Mitt Romney ha fatto quel che gli diceva la coscienza quando mercoledì scorso, nel processo di impeachment, ha votato per rimuovere Trump dalla Casa Bianca.
Il senatore dello Utah è stato l’unico tra le fila del partito repubblicano a scagliarsi apertamente contro il presidente, pur sapendo che il suo voto sarebbe stato ininfluente sul responso finale.
Tecnicamente ha votato a favore dell’impeachment di Trump solo per la prima imputazione, quella sull’abuso di potere, allineandosi al partito per l’accusa di ostruzione al Congresso. E’ così diventato il primo senatore nella storia degli Stati Uniti a votare a favore dell’impeachment di un presidente del proprio partito.
Per rigor di cronaca, l’abuso di potere c’è stato, è un fatto: l’estate scorsa Donald Trump ha alzato la cornetta del telefono dello Studio Ovale e ha chiamato il presidente dell’Ucraina, Volodymyr Zelensky, facendo pressioni affinché aprisse un’indagine su Joe Biden, suo probabile avversario alle elezioni 2020. Trump sospettava che Biden avesse fatto licenziare un procuratore che voleva indagare sugli affari della società energetica ucraina di cui suo figlio Hunter era consigliere amministrativo. Ha quindi preteso da Zelensky di ottenere informazioni su qualche losco affare, per mettere in difficoltà Biden senior, minacciando di bloccare aiuti da 400 milioni di dollari promessi al governo ucraino.
ROMNEY IL MORMONE
Oltre ad essere stato uno dei principali avversari di Trump alle presidenziali 2016, ricordiamo Mitt Romney come candidato repubblicano della campagna 2012, vinta poi da Barack Obama.
Ma ciò che lo caratterizza maggiormente è la sua appartenenza alla comunità dei mormoni, religione di matrice cristiana fondata da Joseph Smith nell’800 in terra statunitense. Anti abortisti, nemici giurati delle femministe e del movimento per i diritti LGBT. Sono anche famosi per l’estrema affabilità, l’occasionale poligamia e la credenza che se non metti uno speciale paio di mutande sotto i vestiti andrai all’inferno. Gli autori di South Park gli hanno persino dedicato un musical dai toni satirici, “The book of Mormon”, e loro l’hanno presa con molta sportività.
Per essere un repubblicano mormone, Mitt non è un’estremista e ha mantenuto posizioni di apertura. Per esempio su temi come l’aborto o il cambiamento climatico, salvo poi fare retromarcia in periodo elettorale, cosa per cui è stato spesso criticato.
Anche se qualcuno se lo aspettava, il gesto politico di Romney è stato tutt’altro che scontato. Il senatore conosceva benissimo le conseguenze di uno sfregio tale a Donald Trump. Il presidente contava sulla assoluzione “totale” da parte del GOP di quella che definisce una caccia alle streghe ordita dai poteri forti contro di lui. E ce l’aveva quasi fatta, visto che tutti gli altri senatori in bilico si sono piegati all’establishment. Tra questi anche Susan Collins, la stessa che votò a favore di partito per la conferma del giudice Kavanaugh alla Corte Suprema. Semplicemente, Trump non aveva messo in conto la fede di Mitt e, viste le sue uscite sul tema, non credo sia capace di capirne granchè a riguardo.
L’ANNUNCIO DI ROMNEY
Queste sono le parole con cui, poco prima del voto sull’impeachment, Mitt Romney ha annunciato al Senato la sua decisione:
“Come senatore ho giurato davanti a Dio di esercitare una giustizia imparziale. Io sono profondamente religioso. La mia fede è al cuore di ciò che sono. Prendo molto sul serio un giuramento fatto davanti a Dio. Giudicare il presidente, il leader del mio stesso partito, è stata la decisione più dura che abbia dovuto prendere. Ma il presidente ha commesso un atto criminale, ha chiesto ad un governo straniero di investigare un proprio avversario politico. Il suo intento era personale e politico, quindi è colpevole di abuso di potere. Influenzare un’elezione per rimanere al comando è forse una delle violazioni più distruttive del giuramento d’ufficio che io possa immaginare. Se ignorassi le prove presentate per lealtà di partito mi esporrei al duro responso della Storia e al rimprovero della mia coscienza.”
Poco dopo il voto di impeachment, ha ribadito le sue ragioni in un’intervista concessa a Fox News, ovvero la rete ammiraglia dell’estremismo repubblicano di cui Trump è leader, per provare a spiegare anche ai fan più accaniti del presidente, che si informano solo ed esclusivamente attraverso la rete di Murdoch, perché fosse giusto e indispensabile condannare pubblicamente la sua condotta incostituzionale.
PERCHE’ LO HA FATTO
Tra i critici c’è chi scommette che fa tutto parte di una strategia politica per ripresentarsi come candidato presidenziale alle prossime elezioni del 2024.
In ogni caso, ciò che il senatore mormone ha fatto è una cosa di enorme importanza simbolica per chi ancora crede nel lato più nobile della democrazia americana. Ha lasciato acceso un lume di speranza per il futuro di quella democrazia e per quello del partito repubblicano. Ma soprattutto per chiunque vorrà provare a ricostruirlo partendo dalle macerie lasciate in questi quattro anni di deriva estremista.
Perché lo ha fatto, quindi? Perché Mitt prende la propria fede maledettamente sul serio.
LA REAZIONE DI TRUMP
Trump ha immediatamente reagito, definendolo un infiltrato dei democratici e il tipo di persona che “usa la propria fede come giustificazione per fare cose sbagliate”.
L’affondo definitivo è arrivato con questo tweet:
“Se il fallito candidato presidenziale Romney avesse messo la stessa energia con cui mi ha colpito per sconfiggere quel debole di Obama, avrebbe potuto vincerle quelle elezioni.”
Ha rincarato la dose il figlio maggiore, Donald Trump Jr, invocando l’espulsione di Mitt Romney dal partito.
Se volete approfondire o se siete dei malati di politica americana come me, vi consiglio il documentario “Mitt” su Netflix, che segue il dietro le quinte della campagna presidenziale del 2012.
Gloria Cadeddu