle a porte chiuse, ne passerà di tempo prima di rivedere vip e influencer sfoggiare i loro eclettici look nei front row. Le Fashion Week sono tra gli eventi mondani più attesi e mettono in piedi una macchina economica senza pari.
I costi della moda vanno infatti ben oltre la creazione dei capi, i designer fanno a gare per avere il defilè più spettacolare, il servizio fotografico più esotico e l’influencer del momento seduta in prima fila armata del suo smartphone.
Come sottolineato da Max Vadukul, importante fotografo di moda: “Negli ultimi 25 anni tutto è stato troppo.” In un’intervista per il Messagero il fotografo ha pronunciato grandi cambiamenti nel mondo del fashion: “«Non si viaggerà più per andare a fare shooting dall’altra parte del mondo, non ci saranno più soldi, le modelle non voleranno più.”
Vento di cambiamento
Ma siamo davvero pronti a una rivoluzione di tale portata? Giorgio Armani è convinto che sia arrivato il momento di “Rallentale e riallinearsi”, dopotutto non va mai dimenticato che l’industria della moda è tra le più inquinanti al mondo.
E mentre la copertina di Vogue Italia di Aprile 2020 si è vestita di bianco il mondo del fashion ha cominciato a strizzare l’occhio al web.
La Milano Fashion Week ha chiuso battenti a porte chiuse con i defilé in streaming, la FW di Shanghai di marzo si è svolta interamente su una passera virtuale e la startup Bsamply ha creato la prima piattaforma digitale che permette agli operatori della moda di riunirsi in vere e proprie fiere online.
Yves Saint Laurent segue Giorgio Armani nella sua “lotta” alla tendenza che negli ultimi anni guida l’industria della moda: creare continuamente nuovi trend che diventano, nel giro di mesi quando non settimane obsoleti.
Un ritorno all’autenticità che non potrà certamente che fare bene al clima, tuttavia, come sottolineato da Camilla Mendini (stilista, influencer ed esperta di moda sostenibile, ndr) è difficile dire se, da parte di questi grandi marchi, ci sia una vera e propria presa di conoscenza o se sia più una risposta al calo del mercato.
Mentre timidamente alcune case di moda tornano a sfilare, altre decidono di prendersi i propri tempi, rifiutandosi di seguire il calendario dettato dalle FW. I prossimi mesi saranno quindi decisivi per capire quale sarà il futuro del’industria della moda, la speranza è quella di vedere sempre di brand e case di moda abbracciare la via della sostenibilità.
Emanuela Ceccarelli