Immagina di essere un tassista, e una mattina si avvicinano al tuo taxi due nigeriane, una parla l’italiano, l’altra, sofferente, regge la pancia con una mano. Ti chiedono di accompagnarle da un medico. Una sta molto male, non capisce quello che l’altra sta chiedendo, e ti guarda chiedendo aiuto con gli occhi. Tu tassista, umano, cosa faresti?
Ci sono varie risposte a questo quesito. Anche se credo venga in mente solo una, la più ovvia, ossia Aiutarla! Purtroppo però non per tutti è così, c’è anche chi risponde che il proprio taxi non è un’ambulanza e di conseguenza rifiuta di aiutare una persona in difficoltà. Ed è proprio quello che è accaduto lunedì mattina a Ferrara.
Stiamo parlando di una diciottenne nigeriana che da Aprile vive a Ferrara seguita dal Centro Donne e Giustizia. Nella mattinata di lunedì accusa forti dolori alla pancia, talmente forti da non riuscire neanche a muoversi, così le inquiline decidono di contattare Maria una nigeriana che vive da 18 anni in Italia e lavora per il centro, quest’ultima decide di portare la ragazza sul piazzale della stazione e chiamare un taxi. La risposta del tassista è stata: “se la ragazza sta male io non la prendo su, il mio taxi non è un’ambulanza” . Maria prova a insistere dicendo che deve solo accompagnarla non soccorrerla, ma l’uomo rifiuta. La diciottenne, nel frattempo, non capisce cosa sta accadendo, regge con la mano la pancia dolorante. Accanto a loro ci sono altri due tassisti che assistono alla scena, ma non intervengono. A quel punto non resta che chiamare l’ambulanza e attendere l’arrivo dei soccorsi. Così Maria è costretta a far sedere la ragazza sul marciapiede della piazza vicina e chiamare il 118. Al ritorno dal pronto soccorso, l’operatrice è tornata nella piazza per prendere il numero di targa, e segnalare l’uomo. Spera, insieme alle ragazze del centro, che la segnalazione venga presa in considerazione e che venga data una risposta all’accaduto. Forse una risposta che già conosciamo ad un gesto a dir poco vergognoso, un gesto che prova l’estinzione dell’umanità. Un gesto che fa sorgere una sola domanda, la stessa che si è posta Maria:
” E se fosse stata un’italiana a chiedere il passaggio?”