Nel 2018 entra all’interno di OpenAI, organizzazione di ricerca sull’intelligenza artificiale fondata da Elon Musk e Sam Altman, e in soli quattro anni ne diventa Chief Technology Officer (CTO). Lei è Mira Murati ed è l’ingegnera che ha avuto un ruolo fondamentale nella creazione di ChatGPT, al momento il software più discusso tra i modelli di intelligenza artificiale
Mira Murati è l’ingegnera che ha guidato i team nello sviluppo del software di intelligenza artificiale ChatGPT – chatbot basato sulla simulazione e sull’elaborazione di conversazioni umane attraverso un linguaggio naturale – del quale ultimamente si parla ovunque, sia per le novità da esso introdotte che per le innumerevoli zone d’ombra che questo servizio presenta.
ChatGPT è il prodotto dell’organizzazione di ricerca sull’intelligenza artificiale fondata nel 2015 da Elon Musk e Sam Altman, chiamata OpenAI, all’interno della quale Mira Murati rappresenta una figura chiave non solo per lo sviluppo del tanto discusso chatbot, ma anche di Dall-E, un altro sistema di intelligenza artificiale in grado di creare delle immagini partendo solo da un testo.
L’iter di Mira Murati
L’ingegnera ha 34 anni ed è nata a Valona, in Albania nel 1988. A 16 anni si è trasferita in Canada e sucessivamente negli Stati Uniti. Qui ha frequentato la Thayer School of Engineering di Darmouth e si è dunque laureata in ingegneria meccanica. Nel 2011 ha inizio la sua carriera come analista presso la sede di Tokyo di Goldman Sachs, la principale banca d’investimento globale. Poco dopo torna di nuovo in America e lavora presso la Zodiac Aerospace ricoprendo il ruolo di ingegnere di concetti avanzati.
Successivamente fa esperienze lavorative in Tesla come Senior Product Manager, in cui ha seguito sviluppo e lancio di Model X, il prodotto Tesla per eccellenza e in Leap Motion, dove è stata vicepresidente di Product & Engineering. Il vero punto di svolta nella sua carriera però, come si può ben immaginare, è stato l’approdo in OpenAI nel 2018 con il ruolo di vicepresidente di Applied AI & Partnerships. In poco tempo diventa Chief technology Officer (CTO) dell’organizzazione e da qui la sua figura diventa fondamentale. Lo scorso novembre, infatti, OpenAI, con a capo Mira Muarati lancia ufficialmente il chatbot intelligente ChatGPT e l’impatto che questo software di intelligenza artificiale ha su tutto il mondo è subito enorme.
AI: tra entusiasmo e preoccupazione
Nonostante sia lei la mente di questo grande progetto, Mira Murati si è mostrata comunque sempre aperta e disponibile al dialogo per ascoltare le preoccupazioni di coloro che temono che l’intelligenza artificiale possa andare fuori controllo e per risolvere i dubbi riguardanti il trattamento, la protezione e la conservazione dei dati personali appartenenti agli utenti del più noto software di intelligenza artificiale relazionale.
In riferimento alle preoccupazioni nei confronti di uno sviluppo troppo veloce dell’intelligenza artificiale, Mira Murati viene considerata infatti un advocate della regolamentazione dell’AI. A questo proposito, infatti, sostiene che:
Anche noi siamo preoccupati per il rischio di una sua accelerazione. Ma ci sono due cose. Abbiamo impiegato più di sei mesi per rendere sicuro Gpt-4, prima di renderlo pubblico. E non stiamo addestrando Gpt-5, a differenza di quanto si dice nella lettera. Non abbiamo nemmeno intenzione di farlo nei prossimi sei mesi. Ma pensiamo che per rendere sicuri questi sistemi bisogna metterli a disposizione degli utenti e capire la loro reazione. Così si possono calcolare rischi e impatti.
L’idea risulta dunque molto chiara. L’intelligenza artificiale non va limitata, ma va regolamentata per poter trarre tutti i benefici che essa è in grado di offrire senza correre rischi.
Il blocco del GPDP
Il rapido sviluppo e la potenza sregolata dell’intelligenza artificiale non sono però, come abbiamo visto, l’unica preoccupazione che questo software ha causato. Un’altra questione complessa legata a ChatGPT è infatti quella legata ai dubbi sulla protezione dei dati personali e la privacy degli utenti che interagiscono con il servizio. Proprio per questa ragione, il Garante per la protezione dei dati personali (GPDP) ne ha bloccato l’accesso in italia lo scorso 31 marzo.
Il motivo è semplice: vi è la mancanza di un’informativa agli utenti e a tutti coloro i cui dati vengono prelevati da OpenAI e soprattutto l’assenza di una base giuridica che giustifichi la raccolta e la conservazione di dati personali, utilizzati come fonte di addestramento degli algoritmi del servizio. Inoltre, vi è l’assenza di una procedura di verifica dell’età degli utenti, aspetto che non rende il software sicuro per i minori.
Ad oggi non è ancora possibile accedere a ChatGPT in Italia, anche se la situazione è in continuo sviluppo. Proprio ieri 6 aprile, infatti, si è tenuto l’atteso l’incontro tra Garante privacy e OpenAI. Quest’ultima ha confermato la volontà di voler collaborare con l’Autorità italiana e impegnarsi a rendere più trasparenti i meccanismi di utilizzo dei dati personali degli utenti e rafforzare la tutela nei confronti dei minori. Dopo l’incontro i due attuali antagonisti sono sicuramente più vicini e la situazione sembra procedere per il meglio ma spetta ancora al GPDP valutare le misure proposte dalla società per decidere riguardo un eventuale sblocco del software.
Simone Acquaviva