Aumentano sempre più i minori sui social creando discussioni e apprensione da parte degli adulti. Il caso Ferragni crea un dubbio. Quanto possono essere devianti i social network?
Da giorni fa discutere la vicenda avvenuta su Instagram tra una ragazzina di 11 anni, Giulia D, e Chiara Ferragni. La Ferragni ha pubblicato una foto in perizoma alla quale la ragazzina ha risposto con un commento molto lungo nel quale spiegava la sua indignazione per quel post. Per Giulia quella foto non manda il messaggio giusto e la Ferragni si difende spiegando che il post serviva per spiegare che nessuna si deve sentire giudicata e deve essere libera di fare ciò che vuole. In pratica un ampliamento del “Pensati Libera” proposto a Sanremo. Il profilo di Giulia è stato cancellato da Instagram perché troppo piccola per possedere un account. Ma è giusto cancellare i profili dei minori sui social? Quali sono i pericoli?
Linee guida dei social
I social network sono per lo più frequentati da giovani, sono delle vetrine per mettere in mostra se stessi. Molti di questi hanno delle linee guida molto rigide che, per esempio, non permettono ai bambini di possedere un account. I limiti di età variano però da social a social.
- Instagram: 13 anni
- TikTok: 16 anni
- Facebook: 13 anni
- Twitter: 13 anni
- Whatsapp: 16 anni
- YouTube: 13 anni
In linea generale la legge pone il limite a 14 anni, ma molti social poi creano le loro policy in maniera differente. Una cosa che li accomuna però sono le regole per i ragazzini che vogliono un account prima di aver raggiunto il limite minimo di età. In questo caso i minori sui social possono creare un profilo solo con il consenso dei genitori e con la loro supervisione. È proprio il caso di Giulia. La mamma le aveva aperto il profilo spiegandole e insegnandole a usare Instagram nel modo più sicuro, controllava costantemente le notifiche e si pensa che il commento incriminato lo abbia scritto proprio lei. Nonostante ciò il profilo è stato comunque cancellato.
Quello che fa più riflettere è la foto in sé pubblicata dalla Ferragni, perché recentemente Instagram ha modificato le sue linee guida permettendo il nudo. Una scelta molto criticata che rende il social sempre meno sicuro per i minori. Incappare nella Ferragni che mostra il suo corpo nudo per propaganda è il male minore. Molti account che prima del cambio di policy sarebbero stati bannati, ora possono pubblicare nudi e immagini pornografiche senza nessuna preoccupazione. È lì che sta il pericolo per i bambini. Nonostante i genitori possano monitorare i social dei propri figli, nessuno vieta a questi di trovare comunque contenuti spiacevoli. Fortunatamente le immagini e i video violenti sono ancora fuori dalle linee guida dei social, ma molti sfuggono all’algoritmo e finiscono comunque per essere caricati e visti.
I minori sui social ci sono comunque
Molto belle le linee guida dei vari social, fanno quasi stare tranquilli. Invece di stare tranquilli non è proprio il caso. Creare un account per i minori sui social è semplicissimo e mentire sull’età non è un problema. Perciò i social network sono pieni di profili di minori che non vengono controllati e che a loro volta non controllano cosa apparirà sulla loro home page. Anche se un bambino non avesse un proprio profilo può usare tranquillamente quello del genitore. Per le strade ormai si vedono ovunque bambini che tengono in mano un cellulare dato dai genitori per farli stare buoni, già da una giovanissima età. Se per YouTube il problema non sussiste perché esiste YouTube Kids, per altri social come TikTok e Instagram la storia è completamente diversa. La dimostrazione più lampante sono le challenge che i ragazzini si ritrovano a seguire e fare perché vanno di moda sui social, spesso con esiti molto tragici.
Nessuno riesce ad arginare l’uso dei social, specialmente i genitori. Per quanti filtri si possono mettere sul proprio telefono ci sarà sempre il modo di aggirarli e i ragazzini lo sanno. Educare all’uso corretto e responsabile è l’unica via. È proprio ciò che hanno fatto con Giulia, la quale ha dimostrato con quel commento di essere abbastanza matura per poter interagire su Instagram. Ora però sua mamma ha disattivato le notifiche per paura che alla ragazzina arrivino commenti offensivi da parte dei sostenitori della Ferragni.
I social sono un posto terribile
Al di là dei contenuti violenti e sessualmente espliciti che si possono trovare sui social, la parte più terrificante e pericolosa sono gli utenti. Gli haters sono tutti coloro che senza un minimo di buonsenso ed educazione sparano all’impazzata commenti offensivi come passatempo. Il clima di odio che si respira sui social è destabilizzante e non è per niente adatto a dei bambini. Cyberbullismo, razzismo, grassofobia, body shaming e violenza psicologica impregnano i social rendendoli ancora più putridi. Una persona che sa cosa ricerca in un determinato social riesce a starne alla larga e a indicare all’algoritmo quali sono i contenuti che vuole vedere, soffermandosi solo su quelli. Ma anche in questo caso, sotto una propria foto o un proprio video, può commentare chiunque e scrivere qualsiasi cosa.
Pensa in cosa può incappare un bambino che non conosce minimamente queste dinamiche. Magari fa un video divertente e poco dopo si ritrova sommerso da commenti offensivi. I ragazzini non hanno i mezzi e le capacità per discernere tra il vero e il falso e sono molto influenzabili. Senza una giusta preparazione al mondo social, questi minori si ritrovano poi a subire violenti bombardamenti che non sono in grado di gestire emotivamente. I minori sui social che aprono scientemente un profilo non sono purtroppo gli unici a rischiare.
Minori forzatamente social
Si è parlato molto dei baby influencer, minori che vengono sfruttati dai propri genitori per fare visualizzazioni e like. Ma non sono gli unici casi. Molti genitori sono convinti che abituare i bambini a stare sui social sia produttivo e che li aiuti per il futuro, anche in vista di progetti lavorativi.
Questo tipo di genitori non monitorano i propri figli e non li preparano minimamente a ciò che potranno incontrare e subire sui social. È il nuovo “farsi le ossa sul campo”, come si faceva una volta per insegnare ai figli un mestiere. Il grande problema è che la situazione non è proprio la stessa. Il benessere psicologico non viene ancora considerato dai genitori e iscrivere i propri figli ai social perché “tanto ce l’hanno tutti” non è minimamente tutelante della loro salute mentale.
Scorrere la home page all’infinito guardando tutto ciò che ti viene propinato è la maggior causa di annichilimento mentale. I minori sui social sono sempre più annoiati, non hanno stimoli sufficienti ai bisogni reali, perché un video di 15 secondi non può competere con le risate di una gita fuoriporta.
I social sono uno strumento complesso che i minori non sono in grado di usare, serve consapevolezza ed esperienza. Formare i giovani per affrontare questo mondo virtuale sempre più presente è l’unica via.