Se andate in vacanza negli Stati Uniti, non provate a visitare la località di Agloe, nello stato di New York. Non ve lo sto sconsigliando perché è un postaccio: è che semplicemente non la troverete, nonostante sia indicata sulle cartine e sia catalogata su Wikipedia.
Se invece vi trovate a Bristol, nel Regno Unito, non perdete tempo a cercare di entrare nella viuzza chiamata Lye Close: è riportata chiaramente sulle mappe cartacee, ma in realtà non esiste. Posti fantasma come questi sono segnalati in tutto il mondo: ad Atene, per esempio, una delle più vendute cartine stradali include numerose vie in realtà inesistenti.
Le mappe, insomma, mentono. Di solito si parla di città o strade segrete che non compaiono sulle mappe, ma esiste anche il fenomeno contrario.
No, non è un complotto per nascondere strade o città segrete: è un trucco contro le copie abusive delle mappe. Da almeno un secolo, infatti, i cartografi inseriscono intenzionalmente dei dati falsi qua e là in modo da smascherare chiunque duplichi abusivamente il loro lavoro. I diritti d’autore sulle mappe rappresentano un mercato enorme e la pirateria dei dati delle cartine è molto più frequente di quel che si potrebbe immaginare. Le vie inesistenti si chiamano trap street o copyright trap.
Il caso più sensazionale di pirateria cartografica smascherata grazie a questi dati fittizi accadde nel Regno Unito fra il 1999 e il 2001, quando emerse che la Automobile Association (grosso modo l’equivalente dell’ACI italiano) aveva copiato le cartine dell’ente cartografico dello stato britannico e risarcì la violazione pagando ben venti milioni di sterline di allora (circa 36 milioni di euro di oggi).
Questi errori intenzionali si usano ancora oggi: li adoperano i creatori delle mappe digitali usate nei navigatori satellitari e negli smartphone, in modo da sapere se qualcuno copia il loro paziente lavoro cartografico e avere le prove schiaccianti della pirateria che li danneggia.
È forse per questo che a volte i navigatori digitali sbagliano o propongono strade improbabili? Per fortuna no: oggi i cartografi digitali usano trucchi più sofisticati, che non rischiano di far perdere l’utente a caccia di vie o località inesistenti. Per esempio, i tratteggi usati per delimitare un’area possono essere composti da linee e punti che sembrano casuali ma in realtà sono parole in codice Morse. Un altro metodo molto elegante è alterare uniformemente gli ultimi decimali delle coordinate geografiche, in modo che siano differenti dai valori reali. La differenza non ha alcun effetto pratico sulla navigazione, perché rappresenta uno scostamento di qualche centimetro, ma consente di dimostrare la provenienza dei dati e rivelare facilmente la pirateria.
Essere onesti conviene, insomma, anche a proposito di mappe: fra l’altro, se vi servono dati cartografici, non volete piratarli ma non potete pagarli, esiste da tempo il progetto senza scopo di lucro Openstreetmap.org, le cui cartine digitali del mondo sono liberamente utilizzabili, a patto di citarne la fonte, senza finire in strade fantasma.
Paolo Attivissimo