Miss Bernadette Belle Ong ha lasciato il segno sulla passerella di Miss Universo 2021. Una dichiarazione audace, compiuta in silenzio e semplicemente camminando con un costume con scritto “Stop Asian Hate”, un monito per chiedere pacificamente la fine dei soprusi sugli asiatici residenti negli Stati Uniti.
La 27enne rappresentante di Singapore, ha fatto del concorso una vetrina per ostentare non solo bellezza, ma anche idee, giustizia ed ideali lasciando il pubblico sbalordito. Miss Ong è diventata paladina della giustizia di una comunità che per troppo tempo ha silenziosamente subito, sfruttando una vetrina che conta più di 500 milioni di spettatori in tutto il mondo.
Miss Bernadette Belle Ong e il mantello della giustizia
Lo scorso venerdì era la giornata dedicata alla sfilata col costume nazionale, con votazioni online. Miss Bernadette indossava un bikini rosso fiammeggiante, stivali alti e un lungo mantello con i colori della bandiera di Singapore con le parole: “Stop Asian Hate”. Le immagini della passerella si sono diffuse in tutto il web, e Miss Ong ha semplicemente commentato col suo account instagram:
“A cosa serve la piattaforma se non posso usarla per inviare un forte messaggio di resistenza contro i pregiudizi e la violenza?” Poi ha spiegato il significato della bandiera nazionale, descrivendola come un “simbolo di unità per tutti ed armonia sociale in un paese multirazziale, multiculturale e interreligioso”.
La pandemia è stata un amplificatore dell’odio razziale
L’arrivo del Covid-19 si è intrecciato con un’impennata della violenza contro gli asiatici, ritenuti responsabili della diffusione del virus. A legittimare questo stereotipo, le parole ripetutamente pronunciate dall’ex presidente Trump come “China virus” o “kung flu”. Purtroppo l’associazione tra malattie infettive e responsabilità asiatica non è nuova nella storia americana, e continua a risvegliarsi in periodi di crisi, nelle forme sempre più violente. Tra Marzo e Dicembre 2020 il gruppo di difesa Stop AAPI Hate ha ricevuto più di 2808 segnalazioni di episodi di odio diretti contro gli asiatici americani, da molestie verbali a vere e proprie aggressioni fisiche. L’episodio recente più clamoroso è la sparatoria di Atlanta, dove 8 persone tra cui 6 asiatici sono stati brutalmente uccisi a colpi di arma da fuoco in tre saloni di massaggi della città. La forza di tre parole come “Stop Asian Hate” racchiude un universo di ingiustizie, che si presentano proprio nel luogo più inaspettato, un concorso di bellezza.
Per chiedere al mondo di aprire gli occhi, per bloccare l’odio in tutte le sue manifestazioni.
Elena Marullo