Mobbing in Italia. Prospettiva di genere e salute mentale sul lavoro

Mobbing in Italia

Oggi, 28 aprile 2023, è la Giornata Mondiale della Sicurezza e della Salute sul Lavoro. La salute deve essere intesa anche come salute mentale: qual è la situazione del mobbing in Italia rispetto al resto dell’Unione Europea? Quali sono le intersezioni con la prospettiva di genere?

Cos’è il mobbing?

Cos’è il mobbing? Qual è la situazione del mobbing in Italia? Innanzitutto, è importante definire il significato della parola mobbing. EurWORK, o European Observatory of Working Life, inquadra il fenomeno nel seguente modo:

Il mobbing sul lavoro è caratterizzato dall’abuso psicologico e dall’umiliazione sistematica di una persona da parte di un’altra persona o di un gruppo, con l’obiettivo di danneggiare la sua reputazione, onore, dignità umana e integrità, e – in definitiva – spingere la vittima a licenziarsi. Lo psicologo svedese Heinz Leymann è stato il primo ad usare il termine inglese ‘mobbing’ per descrivere il comportamento ostile tenuto dalle persone impiegate sul posto di lavoro. (traduzione mia)

Questa è invece la definizione data dall’Università degli Studi di Milano, che riporta anche il contesto italiano:

È Harald Ege, psicologo del lavoro e collaboratore di Heinz Leymann a introdurre il termine in Italia, definendo il mobbing una forma di “terrore psicologico sul luogo di lavoro”, uno stato di conflittualità sistematica e persistente contro un lavoratore per emarginarlo o escluderlo dal contesto lavorativo.




Qual è la situazione del mobbing in Italia?

Alla fine del 2022, La Repubblica rifletteva sul fenomeno utilizzando i dati raccolti da AIDP, l’Associazione Italiana per la Direzione del Personale. Dai dati emergeva che per il 43% delle persone intervistate il mobbing non era un caso isolato, e che nel 65% dei casi il fenomeno si svolgeva davanti ad altre persone. Non era quindi un fatto segreto, e altre persone sul luogo di lavoro erano al corrente degli avvenimenti.

Ma uno dei dati forse più interessanti è il fatto che circa il 40% delle persone vittime di mobbing risultavano essere donne. Purtroppo, questo dato rispecchia ed è in linea con quello rilevato in merito alle molestie sessuali. Nel 2018, l’Istat stimava che più del 43% delle donne italiane fra i 14 e i 65 anni avessero subito molestie sessuali ad un certo punto della loro vita.

I temi del mobbing, della salute e della sicurezza sul lavoro si intersecano fortemente con il tema di genere: le donne sono la categoria più a rischio, perché viste come più vulnerabili e meno meritevoli di tutela rispetto ai colleghi uomini. Anche in quest’ambito, le donne risultano svantaggiate.

Come ci collochiamo rispetto all’Unione Europea?

L’indagine europea del 2021 sulle condizioni di lavoro, condotta per via telefonica da Eurofound in 36 paesi, ha evidenziato che in generale le donne sono le più esposte al rischio di molestie sessuali e bullismo sul luogo di lavoro. Il paper Violence in the workplace: Women and frontline workers face higher risks, che si basa sull’indagine del 2021 condotta da Eurofound, sostiene che in media il 12.5% dei lavoratori e delle lavoratrici in Europa abbiano subito qualche tipo di adverse social behaviour. Quest’ultimo termine comprende tutti gli atti di intimidazione e violenza – sia fisica che verbale – sul posto di lavoro.

Anche se il paper non si focalizza sul mobbing, che è un fenomeno molto specifico, esso rileva che il 10.3% delle donne ha subito minacce o abusi verbali, contro l’8.4% degli uomini. Il paper riporta anche che il 6.8% delle donne ha subito atti di bullismo, molestie e/o violenza sul luogo di lavoro, rispetto al 5.1% degli uomini intervistati.

La Giornata Mondiale della Sicurezza e della Salute sul Lavoro e il mobbing in Italia

Per concludere questa breve rassegna, due riflessioni appaiono evidenti e necessarie. La prima è che, anche in ambito lavorativo e soprattutto per quanto riguarda la sicurezza e la salute mentale, le donne sono svantaggiate. Le lavoratrici devono affrontare più pressione, più bullismo, più mobbing e più abusi sessuali rispetto ai loro colleghi uomini. Nella riflessione sul lavoro, sulla sicurezza, sulla salute, non possiamo non adottare una prospettiva di genere, perché le condizioni non sono le stesse per gli uomini e le donne.

Il secondo punto importante da tenere a mente, nella Giornata Mondiale della Sicurezza e della Salute sul Lavoro, è che la salute mentale è salute. La salute mentale deve essere considerata salute, anche e soprattutto sul posto di lavoro, dove passiamo gran parte del nostro tempo di vita. E deve essere garantita e messa in sicurezza sul posto di lavoro, al pari della salute strettamente fisica.

Debora Dellago

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